Guardarsi dentro è un’arte. Che si può coltivare
È la cecità interiore il vero ostacolo. Parola di Daniele Cassioli, campione di sci nautico cieco dalla nascita, autore di “Insegna al cuore a vedere” (DeA)
«La vista è il nostro senso principe, o forse dovrei dire il vostro senso principe! Chi potrebbe mettere in discussione questa “verità universale”? Provate a chiedere a chiunque conoscete se preferisce non vedere o non sentire. Se preferisce perdere un braccio o diventare cieco. Nessuno vorrebbe fare a meno della vista. Chiudete gli occhi e immaginate di non aver mai visto il volto dei vostri genitori. Per voi sono solo due voci. Immaginate di non poter vedere gli occhi e i lineamenti della persona amata. Nessuno vorrebbe mai una cosa del genere».
Dopo il successo dell’autobiografia “Il vento contro”, il pluricampione di sci nautico Daniele Cassioli, non vedente dalla nascita, torna in libreria con “Insegna al cuore a vedere”, scritto questa volta insieme a Salvatore Vitellino (sempre per DeA Planeta). Un volume che, partendo dalla condizione di chi è privo della vista, si interroga sull’arte di guardarsi dentro, una disciplina da apprendere e un “muscolo” da allenare. Perché la cecità interiore può essere un ostacolo molto più insidioso di quella di fuori. Perché tutti in fondo al cuore siamo un po’ ciechi e la comprensione profonda di noi stessi non dipende dagli occhi ma dalla capacità di leggere le paure e le emozioni che ci accompagnano. (A. P.)
(La recensione è tratta dal numero di marzo di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)