Maltrattamento sui bambini: Terre des Hommes presenta una strategia per una risposta omogenea ed efficace

Prevenire e contrastare la violenza sui minori. Questo l'obiettivo dello studio realizzato dall'Aou di Padova e presentato oggi a Roma da Terre des Hommes. Ospedali in prima linea perché il maltrattamento sui bambini è a tutti gli effetti un tema di salute. "Servono presidi avanzati in ogni regione", afferma Federica Giannotta, responsabile Advocacy e Programmi Italia di Terre des Hommes. Secondo Melissa Rosa Rizzotto (Aou Padova), "per efficaci azioni di prevenzione, contrasto e cura sono necessarie diagnosi sempre più precoci ed accurate". Cinque raccomandazioni a politica e istituzioni

Maltrattamento sui bambini: Terre des Hommes presenta una strategia per una risposta omogenea ed efficace

In Italia sono 401.766 i minorenni vulnerabili in carico ai servizi sociali, di cui ben 77.493 vittime di maltrattamento. A livello globale ogni anno 1 miliardo di bambini tra i 2 e i 17 anni è vittima di una forma di violenza, ossia 1 su 2, mentre in Europa si stima che ogni anno oltre 15 milioni di minori siano vittima di maltrattamento. Parte dalla seconda Indagine sul maltrattamento di minori dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, realizzata da Terre des Hommes e Cismai, la riflessione al centro di un convegno che si è svolto oggi a Roma. A promuoverlo la Fondazione Terre des Hommes, che ha presentato il primo studio italiano per un modello di Centro ospedaliero per la diagnosi del maltrattamento infantile. Realizzato dall’Azienda ospedaliera universitaria (Aou) di Padova su mandato della Fondazione, questo lavoro rappresenta un contributo e stimolo alla costruzione di una risposta Paese contro il maltrattamento sui bambini e bambine, che vede l’ospedale in prima linea. Lo studio propone soluzioni concrete per garantire una diagnosi tempestiva, formazione continua agli operatori e una collaborazione multidisciplinare volta a proteggere i minori dalla violenza. Coinvolti nella ricerca quattro centri ospedalieri italiani della Rete ospedaliera per la prevenzione del maltrattamento infantile: l’Aou Meyer Irccs di Firenze, l’Aou di Padova, l’Ospedale Santobono – Aorn Santobono Pausillipon di Napoli e l’Aou Policlinico Giovanni XXIII di Bari.

Un presidio ospedaliero avanzato in ogni Regione. “Offrire ai policy maker un contributo tecnico utile a stimolare politiche nuove nella protezione dei minori dalla violenza che permetta la nascita di Servizi ospedalieri per la diagnosi del maltrattamento infantile in ogni regione, in linea con le avanguardie internazionali di contrasto al fenomeno”. Così Federica Giannotta, responsabile Advocacy e Programmi Italia di Terre des Hommes, sintetizza l’obiettivo dello studio. Dagli anni ’90 l’Oms invita i Paesi a riconoscere il maltrattamento quale problema di salute pubblica ma, spiega Giannotta, “in Italia una risposta univoca tarda ad arrivare”.

Il maltrattamento, infatti, “è riconosciuto quale Lea; tuttavia non dispone di una cornice programmatoria univoca che permetta di avere in ogni Regione un presidio ospedaliero avanzato e dotato di personale specializzato, linee guida e facilities necessari alla sua corretta diagnosi e intercettazione”.

Questo comporta risposte disomogenee tra regioni con il rischio che il fenomeno non venga diagnosticato. Di qui lo studio sui quattro ospedali di cui sono stati intervistati 185 operatori.

Ruolo strategico dell’ospedale. Dall’indagine emerge che 

il 97,8% del campione ritiene che il maltrattamento di minori non debba essere di pertinenza esclusiva di psicologi e assistenti sociali; il 91,9% lo riconosce un argomento di interesse medico.

Unanimi nel sostenere la necessità di investire sulla formazione capillare in materia: il 57,6% dei medici e degli psicologi risulta non averla mai ricevuta. Solo il 14% degli intervistati ha infatti riconosciuto il maltrattamento, sospettandolo – correttamente – in un gruppo di situazioni presentate dalla survey, mentre l’11% ha giustamente sospettato un maltrattamento quale possibile diagnosi differenziale, dinnanzi a sintomi e segni rilevabili nella pratica clinica. “Chiara e compatta – si legge ancora nello studio – la visione per cui il maltrattamento debba trovare spazio in un servizio ospedaliero, mentre vi è spaccatura circa la modalità organizzativa che esso dovrebbe avere: Gruppo consulenza e Servizio dedicato”. Secondo gli intervistati, il pediatra deve assumere il ruolo di referente/coordinatore di tali unità.

Parola chiave: multidisciplinarietà,

per disporre di esperti di varie specialità anche esterni al servizio dedicato. Centrale il ruolo della Regione, cui è demandato di inquadrare il servizio ospedaliero dedicato al maltrattamento all’interno di una cornice programmatoria, per garantirne identità, credibilità, risorse mirate nonché tariffe specifiche.

Per Melissa Rosa Rizzotto (Aou Padova),

“l’approccio al tema della violenza e del maltrattamento per tutte le fasi della vita, ed in modo particolare per l’infanzia, richiede un cambiamento culturale profondo:

l’ospedale può giocare un ruolo chiave in questa sfida, sviluppando esperienze cliniche e percorsi strutturati basati su evidenze scientifiche e formulando diagnosi sempre più precoci e accurate, utili a sviluppare azioni di prevenzione efficaci”.

Cinque raccomandazioni. Una risposta sempre più efficace al fenomeno è l’obiettivo cui tendono Terre des Hommes e Rete ospedaliera attraverso cinque raccomandazioni. Al ministero della Salute la richiesta di “inserire nell’emanando piano di prevenzione sanitaria un chiaro riferimento al fenomeno del maltrattamento all’infanzia quale patologia che richiede un sistema di intercettazione e diagnosi tempestiva e qualificata”. Al Miur i due organismi chiedono di inserire nel curriculum studiorum della Facoltà di Medicina e Chirurgia lo studio del maltrattamento infantile, oggi limitato a corsi facoltativi. La Conferenza Stato Regioni è invitata a “prevedere un parere” sulla “necessità ed opportunità che in ciascuna Regione sia presente” uno specifico hub ospedaliero di III livello con funzioni di “riferimento per le strutture ospedaliere del territorio”. “Prevedere all’interno della propria programmazione sanitaria un Servizio ospedaliero dedicato” cui riservare finanziamenti per garantire la multidisciplinarietà delle professionalità necessarie; per svolgere un ruolo di promozione culturale sul fenomeno; per strutturare un raccordo operativo con i servizi del territorio, la raccomandazione rivolta alle Regioni. La richiesta, infine, a tutte le istituzioni nazionali e regionali di riconoscere la Rete ospedaliera per la prevenzione “quale stakeholder che può dare un contributo scientifico e di know how, prezioso alla definizione di politiche di prevenzione, contrasto e cura dei bambini e bambine vittime di maltrattamento”.

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Fonte: Sir