È arrivata a conclusione anche l’avventura dei #giornalistiinquarantena, la piccola rubrica corsara nata per raccontare il bicchiere mezzo pieno di questa difficile stagione della nostra vita.
Giornalisti "in quarantena"
Insegnare fa parte della mia vita da diversi anni; cerco di farlo con passione. Gli studenti sono giustamente esigenti: chiedono di mettermi in gioco con loro accompagnandoli nella crescita umana e intellettuale. Ai tempi del lockdown è possibile insegnare?
La mia vera fase 2 è cominciata mercoledì scorso, con un incontro su Zoom. Come molti, nel periodo di lockdown mi sono adeguata all’uso di queste app. Ma la comunicazione in remoto anziché soddisfare il mio bisogno di relazioni umane non fa altro che renderlo più evidente. Abbandono il meeting e resto lì con un senso di vuoto. La penso come i fratelli Bennato: “La realtà è tutta in questa stanza/nella rete che annulla ogni distanza/la realtà è fuori dal balcone/nella rete che diventa una prigione”.
Si avvia a conclusione anche l’avventura dei Giornalisti in quarantena e io sono ancora qui, senza rete ma molto fortunato.
La mia vera fase 2 è cominciata mercoledì scorso, con un incontro su Zoom. Come molti, nel periodo di lockdown mi sono adeguata all’uso di queste app. Ma la comunicazione in remoto anziché soddisfare il mio bisogno di relazioni umane non fa altro che renderlo più evidente. Abbandono il meeting e resto lì con un senso di vuoto. La penso come i fratelli Bennato: “La realtà è tutta in questa stanza/nella rete che annulla ogni distanza/la realtà è fuori dal balcone/nella rete che diventa una prigione”.
Doveva essere una primavera in movimento, ricca di emozioni, stimoli, piaceri. Si è trasformata nel “viaggio immobile”, una ricerca di nuovi orizzonti interiori, di ripensamenti, aggiornamenti. E adesso si vive la “fase 2” aspettando il vento giusto per ripartire.
Cosa fai quando tua figlia, che compie 8 anni, ti dice: "Mamma è stato il compleanno più brutto della mia vita!"? Speri non sia tutta colpa tua... e quando capisci che un po' di colpa ce l'ha il Coronavirus... beh tiri un sospiro di sollievo!
Questa è una storia semplice, fatta di liturgie, pochi amici e la solita passione di sempre: prendere la macchina e andare un po’ più in là.
Anche in questo periodo di abitudini quotidiane e di rituali ripetitivi, capitano cose che non ti aspetti. Scossoni emotivi che ti colgono di sorpresa, ti entusiasmano, ti commuovono. Perché la vita è sempre avanti e ti stupisce, sempre.
Tutti noi coinvolti in questa storia di limitazioni siamo spinti a guardare oltre, a cercare nella nostra immaginazione ciò che può farci star bene, appagarci interiormente.
Sono arrivati i ponti di primavera e il bel tempo, ma nessuna nuova all’orizzonte. Il lavoro continua con un’insolita routine ma forse questa è solo una sensazione dovuta all’isolamento. In realtà al Csv (con cui collaboro) niente è routine da quando è iniziata la “quarantena”.
L'importanza delle tradizioni e delle regole domestiche si manifesta anche in questi giorni di reclusione forzata.
Almeno finché il contatore dell'energia elettrica non rimette tutto in discussione.
In fondo al tunnel si vede la luce ma le mie pupille, dilatate dalla permanenza nell'oscurità, ne sono disturbate più che sollevate.
Considero valore. Erri De Luca scrive dei bellissimi versi su questo. Il testo l'ho appeso ormai da anni in cucina, sulla lavagnetta e ogni tanto riesce a riaffiorare, facendosi strada fra disegni, biglietti, liste della spesa. La rileggo. E penso a quanto ci mancano le cene con gli amici e i parenti...ma anche le riserve di cibo in freezer della nonna!
Siamo tutti nelle nostre case da giorni. Una scelta estrema che ci fa sentire in gabbia. Forse allora è giunto il momento di riflettere su cosa vogliamo dal futuro, che tipo di ambiente immaginiamo e se siamo veramente gli unici custodi del pianeta.
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