Natalità: De Palo (Fondazione), “per non perdere la partita servono politiche impattanti, concrete e durature nel tempo e una via italiana all’immigrazione”

“Purtroppo i dati Istat odierni non fanno che confermare quello che stiamo dicendo ormai da parecchi anni: o iniziamo seriamente a fare delle politiche impattanti, concrete e durature nel tempo oppure la partita della natalità e quindi della crescita economica, della coesione sociale, della solidarietà intergenerazionale, del mantenimento del sistema sanitario, del mantenimento del sistema pensionistico sarà persa”: lo evidenzia il presidente della Fondazione per la natalità, Gigi De Palo, in riferimento al documento sugli “Indicatori demografici – Anno 2024” pubblicato oggi dall’Istituto nazionale di Statistica.

Natalità: De Palo (Fondazione), “per non perdere la partita servono politiche impattanti, concrete e durature nel tempo e una via italiana all’...

“Colpiscono due dati in particolare: il tasso di natalità ai minimi storici e il fatto che i nostri giovani preferiscono andare all’estero per realizzare i loro sogni lavorativi e familiari. Fino a quando la nascita di un figlio sarà una delle prime cause di povertà, non cambierà nulla a livello demografico nel nostro Paese – prosegue De Palo –. Qui non si tratta di trovare un colpevole, non si tratta di dare la responsabilità a questo Governo o al precedente, qui si tratta di fare squadra tutti insieme perché stiamo giocando la partita più importante del nostro Paese. Servono urgentemente politiche capaci di impattare drasticamente e in maniera concreta sul tema della natalità, non bastano più bonus o parcellizzazione di bilanci nazionali. Serve dedicare i prossimi 10 bilanci del Paese a questa tematica perché altrimenti viene giù tutto”.
Alla luce della gravità della situazione demografica, l’ideatore degli Stati generali della natalità, la cui quinta edizione avrà luogo il 27 e il 28 novembre con il titolo quanto mai profetico “Cambiare Paese o cambiare il Paese?”, insiste: “Faccio un appello ai sindacati, ai pensionati, ai lavoratori, alle banche, alle aziende, all’associazionismo e al terzo settore, al mondo della comunicazione, al mondo dello sport: chiediamo tutti insieme politiche familiari e per la natalità che mettono i nostri giovani nelle condizioni di realizzare i loro sogni lavorativi e familiari nel nostro Paese. È giunto il momento in cui l’interesse particolare deve essere messo da parte per il Bene Comune dell’Italia, andando anche oltre le dinamiche ideologiche relative al tema dell’immigrazione, per cercare di trovare una via italiana che possa uscire dall’impasse se aprire o chiudere i porti”.
Da qui la proposta: “Occorre lavorare contemporaneamente su due filoni: politiche familiari che facilitino le scelte dei giovani di fare famiglia e una via italiana all’immigrazione. L’una non può e non deve escludere l’altra. Facciamo lo ius familiae, rendiamo il nostro Paese ambito non solo per gli stranieri che cercano lavoro, ma anche per chi desidera stabilità. In questo modo diamo un segnale di sicurezza e di futuro. Non è più il tempo di giocare in difesa, ma di fare proposte innovative che vadano oltre la gestione del presente. Il futuro possiamo ancora scriverlo, ma dobbiamo farlo tutti insieme”.

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Fonte: Sir