Il Papa ha scritto per la prima volta i testi delle meditazioni e delle preghiere della Via Crucis al Colosseo, che ha poi seguito da Casa Santa Marta. "Viviamo in un tempo spietato e abbiamo bisogno di compassione", scrive a proposito dei "tanti crocifissi" del mondo e della storia. "Come reagisco alla follia della guerra?"
Chiesa nel mondo
“Gesù, portiamo anche noi delle croci, a volte molto pesanti: una malattia, un incidente, la morte di una persona cara, una delusione affettiva, un figlio che si è perso, il lavoro che manca, una ferita interiore che non guarisce, il fallimento di un progetto, l’ennesima attesa andata a vuoto…”.
Oggi, Venerdì Santo, la Chiesa universale è impegnata nella Colletta per la Terra Santa, “un modo", spiega al Sir padre Patton, Custode di Terra Santa, di partecipare alle sofferenze della comunità cristiana della Terra Santa e di venire incontro ai bisogni della Chiesa di Gerusalemme in questo momento di grande difficoltà”. L'anno scorso raccolti oltre 6,5 milioni di euro. È intenzione di Papa Francesco finanziare, con la Colletta 2024, un progetto umanitario in Gaza o Cisgiordania
Il vescovo domenicano della Chiesa cattolica romana di Mukachevo racconta al Sir come l’Ucraina sta vivendo questa Settimana Santa: “C’è chi ha perso familiari. Chi ha paura per i parenti partiti al fronte. C’è chi si sente senza forze ed è sotto la Croce. Chi ormai è rovinato, si abbatte, è piegato a terra dal dolore, come Cristo sulla Croce, e chiede un miracolo. Anche se si reagisce in maniera diversa, la sofferenza tocca ogni persona”. E aggiunge: “C’è poca luce. Nonostante il nostro sguardo, in questa Settimana, sia puntato a Gesù Risorto, spiritualmente ci troviamo nella Via Crucis”
Centro Caritas Santa Elisabetta di Mukachevo: siamo venuti qui per ripercorrere insieme alle operatrici i volti di un "Venerdì Santo" che da due anni l'Ucraina sta vivendo, senza ancora intravedere "la luce della Pasqua". Gli sfollati, i soldati sul fronte e le mamme rimaste, i poveri: l'emergenza non è finita e la paura ha volti diversi. Non ci sono solo i traumi dei missili e dei droni sulle città ma anche il trauma di aver perso tutto, di vedere i sacrifici di una vita andare in fumo
"Nelle ultime settimane ci sono stati dei massacri, dei villaggi incendiati e c'è molta paura tra la popolazione”. A parlare al Sir dalla Repubblica Centrafricana è padre Aurelio Gazzera, missionario da oltre trent'anni, nominato a febbraio vescovo coadiutore di Bangassou. Ora è a Baoro ma si recherà a Bangassou dopo Pasqua. Racconta come la popolazione sta vivendo il Venerdì Santo e le celebrazioni pasquali, ma anche come si sente dopo aver saputo della nomina episcopale
Il Calvario di Gaza è pieno di croci. Il Luogo del Cranio è tornato ad essere luogo di morte. Ma al tempo stesso, sappiamo che vicino al Calvario c’è la Tomba Vuota. La morte non ha l’ultima parola
Come ogni anno, le ragazze e i ragazzi del don Guanella, che vivono nella casa di via Aurelia a Roma, sono stati i protagonisti della rappresentazione della Passione. Insieme a loro, anche giovani, volontari e amici che nei giorni precedenti hanno partecipato ad un ritiro spirituale in preparazione a questo evento
Di fronte alla Croce “si sentono chiamati per nome, uno ad uno, da quell’Uomo innocente condannato a morte anche per la loro salvezza, e avvertono di avere un posto nel Suo cuore”. Il cappellano delle due carceri di Venezia sintetizza così i sentimenti dei detenuti durante la Via Crucis del Venerdì Santo, attesa e preparata ogni anno con grande cura: “Non un rito, ma vita vera”. E avverte: "Il carcere fa parte della società civile; non dev'essere qualcosa di avulso di cui ci si può dimenticare"
Dopo una breve omelia, pronunciata a braccio, il Papa ha lavato i piedi a 12 detenute della Casa circondariale femminile di Rebibbia, dove si è recato in forma privata per la Messa in Coena Domini.
Nelle orecchie e nel cuore la domanda di Gesù dopo aver lavato i piedi ai suoi: “Capite quello che ho fatto per voi?” (cfr. Gv 13,12). Non capiremo mai fino in fondo, ma i giorni della Pasqua ci aiutano proprio in questo ritornare sempre e di nuovo alla dimensione sorgiva della nostra fede. E a riaccendere quel fuoco che bruciava nel petto dei discepoli di Emmaus, disposti ora a muovere gioiosamente i loro passi verso il mondo in attesa dell’annuncio che ha cambiato la storia
“Quando abbiamo saputo che il Papa sarebbe venuto a celebrare la Messa in Coena Domini a Rebibbia, si è creato subito in moltissimi un grande entusiasmo, sia da parte delle detenute sua dell’amministrazione del carcere.
“Un cuore docile, affrancato dallo spirito delle Beatitudini, diventa naturalmente incline a fare compunzione per gli altri: anziché adirarsi e scandalizzarsi per il male compiuto dai fratelli, piange per i loro peccati”.
In “Life. La mia storia nella Storia”, edita da HarperCollins in collaborazione con il vaticanista di Mediaset Fabio Marchese Ragona, dal 19 marzo in libreria, Papa Francesco accoglie i segni comparsi nel corso della vita con la ritessitura di chi ne ha fatto umana, saggia esperienza. Alcune di queste parole sono già state pubblicate in interviste o discorsi precedenti, ma ora fanno parte integrale delle confessioni – anche “laiche” – di un successore di Pietro
“A sessant’anni dal Concilio, ancora si dibatte sulla divisione tra ‘progressisti’ e ‘conservatori’, ma questa non è la differenza: la vera differenza centrale è tra ‘innamorati’ e ‘abituati’”. L’affermazione, lucida e rocciosa, è di Papa Francesco, nel Discorso alla Curia Romana per gli auguri natalizi (21 dicembre 2023). Forse il passaggio su citato si potrebbe riprendere e prolungare: la vera alternativa nella Chiesa oggi è tra cristiani "stupiti" o "assopiti". Tra cristiani "estatici" o "automatici": andati in automatico. Pertanto arriviamo a cogliere l’epicentro pulsante di questo libro ‘francescano’: l’autentica preghiera cristiana non è il prodotto dell’abitudine. È il frutto di un innamoramento