Fatti

Cresce la percezione positiva dell’Ue fra i cittadini europei, rimane elevata la fiducia nella moneta unica, il cambiamento climatico si impone fra le preoccupazioni diffuse accanto alle migrazioni. E gli italiani? Si dichiarano più preoccupati dalla disoccupazione e dalla situazione economica nazionale che non dall’immigrazione (anche se il dibattito pubblico e i social media continuano a concentrarsi soprattutto sul nodo-migrazioni). 

Città lontane eppure tutte in lacrime per la stessa identica ragione: sparatorie di massa. Morti. Feriti. E gli autori sono ancora una volta bianchi, americani, armati di fucili che in un minuto hanno tranciato la vita di 9 persone nella zona culturale e notturna di Dayton e ne hanno uccise ben 20 al centro commerciale di Walmart a El Paso, mentre a Chicago si conta un morto e 11 feriti in un parco e in quartiere periferico. Mentre le vittime sono rimosse dai luoghi della tragedia, si prega, si veglia. Si è pregato ieri sera al muro di confine. Si prega nelle scuole, nella sede della squadra sportiva, nelle messe e nelle funzioni

Nel campo allestito dall’Unhcr ad Agadez, snodo centrale delle rotte migratorie, il team medico-psicologico del Medu assiste oltre 1.600 rifugiati sopravvissuti a traumi e violenze. “All’Europa chiediamo di aprire nuovi corridoi umanitari”

Aiutare le donne a fuggire con i propri bambini da contesti mafiosi per iniziare altrove una nuova vita. E’ possibile grazie ad un protocollo triennale siglato nel febbraio 2018 che ad oggi ha messo in salvo una ventina di mamme e una settantina di minori. Ce ne parla il presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, auspicando un ampliamento e una stabilizzazione dell’iniziativa

“Il mio obiettivo primario è quello di superare le divisioni nord-sud, est-ovest, piccoli Paesi-grandi Paesi. Un’Unione europea unita ha bisogno di un’Italia forte, prospera”. Così la neopresidente della Commissione europea Ursula von der Layen incontrando la stampa insieme al il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, prima del loro colloquio a Palazzo Chigi.

Nella Repubblica democratica del Congo ci sono stati in un anno oltre 2.600 casi di Ebola, tra cui 1.800 morti nelle province di Ituri e Nord Kivu, dove da 25 anni è in corso un conflitto a bassa intensità. Tra le vittime, 700 bambini, il 57% sotto i 5 anni di età. “L’epidemia è fuori controllo. I casi conosciuti stanno aumentando, ce ne sono stati più di 1.000 negli ultimi tre mesi”: a parlare al Sir è Claudia Lodesani, presidente di Medici senza frontiere Italia. Il Rwanda ha chiuso le frontiere e cresce la preoccupazione che si diffonda anche in Uganda e Sud Sudan