(Ri)letture del Conclave. Dal 5 maggio su Sky e Now l’atteso thriller politico-religioso “Conclave” di Edward Berger
Con Ralph Fiennes e Isabella Rossellini. Valida tensione narrativa, ma con finale scivoloso

Il soglio di Pietro. Dopo il cordoglio per la morte di papa Francesco, segue ora un’attenzione (mediatica) frenetica verso l’evento del Conclave, da cui uscirà il 267° Pontefice. Nell’attesa dei lavori dei 135 Cardinali elettori, in molti si affidano alle suggestioni del cinema per coglierne dinamiche e atmosfere. Tra i titoli presenti sulle principali piattaforme, uno in particolare sta guadagnando l’attenzione dei più: è “Conclave”, thriller politico-religioso diretto da Edward Berger e presentato alla 19a Festa del Cinema di Roma, in corsa agli Oscar 2025 con 8 candidature di peso e la vittoria della statuetta per la miglior sceneggiatura non originale scritta da Peter Straughan. Il film prende le mosse dal romanzo omonimo di Robert Harris (2016, Mondadori) ed è stato girato in Italia, principalmente negli Studi di Cinecittà, in esterne a Palazzo Barberini e nella Reggia di Caserta. Protagonisti Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Sergio Castellitto e Isabella Rossellini.
La storia. Città del Vaticano, il Pontefice è appena deceduto e al card. Lawrence è affidato il compito di coordinare i lavori del Conclave. Viene attuato un rigido protocollo e le stanze del Vaticano si trasformano quasi in un “bunker” impenetrabile, dove i poco più di cento cardinali da tutto il mondo sono chiamati a indicare il successore al soglio di Pietro…
Pros&Cons. Certamente non si tratta di un film hollywoodiano sopra le righe come “Angeli e Demoni” (2009), puntellato da delitti ed esplosioni. “Conclave” è sì un thriller politico-spionistico che si muove su un terreno religioso, ma la narrazione è molto attenta e controllata. Elemento di pregio, infatti, è anzitutto la regia esperta di Berger (suo è il pluripremiato “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, 2022), che orchestra una partita a scacchi tra cardinali addizionata da sfumature psicologiche ben tratteggiate. L’autore è interessato a descrivere il mondo della Chiesa, quella di palazzo, come una piramide di potere, ambizione e corruzione. I cardinali si muovono ponderando le proprie mosse, tra giochi di alleanze e strategie. Quello cui il regista è maggiormente interessato è un racconto terreno, impastato di pensieri e sentimenti di un’umanità fragile. Oltre alla sua regia e a una messa in scena accurata, ben sorretta dalle musiche originali composte dal Premio Oscar Volker Bertelmann, a imprimere fascino al racconto sono di certo gli attori in campo, in testa la recitazione acuta e misurata di Ralph Fiennes nel ruolo del decano del collegio cardinalizio. L’attore inglese rende con efficacia il personaggio schiacciato dal peso di una responsabilità troppo grande, uno dei favoriti per l’elezione, ma del tutto riluttante; apprezzato sempre per la sua efficienza gestionale, in verità vorrebbe solo ritirarsi a vita semplice, essere un pastore. Punto di debolezza del racconto è la traiettoria finale, dove l’opera rischia di sbandare rovinosamente. La detonazione di un colpo di scena – in linea con l’ossatura del romanzo – più che spiazzare lo spettatore suscita perplessità e non poca delusione. Lì si perdono compattezza e pathos, a favore di una soluzione che inciampa nel banale e gratuito. Film complesso, problematico.