Fatti

L'Unicef sta intensificando la risposta all'emergenza in seguito alla catastrofica frana dello scorso venerdì nella provincia di Enga, in Papua Nuova Guinea, in cui sono rimaste uccise centinaia di persone e che ha distrutto infrastrutture critiche e lasciato migliaia di persone senza casa

Bilancio del Csv L’assemblea annuale dei soci è l’occasione per fare il punto sui servizi messi a disposizione per il Terzo settore, ma soprattutto per ragionare con nuovi approcci, per essere attrattivi anche ai giovani

Cambiamento climatico Taverne inondate, libri galleggianti all’interno di librerie, semine da rifare e vigneti danneggiati. Ma anche l’aiuto di vicini e cittadini con scope e secchielli. Le testimonianze lungo il Veneto di chi ha provato in prima persona gli effetti del maltempo

Tre giorni dopo che la Corte di Giustizia dell'Aja gli ha intimato di sospendere gli attacchi su Rafah, Israele ha bombardato Tal Al Sultan, zona ovest di Rafah, provocando almeno 45 morti, tra cui molte donne e bambini, e oltre 180 feriti. Delle conseguenze di questo attacco ne abbiamo parlato con Michele Brignone, direttore delle ricerche della Fondazione Oasis

“La montagna è venuta giù alle 3 di notte per conto suo. Come succede ovunque nel mondo. Nessuno può farci niente. Nessun segnale premonitore”. È padre Giorgio Licini, missionario del Pime e segretario generale della Conferenza episcopale della Papua Nuova Guinea a raccontare al Sir la catastrofe che nella notte tra il 23 e il 24 maggio ha investito la provincia di Enga dove una frana ha colpito decine di abitazioni e alcuni villaggi provocando finora – secondo le previsioni delle Nazioni Unite – 2 mila morti, rimasti sepolti sotto la terra. Intanto è partita la macchina della solidarietà e si è mobilitata anche Caritas Australia