MonKI, l’assistente virtuale col saio. Annunciato per il 1° aprile 2026, per vederlo in azione bisognerà aspettare un po’ più di un anno. E per questo c’è un perché…

Diversi sono stati i pesci d’aprile che diocesi e comunità religiose hanno lanciato in rete

MonKI, l’assistente virtuale col saio. Annunciato per il 1° aprile 2026, per vederlo in azione bisognerà aspettare un po’ più di un anno. E p...

L’abbazia benedettina di Münsterschwarzach sorge nel comune bavarese di Schwarzach am Main, circa 260 chilometri a nord di Monaco. Fondata attorno all’815 lungo le rive del Reno, ha avuto come primo abate Benedetto d’Aniane. Da allora ad oggi è stato sempre un punto di riferimento spirituale per l’intera regione, e non solo. Lo è stata anche nei periodi più difficili della sua storia, come durante la guerra dei contadini, quando nel 1671, la comunità viene ridotta a 38 monaci, o quando viene soppressa una prima volta nel 1803, allorché tra le mura dell’abbazia vivevano ancora 20 monaci e 4 novizi. O ancora nel 1941, quando a sopprimere nuovamente la comunità è il governo nazista, che sequestra gli edifici per adibirli a ospedale militare. Da ognuno di questi periodi difficoltosi, la comunità benedettina ha sempre saputo rialzarsi e ripartire, sempre seguendo la regola dell’ora et labora.

Alla preghiera, che scandisce lo scorrere delle giornate, si alterna il lavoro nelle diverse realtà presenti all’interno delle mura del monastero: dal panificio alla macelleria, dalla tipografia alla fucina del fabbro, dalla casa editrice Vier-Türme-Verlag alla falegnameria. Senza tralasciare, certo, il tradizionale lavoro dei campi. Oggi all’interno dell’abbazia vivono 89 monaci benedettini missionari di sant’Ottilia, il più famoso dei quali è p. Anselm Grün, autore di libri spirituali tradotti in più lingue e conosciuti in tutto il mondo.

“Da secoli, noi monaci invitiamo le persone a unirsi a noi nel monastero per cerare risposte alle questioni fondamentali che riguardano la loro vita”, si legge in un post pubblicato in questi giorni sull’account Ig del monastero. E in questo percorso di ricerca, i monaci accompagnano quanti bussano alla porta del loro convento.

Negli ultimi mesi i monaci di Münsterschwarzach si sono interrogati a lungo su come poter stare accanto alle persone nella loro quotidianità, come essere loro vicino anche fuori dalle mura del convento. Certo, c’è la preghiera, che non conosce confini né di spazio, né tantomeno di tempo. Ma per essere presenti in una società perennemente di corsa, e pur sempre alla ricerca di risposte, serve qualcosa di più concreto e tangibile.

È nato così “MonKI”, il primo assistente virtuale “del convento”, in grado di dare risposte chiare, tranquille e con un richiamo ai testi di san Benedetto. Una sorta di Alexa, ma con il saio, la KI (Künstliche Intelligenz, l’intelligenza artificiale del convento) ideata tra le mura di Münsterschwarzach. Il primo prototipo è stato presentato in anteprima in questi giorni su Ig. MonKI è alto una decina di centimetri, è in metallo color bronzo ed ha le simpatiche sembianze di un monaco. Cosa sa fare MonKI? Ce lo spiega un reel su Ig.

Un frate nella sua cella chiede a MonKI di fissargli una sveglia alle 6 del mattino. “Lo faccio volentieri – risponde – ma tu ricordi, vero, che la veglia in convento è alle 5?”.

E ancora, un artigiano impegnato in falegnameria chiede a MonKI “quand’è la pausa pranzo?”. “Tu stai certamente pensando alla pausa per l’Ora media, che è alle 12 in punto. Ti avviso poco prima”, risponde l’intelligenza artificiale. MonKI può essere un fido alleato anche nelle faccende di tutti i giorni. Una donna in cucina scrolla le ricette sul suo cellulare, in cerca di un’ispirazione. MonKI è lì, accanto ai fornelli. “MonKI – gli chiede la donna sospirando – cosa cucino oggi?”. La risposta non tarda ad arrivare. “Cucinare? Ma siamo in Quaresima… cosa ne dici di pane e acqua? Ma ti cerco volentieri anche la ricetta per una minestra quaresimale”.

