Tenere desta l’attenzione, informare, testimoniare vicinanza e prossimità. Sono trascorsi sei mesi dalle scosse di terremoto che hanno sconvolto Siria e Turchia. L’occasione per fare un primo bilancio della situazione e delle attività messe in atto grazie alle risorse messe a disposizione della Cei, alle offerte raccolte a seguito della Colletta nazionale, all’intervento di Caritas Italiana e della rete Caritas internazionale
Chiesa nel mondo
“Ognuno è chiamato a confrontarsi con grandi domande che non hanno una risposta semplicistica o immediata, ma invitano a compiere un viaggio, a superare sé stessi, ad andare oltre”.
Alla Porziuncola sale la nostra preghiera per ottenere quella gioia interiore che Francesco promise con le parole: “Voglio mandarvi tutti in Paradiso”. Ricevere l’indulgenza significa sperimentare quel perdono sovrabbondante, che arricchisce la misericordia ottenuta nel sacramento della riconciliazione con una grazia che, se accolta fino in fondo, risana il nostro spirito anche dai residui del peccato che pesano sulla nostra vita
“Lo spazio è aperto in Russia all’ascolto di Papa Francesco. In Russia il Papa viene ascoltato”. Così l’arcivescovo cattolico di Mosca, mons. Paolo Pezzi, commenta le parole pronunciate ieri da Papa Francesco al termine dell’Angelus quando rivolgendo il consueto pensiero alla martoriata Ucraina e al ritiro dei russi dall’accordo sul grano, ha rivolto un appello “ai miei fratelli, le autorità della Federazione Russa affinché sia ripristinata l’iniziativa del Mar Nero e il grano possa essere trasportato in sicurezza”.
Il perdono è sempre disponibile da parte di Dio, ma richiede il pentimento da parte del peccatore. Se una persona rifiuta di pentirsi, allora il perdono non può essere ricevuto.
Il Signore anche quest’anno ha risposto alle nostre invocazioni e anzi ci ha anticipato con un amore che è sempre e comunque preveniente.
Papa Francesco si sofferma sulla parabola del ricco mercante e individua tre azioni, tre verbi – cercare, trovare, comperare – che sono tre insegnamenti.
Un invito a “non chiuderci nell’abitudinarietà, nella mediocrità di chi si accontenta” ma “ravvivare il desiderio, perché il desiderio di cercare, di andare avanti non si spenga”.
“Speranza per l’Europa. Come può essere rilevante una comunità cristiana nel mondo d’oggi” è il tema del Colloquio europeo delle parrocchie, che si svolgerà a Timișoara, nell’ovest della Romania, da oggi al 3 agosto.
Dal 22 al 23 settembre Papa Francesco sarà a Marsiglia, come da lui stesso annunciato, in occasione dei “Rencontres Méditerranéennes” (17/24 settembre), il festival che riunisce i giovani di tutte le confessioni e religioni, assieme a vescovi, associazioni e movimenti dei Paesi che affacciano sul Mediterraneo.
Nazione poverissima dopo la fine della seconda guerra mondiale, la Corea del Sud è oggi all’avanguardia sul piano tecnologico ed economico. Ma è un mondo segnato da profonde contraddizioni, in cui molti giovani e anziani restano ai margini, come racconta padre Vincenzo Bordo a “Popoli e Missione”. Un tetto per gli homeless, la mensa per i poveri, sostegno psicologico e scolastico. E un bus con una équipe itinerante
“Non possiamo credere fatalisticamente che andrà tutto bene senza scegliere la difesa del territorio. Siamo chiamati a preservare la Casa comune con un impegno condiviso nella cura della Terra per difendere la vita di ogni persona e permetterla a chi verrà dopo di noi”.
“Affettuosa vicinanza alle popolazioni” colpite dai nubifragi e degli incendi di questi giorni, che “evidenziano la necessità di porre in atto sforzi coraggiosi e lungimiranti per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici e proteggere responsabilmente il creato, prendendosi cura della casa comune”.
Papa Francesco è “profondamente preoccupato” per la minaccia alla vita e per i danni causati dai diffusi incendi in varie zone della Grecia, “a seguito dell’attuale ondata di calore che colpisce numerosi Paesi europei”.
Solamente a pensare a quella notte tra il 27 ed il 28 luglio 1993 a Roma, a qualcuno fischiano ancora le orecchie per le esplosioni dei due attentati che portavano la firma dell’organizzazione mafiosa di cosa nostra, e colpirono appena dopo la mezzanotte prima la basilica di San Giovanni in Laterano e, subito dopo, San Giorgio in Velabro. La testimonianza di mons. Marco Frisina, che ha visto con i suoi occhi la distruzione prodotta, "un'immagine di una violenza gratuita terribile e, soprattutto, anche di un sacrilegio"