Nel presepe vivente di Roncajette anche i fratelli profughi
Il 1 e 4 gennaio 2017 si svolge a Roncajette la quattordicesima edizione del presepe vivente. Tra le novità di quest’anno, anche la collaborazione e la presenza di alcuni dei profughi del progetto Sprar accolti nel Comune.
Presepe: il matrimonio tra il passato delle tradizioni e della memoria storica, l’eterno presente del messaggio del Vangelo e il futuro che scaturisce dall’immagine di un bambino che nasce per rinnovare la terra.
A Roncajette, per il quattordicesimo anno, va in scena nello storico sagrato della chiesa intitolata a San Fidenzio il presepe vivente, divenuto ormai appuntamento di cartellone per le festività nel Padovano.
Quest’anno gli oltre duecento figuranti indosseranno i loro costumi nei pomeriggi di domenica 1 e di venerdì 6 gennaio, dalle 15 alle 17.30 per accogliere migliaia di visitatori provenienti da mezzo Veneto, tanto che spesso occorre posticipare l’orario di chiusura per permettere a tutti di farsi un giretto per Betlemme. E forse, sotto la corona di qualche Re Magio, o dentro il mantello consunto di qualche pastore, potrà celarsi qualcuno che ha dovuto, come la Sacra Famiglia, scappare dalle persecuzioni nella terra in cui era cresciuto.
Tra i volontari che nelle scorse settimane hanno contribuito ad allestire, con legno, compensato e lenzuola le capanne di Betlemme, infatti, c’erano anche alcuni dei rifugiati accolti a Ponte San Nicolò, presso una casa della cooperativa So.La.Re., con il progetto Sprar. Sono giovani ai quali è già stato riconosciuto lo status di profugo, cristiani e musulmani, che non si sono tirati indietro quando il circolo Noi di Roncajette, organizzatore dell’evento, ha chiesto una “mano extra” per riprodurre, con ancora più capanne e figuranti, la scena della Natività di Gesù.
«Abbiamo ottenuto una risposta immediata anche grazie alla mediazione dell’amministrazione comunale – racconta Emanuele Alibardi del Noi di Roncajette – al sindaco ha fatto piacere che fossimo aperti a questa collaborazione, e anche noi siamo stati contenti di vedere da parte di questi giovani africani la voglia di dare una mano e mettersi in gioco pian piano, conoscendoci sempre di più. Confidiamo che alcuni di loro saranno tra noi per il presepe».
«È una bella testimonianza di accoglienza e di apertura – fa eco l’assessore al sociale di Ponte San Nicolò Marta Burattin – specie in quanto la richiesta è nata proprio dai cittadini. Non è però che la punta dell’iceberg delle attività di volontariato e di servizio che i profughi Sprar svolgono nel nostro territorio».
Si preannunciano novità per l’edizione 2017 del Presepe: «Ci è stato donato un ponte di legno, sopra il quale i visitatori attraverseranno un piccolo lago. In più, abbiamo avuto la disponibilità di nuovi animali, come un pony e due asinelli».
Anche questa volta il presepe unirà la chiesa e il sagrato nello stesso percorso: se fuori i figuranti di Roncajette e molti amici che vengono da fuori riprodurranno i personaggi biblici e tanti vecchi mestieri del Veneto contadino, dentro la chiesa il coro “Pettirosso” e i frati accompagneranno la Sacra Famiglia, posizionata sul presbiterio, con canti, letture di brani del Vangelo e riflessioni.
«Non c’è un vero e proprio tema – ammette Alibardi – il vero filo rosso che passa di edizione in edizione è lo spirito dell’accoglienza e dello stare insieme. Si vedono persone di tutte le età, che, al di là delle differenze, sono unite dalla voglia di fare. Non è facile mettere d’accordo oltre 200 persone, ma qui ci riusciamo in vista dello stesso obiettivo».