“Insieme a una società di software – spiegano i monaci su Ig – stiamo sviluppando un assistente linguistico che sarà in grando di fare tutto ciò che fanno gli altri sistemi, ma con la conoscenza di 1.500 anni di tradizione monastica. E sì, MonKI conosce gli orari di preghiera”. “MonKI prega con voi anche la Liturgia delle ore – spiega un collaboratore della casa editrice del monastero – e offre un pensiero ogni giorno. MonKI, qual è il pensiero di oggi?”. “Ecco il pensiero del 1° aprile 2025 – risponde il piccolo monaco virtuale – ‘nonostante le fragilità del nostro amore, la fonte dell’amore di Dio non viene mai meno’. Con questa certezza ti auguro una buona giornata”.

Su Ig è stata lanciata una campagna per trovare tester a partire dall’estate, così da poter produrre il primo stock di MonKI in tempo per il 1° aprile 2026.

Per poter vedere i primi MonKI, però, occorrerà aspettare un po’ più di un anno. Perché MonKI è un pesce d’aprile.

Diversi sono stati i pesci d’aprile che diocesi e comunità religiose hanno lanciato in rete.

L’arcidiocesi di Bamberga ha annunciato, ad esempio, di voler dare il buon esempio per la protezione dell’ambiente. Come? Facendo costruire una turbina eolica alta 180 metri sul sagrato della cattedrale, in pieno centro storico. La piazza della cattedrale sarebbe stata scelta come una delle posizioni più alte e sicure della città, con il consenso dell’amministrazione bavarese e del ministero dell’ambiente. E poi c’è stata la diocesi di Dresda-Meissen, che martedì scorso ha annunciato sui social che in futuro diventerà più verde e darà “un chiaro segnale per l’ambiente e la protezione del clima”. Come? Rendendo – letteralmente – più verde la chiesa vescovile della Residenza di Dresda. “Oltre alle piante rampicanti lungo le facciate – ha scritto la diocesi su Ig e Fb – sono ipotizzabili anche piante pendenti che crescono dall’alto. Anche le piante della Bibbia potrebbero essere piantate su scala più ampia sulle superfici dei tetti: un simbolo del legame tra tradizione e sostenibilità”.

Il pesce d’aprile dell’arcidiocesi di Amburgo è legato all’imminente canonizzazione del beato Carlo Acutis. Con un post su Ig l’arcidiocesi ha annunciato che i creatori della serie animata “i Simpson” avevano previsto la canonizzazione di Carlo Acutis già in un episodio di vent’anni fa: Bart Simpson e sua mamma March erano andati a Roma per la canonizzazione di un giovane. Un pesce d’aprile, questo, che ha voluto accendere l’attenzione su un fenomeno reale. Su internet, infatti, si discute continuamente, di presunte previsioni della celebre serie di cartoni animati, dopo che fatti simili a quelli raccontati negli episodi di fantasia sono accaduti realmente. Un’occasione, questo pesce d’aprile, per raggiungere e far riflettere i giovanissimi, i coetanei di Carlo Acutis, sui pro e contro di un mondo, quello di internet, di cui il futuro santo è considerato il patrono.

Dalla rete alla musica. La diocesi di Limburg ha pubblicato sulla sua pagina Fb un pesce d’aprile nato dalla collaborazione tra le parrocchie della diocesi e le Povere ancelle di Gesù Cristo, le suore di Dernbach. Nel video sr. Angela ha annunciato alla comunità di internet la trasformazione dell’ordine. Una trasformazione che include anche un nuovo logo, che sr. Angela ha prontamente mostrato. Sul logo l’abbreviazione dell’ordine (ADJC) viene proposto nello stile grafico della band australiana AC/DC. Le suore annunciano di aver avviato una collaborazione con la rock band, tanto che attualmente stanno provando la canzone “Highway to Heaven”. Anche la diocesi di Treviri ha pensato di lanciarsi in campo musicale. Martedì scorso ha annunciato che il capitolo della cattedrale ha formato una band per la 25.ma edizione delle “Heilig-Rock-Tage” (Giornate sante del rock) in programma nella città tedesca dall’1 all’11 maggio. “Oltre alla musica pop e rock dal vivo – si legge sulla pagina Fb della diocesi – ci sarà anche un’esibizione della neonata ‘Kathedral-Kelchen’, che eseguirà noti successi pop”.

A sovrintendere la buona riuscita del concerto, non mancherà di certo s. Intonatius da Granola, il santo scelto dal “Verband der Kirchenmusik Süditirol” – l’associazione che raccoglie tutti i cori liturgici di lingua tedesca dell’Alto Adige – come patrono per la giornata del 1° aprile. “S. Intonatius è invocato in caso di problemi di intonazione e di stonature”, si legge su Ig. Attributo di s. Intonatius, neanche a dirlo, è un diapason. E se il santo è momentaneamente impegnato, sicuramente un diapason può aiutare velocemente il coro a ritrovare la giusta intonazione.

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Fonte: Sir