Griglie roventi e genitori pazienti
L'importanza delle tradizioni e delle regole domestiche si manifesta anche in questi giorni di reclusione forzata.
Almeno finché il contatore dell'energia elettrica non rimette tutto in discussione.
Ci sono tradizioni che vanno rispettate ad ogni latitudine e con ogni clima, fra queste una delle mie preferite è la grigliata del 25 aprile.
Lontani sono — o sembrano — i tempi in cui con gli amici si passava la mattinata a far le braci in giardino, alternando una chiacchierata ad un goccio di birra che è peccato lasciar lì, ad un assaggio di carne per sentir se è cotta.
Non ricordo di aver mangiato una grigliata intera seduto a tavola negli ultimi dieci anni, in realtà, ma credo facesse parte di un gioco le cui regole sono comuni a tutte le compagnie.
C'è da fidarsi se dico che ho accolto con soddisfazione il nullaòsta legislativo a poter fare le grigliate in famiglia: pur avendone già fatta un'altra in deroga a Pasquetta, ho deciso di celebrare la ritrovata libertà con una mezza dozzina di costicine delle grandi occasioni.
Mio padre, uomo tutto d'un pezzo, ha invitato la nutrita compagine familiare di tre elementi alla moderazione e a contenere i facili entusiasmi. Subito dopo è partito in direzione della più vicina macelleria per ritornarvi con una cartuccera di salsicce, tre dozzine di bistecche e due tagli da brodo.
«Saremo ancora confinati qui per settimane — ha sentenziato il genitore - ho pensato di limitare gli spostamenti futuri». Come dargli torto.
Sulla parete dirimpetto al terrazzo abbiamo fatto installare in tempi non sospetti un apposito tavolino pieghevole, detto all'americana, provvisto di paraschizzi in acciao anch'esso pieghevole.
Un tavolo di legno, in un terrazzo di legno su cui affacciano finestre e scuri anch'essi di legno fa presagire anche al meno avvezzo dei grigliatori la necessità di provvedere alla cottura senza l'ausilio di braci, bombole o fiamme di sorta. Abbiamo così ripiegato su di un grill elettrico delle dimensioni giuste per tre coperti.
Marchingegno efficace, non c'è che dire, che ha però un solo piccolo difetto: abbisogna di più elettricità rispetto ad ogni altro elettrodomestico passato, presente o futuro .
Quando tutto in casa pareva aver finito di svolgere il suo energivoro mestiere, spenta la televisione e scollegata pure la radiosveglia sul comodino, ho finalmente acceso la griglia posta sul mio bel tavolo all'americana rivestito per l'occasione con abbondante carta d'alluminio.
Dopo aver atteso pazientemente che le resistenze elettriche iniziassero a diventare di un bel colore rosato e indossato il mio grembiule d’ordinanza color vinaccia, ho preso il comando della situazione.
Con metodica precisione ho prima disposto la carne sulla griglia e ho poi iniziato i riti propiziatori alla buona riuscita della procedura.
Con una forchetta ed un coltello ho ripetutamente infierito sulle malcapitate salsicce, rigirando con discreta frequenza tanto gli ossi quanto le bistecche, finendo con l’inondare la corte dell’aroma più evocativo delle mattinate primaverili di festa.
C'è da dire che, per aprire il meraviglioso tavolinetto pieghevole su cui tutto si compie, è necessario chiudere prima i balconi delle finestre che si affacciano sul terrazzo e la qual cosa, se pur indispensabile, getta nella penombra tanto la cucina quanto la camera.
Per riuscire a distinguere la tovaglia con cui apparecchiare da un lenzuolo, quindi, è necessario accendere la luce.
Illuminata la sala, col protrarsi dell'attesa, ai genitori è venuta la comprensibile necessità di sapere cosa succedesse nel resto del mondo, presumibilmente orfano di griglie e di grigiate.
Accesa la televisione hanno convenuto come nel mondo succedano sempre le stesse cose e hanno virato su uno di quei gialli inglesi che tanto piacciono a questa famiglia.
Nel mentre il cuoco, avvolto nella sua traversa color vinaccia, aveva preso a ricevere i complimenti dai vicini che, attirati nei loro terrazzi dalla prodigiosa bontà degli effluvi della griglia, avevano poi intavolato trattative meteorologiche sul proseguo della giornata.
Ormai parte attiva del dibattito, il grigliatore professionista aveva perso di vista il vanto del suo lavoro, finendo col non accorgersi che qualcosa non stava funzionando a dovere.
La resistenza scarlatta era tornata del colore del comunissimo ferro e le ultime salsicce, proditoriamente disposte al limitare della piastra, giacevano ancora rubizze come appena estratte dal frigorifero.
«Ti avevo detto — esordì il cuoco irrompendo nella penombra della cucina — di non accendere neppure il televisione e invece guarda là, c'è anche il forno acceso!».
La donna che mi dette i natali e anche i capodanni sfodera in circostanze come queste la celeberrima pazienza di Giobbe e per tutta risposta ha fatto notare al cuoco come la scaltra idea di accendere il forno fosse stata sua, col pretesto di tenere in caldo il pranzo finché non fossimo tutti seduti a tavola.
«È vero — ha risposto il cuoco, che son sempre io col grembiule amaranto — ma quando io dico una cosa non intendo mica un liberi tutti della corrente elettrica! Non è che adesso possiamo accendere qualunque cosa, dal frullatore alle lucine di Natale!».
«Se tu mi dici — ha risposto mia madre — di accenderti il forno a 50 gradi, io penso che tu sappia quel che vuoi e lo accendo. Il frullatore invece non l'abbiamo e, per quanto riguarda le luci Natale, siete tu e tuo padre che le avete lasciate sul terrazzo, pronte per il prossimo anno».
Convenuto come ci si trovasse di fronte ad un impasse e rimandato ogni chiarimento normativo ad una successiva ordinanza familiare, nessuno dei due si accorse di come la luce d'emergenza avesse smesso d'illuminare la stanza e dal terrazzo fosse ritornato a spandersi profumo di carne alla brace.
Mentre nella cucina di casa si consumava l'ennesimo dibattito con successivo riassunto per la stampa, mio padre era sceso in cantina a ricollegare l'economia domestica al libero mercato dell'energia elettrica.
Così come tornò la normalità, si placarono gli animi e la furia legislativa di casa mentre, nello sfrigolare della griglia, si gettarono le basi per la celebrazione futura del primo maggio e del due giugno.