Papa Francesco e la lotta agli abusi: un cammino di responsabilità
Una lotta, quella agli abusi sessuali sui minori e sugli adulti vulnerabili, che Francesco ha vissuto in prima linea, con un percorso mirato che si è sviluppato lungo tutto il suo Pontificato. Un’azione costante, in tappe progressive, fondata sull’ascolto delle vittime e del loro dolore, che ha espresso con chiarezza da parte della Chiesa una volontà concreta di trasparenza e giustizia. Ripercorriamone i punti principali

“Questa è la mia angustia e dolore per il fatto che alcuni sacerdoti e vescovi hanno violato l’innocenza di minori e la loro propria vocazione sacerdotale abusandoli sessualmente. Si tratta di qualcosa di più che di atti deprecabili. È come un culto sacrilego perché questi bambini e bambine erano stati affidati al carisma sacerdotale per condurli a Dio ed essi li hanno sacrificati all’idolo della loro concupiscenza. Hanno profanato la stessa immagine di Dio alla cui immagine siamo stati creati”. È il 7 luglio 2014, Papa Francesco pronuncia questa durissima omelia durante la Messa nella cappella di Santa Marta con alcune vittime di abusi sessuali da parte di esponenti del clero. Solo pochi mesi prima, il 22 marzo, aveva firmato il chirografo con cui istituiva la Pontificia commissione per la tutela dei minori, annunciata già nel dicembre precedente, appena otto mesi dopo la sua elezione.
Questi i primi atti ufficiali di una lotta, quella agli abusi sessuali sui minori e sugli adulti vulnerabili, che Francesco ha vissuto in prima linea, con un percorso mirato che si è sviluppato lungo tutto il suo Pontificato.
Un’azione costante, in tappe progressive, fondata sull’ascolto delle vittime e del loro dolore, che ha espresso con chiarezza da parte della Chiesa una volontà concreta di trasparenza e giustizia.
Ripercorriamone i punti principali.
Nel novembre dello stesso anno, il 2014, istituisce uno speciale collegio all’interno dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede, con l’obiettivo di velocizzare l’esame delle denunce ed evitare l’accumulo di casi non trattati.
Del 2016 è il Motu Proprio “Come una madre amorevole”, in cui Francesco precisa che tra le “cause gravi” per cui un vescovo può essere rimosso dal suo ufficio ecclesiastico “è compresa la negligenza dei Vescovi nell’esercizio del loro ufficio, in particolare relativamente ai casi di abusi sessuali compiuti su minori ed adulti vulnerabili, previsti dal Motu Proprio ‘Sacramentorum Sanctitatis Tutela’”. Ma è con la “Lettera del Santo Padre Francesco al popolo di Dio” del 20 agosto 2018, scritta all’indomani della pubblicazione del rapporto sui casi di pedofilia nelle diocesi della Pennsylvania (Stati Uniti), che il Papa dà una prima netta sterzata,
esprimendo a nome dell’intero popolo di Dio “vergogna e pentimento” e sottolineando la necessità della conversione da parte dell’intera comunità ecclesiale.
Le Linee guida per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili della Conferenza Episcopale Italiana e della Conferenza dei Superiori Maggiori iniziano con l’estratto della prima parte di questa Lettera.
Nel febbraio del 2019 si svolge in Vaticano il Summit sulla protezione dei minori e si apre un anno di grandi riforme. Nel discorso inaugurale Francesco esorta alla “massima parresia”, invita al coraggio e alla concretezza, per ascoltare “il grido dei piccoli che chiedono giustizia”. E insiste: “Il santo Popolo di Dio ci guarda e attende da noi non semplici e scontate condanne, ma misure concrete ed efficaci da predisporre”. A tal fine, viene offerto ai partecipanti un elenco di 21 “Punti di riflessione”. E a conclusione della Messa che chiude l’incontro, il 24 febbraio, il Papa non usa giri di parole nel dire che la Chiesa “si sente chiamata a combattere questo male che tocca il centro della sua missione: annunciare il Vangelo ai piccoli e proteggerli dai lupi voraci”.
