Il ritorno della concertazione. Nota politica
Le conseguenze economiche della pandemia e della guerra non possono essere gestite in modo efficace e solidale senza un nuovo patto tra tutti i soggetti in campo.
L’incontro tra governo e sindacati dopo l’approvazione del Def, il Documento di economia e finanza che traccia le coordinate generali della politica di bilancio, non ha avuto un esito positivo nel merito dei contenuti. Ha registrato però un passaggio molto importante dal punto di vista del metodo, vale a dire la proposta dell’esecutivo di avviare un confronto permanente con i rappresentanti dei lavoratori e con tutte le parti sociali. Un “tavolo”, come si usa dire. Con i sindacati un nuovo incontro è previsto subito dopo Pasqua. Se si tratti di una svolta strategica o soltanto di un approccio tattico lo vedremo presto. E’ comunque un impulso che va nella giusta direzione perché le conseguenze economiche della pandemia e della guerra non possono essere gestite in modo efficace e solidale senza un nuovo patto – quale che sia la forma concretamente adottata – tra tutti i soggetti in campo.
Nei primi commenti si è inevitabilmente rievocato il metodo Ciampi, quella “concertazione” tra le parti sociali che portò allo storico protocollo del luglio 1993, passo fondamentale nel percorso verso la moneta unica che rischiava di vederci tagliati fuori, ma anche snodo decisivo nelle scelte per fronteggiare la grave emergenza sociale e istituzionale in cui si trovava il Paese. Il sistema politico terremotato da Tangentopoli, le stragi di mafia, l’inflazione galoppante…e si potrebbe continuare. Certo, se è sempre utile e intelligente far tesoro delle esperienze passate, bisogna andare cauti con i parallelismi. Prima la pandemia e poi la folle guerra provocata dall’invasione russa in Ucraina hanno determinato uno sconvolgimento complessivo che per ampiezza e profondità non ha precedenti negli ultimi decenni. La stessa inflazione – per stare a uno dei temi cruciali del protocollo del ’93 – ha raggiunto in Italia i livelli dei primi anni Novanta ma è strutturalmente diversa da quella di allora, le cui radici affondavano soprattutto nell’esplosione del debito pubblico e non come oggi in preponderanti fattori esterni. Ma oggi come allora l’inflazione si sta mangiando i bilanci delle famiglie e delle imprese e anche per questo il richiamo non tanto agli strumenti specifici quanto allo spirito dell’azione di Ciampi è pertinente. “Il metodo della concertazione ha offerto al Paese un elemento di unità e di coesione in un momento in cui le forze centrifughe erano forti, nella politica, nella società”, come lo stesso ex-premier ed ex-capo dello Stato, scomparso nel 2016, ebbe modo di sintetizzare. Che anche ora – e verrebbe da dire: tanto più ora – ci sia bisogno di un impegno di questa natura risulta evidente a uno sguardo onesto e scevro da apriorismi ideologici. E’ una dinamica costruttiva che, in termini di sistema, potrebbe avere anche un benefico effetto di bilanciamento nei confronti di una dialettica politica condizionata pesantemente dalle scadenze elettorali. Sempre che non scattino interferenze incrociate con il recondito pensiero di far saltare il banco nella logica perversa del tanto peggio tanto meglio.