Un incontro tra amiche. E comincia un nuovo giorno
La mia vera fase 2 è cominciata mercoledì scorso, con un incontro su Zoom. Come molti, nel periodo di lockdown mi sono adeguata all’uso di queste app. Ma la comunicazione in remoto anziché soddisfare il mio bisogno di relazioni umane non fa altro che renderlo più evidente. Abbandono il meeting e resto lì con un senso di vuoto. La penso come i fratelli Bennato: “La realtà è tutta in questa stanza/nella rete che annulla ogni distanza/la realtà è fuori dal balcone/nella rete che diventa una prigione”.
Quando sono stata invitata a partecipare all’incontro virtuale organizzato dall’associazione di cui faccio parte – Volontà di Vivere – ha prevalso in me il desiderio di rivedere le mie amiche, alle quali in questo periodo ho pensato molto. Siamo tutte donne che hanno attraversato l’esperienza della malattia oncologica, per la maggior parte operate al seno. Un’esperienza alla quale ho ripensato in questi giorni, perché mi ha insegnato che in certi momenti bisogna fare dei sacrifici per la propria salute e soprattutto che di fronte a certi tsunami della vita, individuali o collettivi, l’unico modo per non arrendersi è sapersi adattare, con pazienza.
Nell’e-mail di invito si spiegava: “Sarà l’occasione per salutarsi e raccontarsi un po’ dei giorni passati ma anche di parlare del futuro”. In effetti quando si conclude una fase sarebbe d’obbligo fare un bilancio. Ma i bilanci non sono mai stati il mio forte. I conti non mi tornano mai. Ero partita bene, piena di progetti e di buona volontà. Nei progetti vado forte. Ne sforno a nastro. Ne avevo una lista già bella e pronta prima del lockdown: cose da far prima dei 60 anni. “I fratelli Karamazov” li ho letti, l’ortodonzia l’ho rinviata a tempi migliori, ma ci sono le cose che rinvio da sempre, come ricavare qualche momento per scrivere qualcosa per me stessa. Ero convinta che la custodia cautelare potesse essere una buona occasione, ma passando alla fase 2 mi sono accorta che avevo sprecato anche quella.
Quando mi sono collegata stavo facendo queste riflessioni. E’ stato bello rivedere le mie amiche, per quanto virtualmente. Ero incuriosita dalla loro dimensione domestica, abituata come sono a vederle nella nostra sede. In quell’ambiente, che mi ha accolta in un momento difficile, ho conosciuto donne veramente speciali. Sprigionano un’energia positiva. Sono generose ed empatiche, ognuna con la propria personalità, ovviamente. L’esperienza che abbiamo condiviso crea fra di noi una complicità immediata. I loro racconti erano pieni di vita, di attenzione per le piccole cose. In qualche storia c’era anche ansia o dolore, ma sempre la voglia di trovare il modo migliore per affrontare le cose e di scoprire qualcosa di bello dove non si immaginava di trovarlo. Come ha detto Frida Kahlo, “non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai”.
La mattina dopo mi sono alzata molto presto, senza bisogno della sveglia. Mi sono messa al computer. Mi piace lavorare all’alba, ma in questi giorni prima di mettermi a lavorare ho aspettato un po’. Un’oretta, anche meno. E quel momento di silenzio dedicato ad un’attività creativa che amo allunga la sua luce rosa su tutta la giornata. Non credo ci siano proverbi sul rosa dell’alba, come sul rosso del tramonto. Ma basta guardarla per aspettarsi qualcosa di buono.