Il dono dell’intelligenza. I conflitti e le ingiustizie sono sempre e ovunque il frutto dell’ignoranza

L’esempio più recente di come una parola può venire derubata, cioè interpretata solo in misura ridotta, è stata “patriottismo” pronunciata più volte dal presidente della Repubblica

Il dono dell’intelligenza. I conflitti e le ingiustizie sono sempre e ovunque il frutto dell’ignoranza

“Di fronte a tempi avversi non c’è da piangere, né da ridere, né da protestare ma da capire. Si tratta di “cogliere il dentro” e “la relazione” delle cose. Servono non “opinioni” ma “pensieri lunghi” che facciano da sutura fra tanta frammentazione dei saperi, da connessione tra i vari punti, da relazione tra le singole parti. I conflitti sono sempre d’ignoranza, mai di cultura; e la prima difesa della democrazia è la difesa dell’intelligenza”

Tratto da “Benedetta parola. La rivincita del tempo” (il Mulino, 2024) di Ivano Dionigi, docente emerito di letteratura latina all’Università di Bologna, questo brano ben si colloca all’inizio di un anno che già si è aperto con segnali preoccupanti che, se non la piegano, mettono a dura prova la speranza.

Non servono opinioni sparse ma “pensieri lunghi” che attraversano i frammenti della comunicazione come il filo da rammendo che ferma gli strappi e consente di tenere unito un tessuto.

A compiere questa opera, che il più delle volte è un autentico capolavoro, sono chiamati quegli uomini e quelle donne che vivono il pensiero come un esercizio irrinunciabile per dare sapore all’agire. Uomini e donne che sappiano ritrovare e restituire alle parole quella pienezza che è stata in tutto o in parte sottratta dai ladri di significato.

L’esempio più recente di come una parola può venire derubata, cioè interpretata solo in misura ridotta, è stata “patriottismo” pronunciata più volte dal presidente della Repubblica nel messaggio di fine 2024 per indicare scelte di responsabilità e di solidarietà di persone nei confronti di altre sempre avendo a cuore la dignità e i diritti di ognuno e di tutti a partire dai più deboli e dai meno tutelati.

Molti commenti a quella parola l’hanno sbriciolata riducendone la forza  e cercando di toglierla dalla luce dell’intelligenza e di rendere difficile l’interpretarla come un mosaico e non come sua tessera.

Ed è proprio a questo riguardo torna l’affermazione di Ivano Dionigi: “la prima difesa della democrazia è la difesa dell’intelligenza”, cioè la difesa di un dono ricevuto, un dono da coltivare, un dono da condividere.

Ma come compiere questo cammino lento fatto di ascolto, di approfondimento, di discernimento mentre tutto corre velocemente e solo chi corre più dell’altro, o ignorando l’altro, è ritenuto vincente?

Ciò che sta avvenendo conferma che la risposta a questa domanda esita a farsi strada nel groviglio di voci, di grida, di vocaboli. Tornino gli apripista, tornino coloro che vivono il pensiero come primo e fondamentale atto da compiere per dare alle parole pienezza e generatività di speranza, Tornino coloro che con il dono dell’intelligenza possono impedire all’ignoranza di generare incomprensioni, conflitti e diseguaglianze.

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Fonte: Sir