Il commento alla lettera del vescovo Claudio ai genitori. "Pregate con i figli e narrate il Vangelo con la vita"
Nello scrivere questa lettera il vescovo Claudio dimostra davvero di avere a cuore la fede che dagli adulti passa ai più giovani.
Tempo fa papa Francesco, parlando in occasione del battesimo di alcuni bambini, ricordava che: «la fede si trasmette con il dialetto della famiglia... poi verranno i catechisti a sviluppare questa prima trasmissione, con idee, con le spiegazioni. Ma non dimenticatevi questo: si fa in dialetto, e se manca il dialetto, se a casa non si parla fra i genitori quella lingua dell’amore, la trasmissione non è tanto facile, non si potrà fare». Papa Francesco ribadiva ciò che è fondamentale nella dinamica della trasmissione della fede e cioè che passa ai piccoli, alle nuove generazioni, solo se è vissuta dagli adulti, dai genitori in primis. Così il vescovo Claudio ricorda che se i genitori hanno scelto il battesimo per il figlio, il primo dovere è coltivare questo dono facendo crescere la fede in lui.
Ma come/cosa possono fare, concretamente, i genitori? Ci sono tanti modi, e sicuramente non serve un corso per diventare catechisti, perché catechisti già lo sono! Il primo passo è vivere la propria fede testimoniandola con l’esempio. La fede si trasmette con la coerenza nelle scelte di bene, di sincerità, di perdono, di amore per la vita e per i poveri, ma soprattutto con un atteggiamento di affidamento che si fa con la preghiera. E proprio in questo momento di pandemia, vedere un papà o una mamma che pregano, e che lo fanno insieme ai propri figli affidandosi al Signore, è dimostrare concretamente ai figli, come dice il vescovo, quanto importanza Gesù ha per la propria vita.
Nella preghiera fatta insieme si può anche recuperare il valore della gratitudine, che molte volte è considerato del tutto scontato e rischia di scomparire. È importante insegnare ai figli a dire grazie per ciò che hanno, per i beni di cui possono godere o che possono usare, a cominciare dalla salute... Cosi può essere valorizzata la preghiera del mattino, quella della sera e quella prima dei pasti, quando ci si ritrova a mangiare tutti insieme.
Un altro esempio per trasmettere la fede potrebbe essere quello di raccontare ai figli alcuni episodi del Vangelo, magari prendendo spunto dai testi delle domeniche di Quaresima. Quindi, genitori e figli, e se ci sono anche i nonni, potrebbero sedere attorno alla tavola ponendo al centro il libro della Parola di Dio e una candela accesa. Poi la mamma o il papà potrebbero cominciare a raccontare l’episodio narrato, cercando di spiegare, senza grandi ragionamenti, cosa quel Vangelo vuol dire per la famiglia e per il mondo in questo periodo. A questo proposito sul sito ufficioannuncioecatechesi.diocesipadova.it si possono scaricare delle schede realizzate ad hoc.
Nella lettera il vescovo fa riferimento anche ai parroci e ai catechisti invitandoli a mettersi a disposizione dei genitori, non per sostituirsi a essi, ma per coadiuvarli. Anche questo è un criterio fondamentale che può illuminare prassi poco fruttuose: i catechisti sono collaboratori della fede trasmessa dai genitori. Così in questo tempo caratterizzato dal “senza” (incontri, parrocchia, Eucaristia...) catechisti e parroci sono chiamati a diventare creativi e a trovare forme diverse per sostenere nel cammino di fede i genitori e i figli.