Disabilità, più di 1 italiano su 3 non sa come comportarsi di fronte a una persona disabile
Indagine sulla percezione della disabilità condotta da Swg per Sanofi: le persone disabili si considerano più incluse di quanto non le considerino gli altri, ma ritengono la propria condizione peggiorata rispetta a 10 anni fa. Il ruolo cruciale delle tecnologie
Quattro italiani su 5 hanno esperienza diretta o indiretta con la disabilità. Un intervistato su 5 ha un familiare disabile. Eppure, c’è ancora disagio e impaccio – in circa il 50% dei casi - di fronte a chi vive questa condizione. Conoscere la disabilità da vicino, anche solo temporaneamente, ci rende più ricettivi e sensibili al tema (questo vale per 2 italiani su 3), ma esiste un netto sfalsamento tra quanto la società ritenga svantaggiate – a livello educativo, formativo e professionale – le persone con disabilità rispetto a come invece, al contrario, si percepiscono loro effettivamente, ovvero integrate e con buone prospettive di inclusione sotto molti aspetti. Su una cosa però l’opinione è unanime: una risposta alle sfide della disabilità sta nell’avanzamento tecnologico e nell’innovazione.
Questo racconta l’indagine sulla percezione della disabilità condotta da SWG su un campione di mille italiani e voluta da Sanofi nell’ambito del Contest Make to Care, che domani sera a Roma designerà i due progetti vincitori per l’edizione 2023. Da otto anni Make to Care intercetta proposte non convenzionali e coraggiose, frutto dell’inventiva e dell’intraprendenza di studenti, designer e start up, dei pazienti stessi o dei loro caregiver o familiari, che si propongono di cambiare concretamente le prospettive quotidiane di chi vive la disabilità sulla propria pelle.
La ricerca ha voluto approfondire l’approccio alla disabilità sotto più punti di vista - chi la vive sulla propria pelle, chi la sperimenta in quanto familiare o caregiver e chi l’ha vissuta solo temporaneamente (ad esempio, come effetto collaterale del Covid), restituendo un quadro molto sfaccettato e complesso, che lascia spazio anche ad alcune discrepanze, talvolta paradossali. Rispetto alle opportunità di inclusione, ad esempio, le persone con disabilità da un lato si considerano spesso più incluse di quanto siano riconosciuti dal totale del campione, dall’altro, vedono più spesso la loro condizione in peggioramento rispetto a 10 anni fa.
Certamente, emerge ancora una sorta di “inabilità sociale” verso la condizione di disabilità. Più di 1 italiano su 3 (quasi 1 su 2 quando si parla di disabilità psichica o cognitiva) ha dichiarato di non sapere come reagire e comportarsi di fronte a una persona con disabilità. Le emozioni quindi rappresentano ancora una barriera, piuttosto che una risorsa che alimenti attenzione e empatia verso una persona che vive con una disabilità. Rispetto alle opportunità offerte dalla tecnologia, le innovazioni più utili, che secondo gli italiani influiscono maggiormente nell’aumento dell’integrazione nella società delle persone con disabilità, sono gli strumenti che permettono di comunicare e udire a chi non può farlo (89%), quelli che consentono di muoversi in autonomia (88%) e le tecnologie che consentono di essere in contatto con amici e parenti (90%).
Le tecnologie sono percepite quindi da tutti gli intervistati sì come fondamentali ma, anche qui, l’impatto è ritenuto più marginale rispetto alle disabilità psichiche e cognitive: il 50% dell’intero campione rimane concorde però sul fatto che è proprio sugli strumenti tecnici e tecnologici che dovrebbero concentrarsi le priorità della politica e gli incentivi a disposizione.