Giubileo 2025. Squillaci: “Per le comunità terapeutiche è l’occasione per ridare dignità alle persone”
“La prima aspettativa che abbiamo è di pensiero e di ragionamento interno al nostro mondo perché il significato più profondo del Giubileo, che va attualizzato a oggi, è quello del senso della libertà e del camminare come comunità”, dice al Sir il presidente della Fict

“Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza”: è l’auspicio di Papa Francesco per il Giubileo 2025, contenuto nella bolla d’indizione dell’Anno Santo, “Spes non confundit”. Come guarda al Giubileo il mondo che cura le vittime delle dipendenze? Ne parliamo con Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict).
Quali sono le attese per questo Giubileo?
Il Giubileo ci interroga.
La prima aspettativa che abbiamo è di pensiero e di ragionamento interno al nostro mondo perché il significato più profondo del Giubileo, che va attualizzato a oggi, è quello del senso della libertà e del camminare come comunità.
Nelle nostre realtà, nei nostri servizi siamo in un momento in cui ci troviamo come sospesi tra un passato che era molto pioneristico e legato a garantire il primo soccorso – anche inventandosi terapeuti, negli anni Ottanta-Novanta, di fronte all’emergenza eroina, Aids – e il tempo di oggi, nel quale ci confrontiamo con una realtà molto più complessa, con una diffusione delle dipendenze non solo da sostanze ma anche comportamentali che è arrivata a dei numeri fuori controllo da diversi anni, con una percezione del rischio che si è ridotta in maniera notevole, con una complessità di intervento legata anche a problematiche correlate di salute mentale che richiedono professionalità di altissimo spessore. Oggi rischiamo di costruire dei servizi che sono molto efficienti da un punto di vista medico, sanitario, di terapia, ma nello stesso tempo ci rendiamo conto che stiamo un po’ perdendo il senso di quello che facciamo.
Il Giubileo per noi è un’occasione di ritrovare il senso, che è fondamentale soprattutto in un ambito come quello delle fragilità,
delle dipendenze, dove di fatto il nostro compito non è quello di provare a lenire le ferite degli esclusi, ma a far sì che esclusi non ce ne siano più, quindi provare a costruire un mondo che sia più equo, più giusto, inclusivo. Il rischio oggi è di tornare a essere i barellieri della storia, come diceva Luciano Tavazza, dimenticandoci che non siamo quello che facciamo, ma prima di tutto abbiamo dei compiti che vanno oltre. Questa è una riflessione che stiamo facendo da un po’ di tempo a questa parte e che il Giubileo per noi dovrebbe rimettere a tema.
Il Giubileo è importante per il vostro mondo?
Nell’ambito delle comunità, dei servizi per le dipendenze, abbiamo una specificità rispetto a quello che sono i percorsi terapeutici, sanitari, ospedali, cliniche, che è l’attenzione all’aspetto spirituale, che non è religiosità, ma restituire alla persona quel bisogno di spiritualità, di senso, di significato della propria vita senza il quale non si esce da una dipendenza.
Se non stiamo attenti, le grandi emergenze, la grande complessità e la medicalizzazione sempre più pregnante degli interventi sulle dipendenze possono farci perdere questo aspetto che è fondamentale. Rischiamo, quindi, di accontentarci di curare il sintomo, senza provare veramente a liberare gli schiavi. Penso che il Giubileo possa essere un’occasione importante per questo, ad intra. Ad extra, invece, come spesso accade in momenti così importanti, noi auspichiamo che questo sia un Giubileo che parte dagli esclusi, dai poveri. Ci sembra che Papa Francesco vada in questa direzione, lo stesso il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Matteo Zuppi, quindi abbiamo grandi aspettative da questo punto di vista proprio sul fatto che si possa rimettere a tema, rimettere a fuoco l’importanza che si cammini tutti insieme.
Promuoverete qualche iniziativa durante l’Anno Santo 2025?
Durante il Giubileo, oltre ai momenti già definiti per diverse realtà, condizioni e situazioni, stiamo provando a capire se ci possa essere un momento per un Giubileo delle comunità o che ci sia un momento per vivere questo Giubileo, non necessariamente a Roma – perché è complicato spostare le nostre comunità dove ci sono condizioni di fragilità anche importanti -, insomma stiamo vedendo se è possibile e come costruire un Giubileo diffuso, utilizzando le chiese giubilari previste nelle diverse diocesi ma facendolo, comunque, con un senso comune.
Il Giubileo capita in un momento in cui in Italia si sta ripensando al sistema dei servizi, speriamo che lo Spirito ci illumini anche.
Parlerete del Giubileo agli ospiti delle vostre comunità?
Assolutamente sì perché lo spirito del Giubileo, il motivo per cui esiste, nella sua accezione più profonda, è un momento di ricongiunzione tra il Cielo e la terra. Questo aspetto si coniuga in maniera assolutamente perfetta con la necessità “spirituale” che c’è nei nostri ospiti all’interno delle comunità. In qualche modo
il Giubileo diventa anche strumento educativo e terapeutico, ma soprattutto diventa un momento per ricominciare a ragionare di valori etici, aspetti imprescindibili se si vuole veramente garantire la “guarigione”,
che non è esclusivamente la guarigione del corpo che pure è importante, ma è una guarigione spirituale, di dimensione umana che è imprescindibile per essere veramente liberi. È inutile “sdrogarsi” se non restituiamo la dignità giusta alla persona. Il Giubileo è un’occasione per questo. Aggiungo un’altra considerazione.
Ci dica…
Il Giubileo è un momento importante anche e soprattutto per gli operatori. Molto presi da chi dobbiamo curare, ci dimentichiamo di chi cura e questo è un errore perché anche chi cura ha necessità di essere curato, accompagnato e sostenuto.
Credo che il Giubileo possa donare speranza ai nostri operatori
che soprattutto oggi fanno una fatica importante, perché c’è un turn over enorme all’interno dei nostri servizi, perché molto spesso sono considerati professionisti di serie B, perché molto spesso non si considera la necessità di dare una formazione specifica e di conseguenza se la devono costruire da soli. Ritagliare in questo Anno giubilare dei momenti specifici per gli operatori è un aspetto fondamentale.