L’obiettivo è chiaro: “ascoltare, tutelare, proteggere e curare i minori abusati, sfruttati e dimenticati, ovunque essi siano”.
I dodici mesi seguenti vedono un’efficace messa in azione di quanto emerso da quei giorni di incontri, testimonianze e progettazione. È marzo quando Francesco firma tre documenti che scrivono un corso nuovo, a partire dal Vaticano. Il primo è la Lettera apostolica in forma di Motu Proprio con cui si stabilisce che sia perseguito chi commette “abuso o maltrattamento contro minori o contro persone vulnerabili”, il secondo atto è la Legge 297 per lo stato della Città del Vaticano che fissa a 20 anni il termine di prescrizione del reato di abuso, termine che, in caso di minore, decorre dal compimento dei 18 anni di età. Infine le “Linee guida per la protezione dei minori”, sanciscono i criteri per la scelta degli operatori pastorali e le corrette norme di comportamento nel rapporto con minori e persone vulnerabili e in generale elenca le procedure da seguire nel caso di procedimenti a carico di abusatori.
Dal Vaticano alla Chiesa universale il passo è breve. Il 9 maggio viene pubblicato il Motu proprio “Vos estis lux mundi”: che introduce l’obbligo di segnalazione per chierici e religiosi e chiede a ogni diocesi di dotarsi di un sistema facilmente accessibile al pubblico per ricevere le segnalazioni.
È il consolidamento di un nuovo approccio e di un cambio di mentalità.
Un testo nodale e necessario, che nel marzo 2023, dopo quasi quattro anni di sperimentazione vede la promulgazione di una nuova e approfondita versione. La novità più significativa è l’estensione delle norme riguardanti la responsabilità dei vescovi e i superiori religiosi anche ai laici moderatori di associazioni internazionali di fedeli riconosciute dalla Santa Sede.
Non si possono dimenticare, in questo cammino, i due Rescritti del dicembre 2019. Nel primo si introducono alcune modifiche alle “Normae de gravioribus delictis” innalzando l’età dei soggetti dai 14 ai 18 anni e dove viene dichiarata punibile “l’acquisizione o la detenzione o la divulgazione, a fine di libidine, di immagini pornografiche di minori di 18 anni da parte di un chierico, in qualunque modo e con qualunque strumento”. Nel secondo, “Sulla riservatezza delle cause”, gli abusi sessuali commessi da membri del clero su minori non sono più coperti da “segreto pontificio”. Rimane, invece, il “segreto d’ufficio” per garantire “la sicurezza, l’integrità e la riservatezza” delle varie fasi del processo e “tutelare la buona fama, l’immagine e la sfera privata di tutte le persone coinvolte”.
Passa il tempo, e il Papa non si ferma, non tace.
Dal 2019 al 2025 si susseguono gli interventi, i messaggi, le omelie, i discorsi, le lettere in cui Francesco continua a sollecitare e a richiamare all’attenzione e alla cura dei più piccoli e delle persone abusate.
L’ultima esortazione è del 20 marzo di quest’anno, solo poche settimane fa. Dal letto del Gemelli, il Papa scrive ai partecipanti all’assemblea plenaria della Pontificia commissione per la tutela dei minori: “la prevenzione degli abusi non è una coperta da stendere sulle emergenze, ma una delle fondamenta su cui edificare comunità fedeli al Vangelo”. E chiede tre impegni: crescere nel lavoro comune con i Dicasteri della Curia romana; offrire alle vittime e ai sopravvissuti ospitalità e cura per le ferite dell’anima, nello stile del buon samaritano; costruire alleanze con realtà extra-ecclesiali – autorità civili, esperti, associazioni –, perché la tutela diventi linguaggio universale.
Soprattutto, richiama tutti alla responsabilità e alla custodia: “Andate avanti!
Continuate a essere sentinelle che vegliano mentre il mondo dorme.
Che lo Spirito Santo, maestro della memoria viva, ci preservi dalla tentazione di archiviare il dolore invece di sanarlo”.