Calendario d’Avvento. Il tempo dell'Avvento può diventare una preziosa occasione per tentare una piccola rivoluzione educativa

Tante finestrelle da aprire per tanti "doni" da comprendere

Calendario d’Avvento. Il tempo dell'Avvento può diventare una preziosa occasione per tentare una piccola rivoluzione educativa

“Attesa e speranza”, un binomio oggi dissonante. Eppure il tempo che stiamo vivendo, l’Avvento, dovrebbe snodarsi proprio attorno a questi due poli.
È vero, il Natale continua a esercitare il suo vitale ed emozionante richiamo tra adulti e adolescenti, ma è sempre più esposto all’inesorabile erosione del consumismo. La spiritualità e il misticismo vengono travolti dalla frenesia dell’acquisto e dei preparativi. Il “dono” così tende a snaturarsi e a “oggettificarsi”, non è più simbolo ma è confinato a essere solo “materia”.
Il tempo dell’Avvento però, potrebbe diventare una preziosa occasione per tentare una piccola rivoluzione educativa.
Come in un immaginario calendario proviamo ad aprire qualche finestrella… La prima potrebbe essere sorprendentemente vuota. Lo spazio vuoto è qualcosa che la società attuale tenta con ostinazione quasi disperata di colmare. I nostri bambini non familiarizzano col “vuoto”, perché chi ne ha la tutela non permette loro di farne esperienza. Il vuoto spaventa, è il terribile horror vacui, una sensazione che ci rende nudi, fragili e indifesi di fronte all’imponderabile. È la scabra mangiatoia di Betlemme un attimo prima che qualcuno vi adagi il Bambino.
Anche il “silenzio” che impasta il vuoto diviene oggi talmente raro. Eppure è nello spazio indefinito e silente che il pensiero umano trova il suo humus e può provare a sondare e superare i propri limiti. Il silenzio può trasformarsi in una “notte stellata”, la stessa descritta da Friedrich Nietzsche in “Così parlò Zarathustra” (1883): “È la notte: ora parlano più forte tutte le fonti zampillanti. E anche l’anima mia è un tale zampillo”.
In un’altra delle tante finestrelle sarebbe bello riuscire a stanare la “paura”, con le sue fedeli compagne “ansia” e “angoscia”. Sarebbe bello intrappolare tutta la combriccola in una piccola snowball, una di quelle sfere di vetro con la neve dentro, da tenere nelle tasche e rigirare all’occorrenza. Dobbiamo insegnare ai nostri figli che non è un male provare paura, ma la paura deve avere dei confini e non prendere in ostaggio la nostra anima. Potremmo provare così a trasformare questo sentimento in un piccolo ma potente talismano.
Nel calendario per i nostri adolescenti non dimentichiamo di incastonare una piccola luce colorata, servirà a ricordare loro che nell’oscurità non sono gli oggetti a farci ritrovare il cammino, ma le luci che saremo capaci di accendere dentro di noi. Quelle luci sono il “valore” della nostra esistenza, le briciole di pane che chi ci sta accanto, o quei “re magi” che abbiamo incrociato lungo la nostra strada, avranno saputo donarci. Ma sono anche il riverbero di quei talenti che vanno cercati, riconosciuti e valorizzati lungo il cammino della crescita personale.
Non potrà mancare, poi, un luogo caldo dove trovare ristoro. Sarà quello il posto dove ricordare che l’amore non è possesso, non è controllo e neppure ossessione, ma dono disinteressato e intimo. Quel dono è capace di tenere in vita chi lo riceve, come il calore del bue e dell’asinello è in grado di proteggere il Bambino dalla crudeltà del gelo.
In una delle finestrelle facciamo in modo che i nostri ragazzi trovino mani da stringere, da accarezzare, da cui farsi circondare e sostenere fino all’abbraccio. Mani che fanno “rete”, mani che sappiano essere “famiglia” e che siano disposte ad accogliere senza giudicare. Mani come quelle di Maria e Giuseppe, forse impreparati a essere genitori, ma forti della fiducia reciproca e nei confronti di un Bambino destinato a essere una grande prova e anche un grande mistero.
L’ultima porticina da aprire è la più difficile da insegnare, soprattutto in un’epoca come la nostra. Eppure non può mancare, perché rappresenta il compimento di tutto il cammino. Quella piccola e traballante porta, scossa dal vento, apre su un infinito orizzonte: il nostro futuro. Non esiste futuro senza speranza e proprio nel momento in cui  l’attesa si compie, ecco che scopriamo che a guidarci è stata proprio la speranza, la nostra stella cometa. L’uomo non può vivere senza, ma nei tempi in cui il buio diventa disperante la baratta spesso con l’illusione e tutti quegli idoli di cui quest’ultima è madre. La speranza, però, non cessa mai di essere il nostro bisogno primario, neppure quando sembra in eclissi. Insegniamo ai nostri giovani a riconoscerla e amarla!

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir