Ogni giorno sul nostro terrazzo va in scena la recita della giornata, fatta di chiacchiere, panni stesi e di un ritrovato senso della prospettiva.
Giornalisti "in quarantena"
Cominci a riflettere su alcune cose della tua vita e pensi che devi assolutamente metterle in ordine. E improvvisamente cambia tutto di nuovo. E ti ricordi che il tuo lato migliore è proprio quello che non ama le certezze
Papà ha varcato la porta di casa come faceva tutte le sere: più stanco, più magro, ma sicuramente felice. Nelle due settimane passate al Covid hospital ha perso quasi 10 chili. Niente abbracci, non si può. Pasti in camera, come in un hotel di lusso. Per noi, due giri di tamponi perché i primi sono stati smarriti. Poi, finalmente, la libertà.
Bastano una notte insonne e un francobollo di cielo per far capire — anche ad uno come me — cos'abbiamo dato troppo a lungo per scontato. Come la processione del Venerdì santo.
Pasqua. Negli ultimi anni questi giorni di vacanza sono sinonimo di "scoperta". Scoperta di una nuova città, un luogo, dei paesaggi, una luce diversa. Ma anche pietanze nuove, sapori diversi da quelli casalinghi. Scoperta della Grandezza e Bellezza che ci sta attorno. Quest'anno invece sarà riscoperta della Grandezza nel piccolo quotidiano e familiare. Ma con un immancabile cambio di prospettiva...
Quattordici nipoti e bisnonna per otto volte. Nonostante l'artrite e gli acciacchi ogni anno preparare per ciascuno una scarcella, dolce pasquale della tradizione pugliese. Quest'anno è tutto un po' diverso, i nipoti sono via e lei è in isolamento. Ma c'è sempre il nonno accanto a lei.
Lo avevo dimenticato. Sono bastate poche immagini per ricordarmi che, anche in isolamento, è ancora possibile tirarmi fuori dal vuoto che vorrei mi risucchiasse e progettare il futuro facendo tesoro di tutti i ricordi che neanche la quarantena può togliermi.
Il tempo scorre lento e veloce insieme e questa quarantena sembra davvero un tempo sospeso che non vede orizzonte. In mezzo c’è tutto perché, nonostante il silenzio, la vita scorre e qualche volta finisce anche. Sono giorni dolci e amari. Giorni in cui riscopri radici e speranze. Giorni che si consumano apparentemente sempre uguali dove la natura fa da segnatempo e ti ricorda che la primavera è qui e vale la pena viverla.
Privati del contatto umano, chiusi in casa e relegati a guardare la televisione, stiamo riscoprendo quel grande prodigio tecnologico —dato troppo spesso per scontato — che è il telefono.
La chiamata al 118 ci ha catapultati su una giostra da cui era impossibile scendere. Le salite ripide fatte di ansia, attesa, preoccupazione, telefonate che non arrivavano mai. Le discese liberatorie dei messaggi degli amici, del “Ce la farete”, della spesa lasciata sul cancello. E poi c’è il giro della morte: quella notizia improvvisa che ti toglie il fiato: «Mi hanno messo sotto ossigeno».
In questi giorni di isolamento sono stato nell’appartamento di un mio amico che è appena andato a convivere con la sua ragazza; mi sono emozionato nel vedere la figlia, nata appena un mese fa, di un amico che conosco da più di 20 anni e che vive in Toscana; ho visto un’amica condurre un telegiornale in prima serata dopo tanti sacrifici; ho visto la pancia della ragazza di mio cugino all’ottavo mese di gravidanza. Il tutto stando a casa.
Le giornate si riempiono di piattaforme di tutti i tipi: per la didattica, per il lavoro, per le video o live chat. Tutto questo servirà a rinsaldare la famosa alleanza scuola-famiglia? A dare valore a quel patto educativo di cui tanto si sente parlare? E in tutto questo...i giga (sì, proprio i giga, quelli di internet, della connessione) hanno un qualche valore?
Ci sono abitudini capaci di scandire la giornata, creando un prima e un dopo. Routine consolidate che si perpetuano in gesti semplici, come prendere il caffè a metà mattina.
Giorni apparentemente tutti uguali: il lavoro procede, la scuola va avanti, a distanza, si cucina, si gioca, si legge. Ma ogni tanto questa nuova routine si rompe. E...non ho voglia di fare nulla! Capita a me, capita ai miei figli. Poi qualcosa fa prendere alla giornata una svolta diversa. E alla fine si riesce sempre a sorridere!
Da giornalista freelance il mio studio è la scrivania in taverna e molte riunioni quotidiane di redazione sono con il mio cane che, quasi sempre, mi asseconda. Non ho orari e ogni giorno mi tuffo in articoli differenti. Possono sembrare anticorpi sufficienti per l'isolamento forzato, ma mi sbagliavo. Manca la parte centrale della mia vita e del lavoro: girare vorticosamente ed essere a contatto con le persone e assorbire le loro storie.