Luigi Tilbano, un pezzo di storia dell’Opsa che se ne va. Testimoni di fede e di amore

Alla fine il cuore ammalato e stanco non ha più retto e il nostro carissimo Luigi ci ha lasciato. Parlare di Luigi è parlare della storia dell’Opsa, è intersecare in profondità la mission della nostra Casa: «perché questo è stato l’intento (fondativo dell’Opera): ridare a questi figli strappati dai disegni di Dio dalle loro case una casa e una famiglia».

Luigi Tilbano, un pezzo di storia dell’Opsa che se ne va. Testimoni di fede e di amore

Queste parole del vescovo Girolamo Bortignon, pronunciate il 19 marzo 1960, giorno d’inizio dell’attività dell’Opsa, hanno trovato in Luigi piena e compiuta realizzazione. Davvero per lui l’Opera, dove era entrato il 3 maggio 1960, 45 giorni dall’apertura, è stata per quasi 63 anni la sua casa e la sua famiglia in cui ha trovato dignità, affetto, amicizia, relazioni positive e arricchenti che hanno promosso e valorizzato le caratteristiche della sua personalità tutta “speciale”.

Ha trovato nelle suore e nel personale d’assistenza quel “cuore di mamma” che non aveva mai potuto sperimentare, in mons. Francesco Frasson l’affetto avvolgente e protettivo di un padre che nella sua esistenza non aveva mai potuto conoscere e negli ospiti della Casa tanti amici fraterni che lo hanno fatto sentire partecipe e membro attivo di una grande famiglia, di quella straordinaria famiglia che è l’Opsa. E qui si apre per tutti noi una pagina di ricordi, alcuni dei quali certamente personali, incisi profondamente nel nostro cuore. Chi di noi, infatti, non ha sperimentato la travolgente, spontanea, talvolta fantasiosa capacità di entrare in relazione del nostro Luigi? Che l’argomento fosse il calcio, il lotto, la Bibbia o qualsiasi altra cosa, magari inventata al momento, contava poco: importante per Luigi era mettersi in relazione con le persone che incontrava, da qualsiasi parte venissero, appartenenti o meno alla comunità dell’Opsa. Per questa sua caratteristica e per la voglia irrefrenabile di essere presente da “protagonista” a tutti gli eventi che riguardavano l’Opera, credo di non sbagliare nel dire che Luigi era una delle persone più conosciute dell’Opsa. Alla conoscenza della sua persona certamente ha contribuito anche il ministero di “chierichetto”, esercitato con sano “orgoglio” per ben 63 anni e per il quale il vescovo Claudio Cipolla lo ha insignito il 7 novembre 2021 del titolo di “fedele servitore della chiesa” insieme all’amico fraterno e compagno di ministero Giovanni Baseotto, scomparso un anno fa.

Allo stesso modo, non è possibile dimenticare il suo ruolo di “presentatore ufficiale” delle frequentatissime rappresentazioni natalizie nel nostro teatro, ruolo che conferiva genuinità e originalità a questi eventi, o il ruolo di “attaccante di punta” nelle partite di calcio giocate dalla squadra delle Tartarughe Opsa con squadre prestigiose esterne, partite sempre vinte con punteggi stellari e in cui il contributo di Luigi risultava sempre determinante. Ora Luigi, ne sono certo, è in Paradiso e penso che avrà provato una gioia immensa nell’incontrare il Signore Gesù verso cui nutriva una fede semplice, sincera, a prova di ogni dubbio o incertezza, nell’incontrare la Vergine Maria di cui era tanto devoto, non mancando mai di partecipare alla recita quotidiana del rosario che ogni pomeriggio si svolge nella nostra chiesa. E all’insegna di una gioia immensa sarà stato anche l’incontro con quella grande schiera di amici conosciuti all’Opsa e soprattutto l’incontro con l’indimenticabile e amatissimo mons. Francesco Frasson che fu per lui un vero padre premuroso e provvidente.

don Roberto Bevilacqua
già direttore dell’Opsa

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