Un ramo d’ulivo… Una riflessione sul significato dell'ulivo distribuito la Domenica delle Palme e portato dalle famiglie nelle case

Ancora una volta coniugi, genitori e figli hanno la possibilità di unire le loro voci nella condivisione e “scambiarsi la pace”

Un ramo d’ulivo… Una riflessione sul significato dell'ulivo distribuito la Domenica delle Palme e portato dalle famiglie nelle case

Come tradizione, la prossima Domenica delle Palme, in moltissime chiese le sante Messe saranno precedute dalla gioiosa processione con i rami d’ulivo in ricordo dell’entrata a Gerusalemme di Gesù, nell’ultima sua Pasqua. In alcune località del sud Italia sono veri e propri rami di palma quelli che vengono agitati dai fedeli o messi ad adornare gli altari, ma nel nostro Paese sono molto più frequenti le scene che vedono i partecipanti alle celebrazioni avvicinarsi all’ingresso delle parrocchie e frugare fra i cumuli di ramoscelli d’ulivo per cercare quello che sembra loro con la forma e le dimensioni più adatte. Sì perché l’ulivo non resta sulle panche al termine delle celebrazioni, ma viene portato a casa con devozione quale segno di riconciliazione, di pace, di gioia. Riconciliazione di Dio con il suo popolo e dei fratelli e le sorelle fra loro. Come il testimone che i membri di una staffetta si passano di mano fra una frazione e l’altra di una corsa, così i rami d’ulivo hanno la funzione simbolica di unire le diverse famiglie di una comunità entrando nelle loro case e venendo posti in un luogo ben visibile. Una casa che in sala, magari vicino ad un crocifisso o un’altra icona sacra, mostra l’ulivo benedetto nella Domenica delle Palme non può non essere la casa di una famiglia orientata all’accoglienza, ad aprire le porte ai pellegrini, a testimoniare che è possibile instaurare relazioni di pace e di affabilità.

Talvolta basta proprio un segno concreto, tangibile o quanto meno visibile per rinvigorirsi nella fiducia che tutto concorre al Bene e che la mitezza sia vincente. Adornarsi dell’ulivo può voler dire anche questo.

L’ulivo dell’anno precedente è stato segno prezioso per dodici mesi ed è bene che, se possibile, non venga buttato nella pattumiera insieme a tutto il resto come un oggetto qualsiasi… Non sia considerato feticismo il gesto di bruciarlo perché in qualche modo il suo essere benedetto lo mantenga distinto e integro fino alla sua consumazione.

Al suo posto l’ulivo nuovo e magari non solo un ramoscello, ma tanti quanti sono i membri della famiglia. Ecco allora che ogni ramo porterà con sé un’intenzione speciale, un segno distintivo dell’apporto di ciascuno. Perché non immaginare che, all’indomani della Domenica delle Palme, gli ulivi benedetti possano dare ciascuno il suo messaggio di speranza prima di essere posti in luoghi che risultino significativi per tutti? Ancora una volta coniugi, genitori e figli hanno la possibilità di unire le loro voci nella condivisione e “scambiarsi la pace” portando fra le mura domestiche i loro ulivi e poi nei diversi luoghi in cui sono chiamati a vivere. Allora perché non portare un rametto ad un anziano solo che non esce più di casa? Perché non in ospedale ad un amico malato? O anche solo sulla scrivania dell’ufficio, o nello zaino di scuola. Come i contemporanei di Gesù abbiamo bisogno di manifestare la nostra gioia per il Messia che viene e ancora questa settimana santa purificare il nostro cuore nell’immagine di Dio che contempliamo, così da saper stare con lui sotto la Croce e poi esultare di stupore alla vista del sepolcro vuoto.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir