Corea: mons. Kim Hee-joong, attendiamo con impazienza una “primavera di pace”
Mons. Hyginus Kim Hee-joong, arcivescovo di Gwangju e presidente dei vescovi coreani, parla al Sir alla vigilia del summit inter-coreano del 27 aprile e del Summit tra Corea del Nord e Stati Uniti che si terrà in maggio. "La nostra speranza è che possa cessare una storia di conflitto e contrasto che è durata 70 anni".
E ancora: "Spero che questi due incontri storici possano aprire una storia di pace non solo per la penisola coreana, ma anche per tutta l’area asiatica. E possano anche essere una pietra miliare per la pace nel mondo"
La Corea attende “con impazienza” l’arrivo di una “primavera di pace”. Per questo, in vista dell’imminente Summit inter-coreano del 27 aprile e del Summit tra la Corea del Nord e Stati Uniti che si terrà in maggio, i leader delle 7 principali religioni del Paese lanciano un appello comune a tutti gli attori impegnati sul campo perché “la penisola coreana, una volta arena di rivalità tra i superpoteri, possa trasformarsi in una terra di pace e dialogo”. È quanto si legge in un comunicato della Conferenza coreana delle religioni per la pace (Kcrp), che il suo presidente mons. Hyginus Kim Hee-joong, arcivescovo di Gwangju e presidente anche dei vescovi coreani, ha fatto arrivare al Sir. I leader religiosi si rivolgono ai governi sud coreano e nord coreano chiedendo loro di “sfruttare questa opportunità per porre fine alla divisione e rompere le catene che hanno legato e limitato questa terra per oltre settanta anni”. A Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone chiedono di sostenere “i prossimi vertici di aprile e maggio e tutti i passi per la pace in futuro”. Vertici che sono stati anticipati da un “annuncio a sorpresa” fatto nei giorni scorsi dal leader nordcoreano Kim Jong-un. “Siamo in una nuova fase della storia”, ha detto. “La Corea del Nord non effettuerà più test nucleari e missilistici”. Interpellato dal Sir, mons. Hyginus Kim Hee-joong, commenta subito: “Sono parole importanti per il futuro della penisola della Corea e un annuncio storico. Tutti noi vescovi e la Chiesa cattolica in Corea accogliamo questa notizia”.
Ma ci si può credere?
Le parole di Kim Jong-un sullo stop ai testi nucleari sono un gesto significativo per la pace della penisola coreana. Le sue parole sono “legge” nella Corea del Nord. Alcuni hanno dubbi sul suo annuncio, però io voglio crederci.
Penso che Kim Jong-un voglia avere la prerogativa di ogni iniziativa in questa fase. Cioè, “lo stop ai test nucleari” in Corea del Nord non dipende dal controllo dagli Stati Uniti, ma è strettamente legato ad una sua personale decisione.
Si avvicinano i due storici summit con il presidente sudcoreano Moon Jae-in, il prossimo 27 aprile, e con il presidente americano Donald Trump nelle settimane successive. Che cosa significano per voi questi summit? Che cosa vi attendete?
Spero che questi due incontri storici possano aprire una storia di pace non solo per la penisola coreana, ma anche per tutta l’area asiatica. E possano anche essere una pietra miliare per la pace nel mondo.
La nostra speranza è che possa cessare una storia di conflitto e contrasto che è durata 70 anni ed ha diviso un Paese dove il suo popolo ha un’unica lingua, appartiene a una sola cultura, condivide una storia comune da oltre 2.000 anni. Se noi abbandoniamo la speranza della pace, questa speranza non potrà mai essere realizzata, perché la speranza termina se viene abbandonata, ma non per fallimento.
Ha parlato con Papa Francesco di questi nuovi sviluppi? In quale modo la Chiesa cattolica sarà presente e seguirà questi incontri? Si è parlato di un personale coinvolgimento del nunzio apostolico, è vero?
Sì, ogni volta che ho avuto un’udienza con il Santo Padre Francesco, gli chiedevo la preghiera e l’aiuto per la pace della penisola coreana e il Santo Padre li ha sempre assicurati.
La Chiesa cattolica in Corea sta pregando il Signore per la riconciliazione della penisola coreana e la Conferenza episcopale coreana sta lavorando con altre organizzazione per gli aiuti umanitari. Specialmente la Caritas è coinvolta molto attivamente e la Corea del Nord ha molta fiducia nella Caritas. La Chiesa cattolica in Corea, ogni giorno alle 21, sta pregando il Padre nostro, l’Ave Maria e il Gloria al Padre e in molte parrocchie si stanno facendo raccolte di denaro per il futuro della penisola coreana unificata. Anche il nunzio apostolico appoggia molto il lavoro per la riconciliazione e la pace con la Corea del Nord. Spero che possa visitare la Corea del Nord in un futuro prossimo.
Mons. Kim Hee-jung, si può dire che la riconciliazione del popolo coreano oggi è più vicina?
In generale non ci sarebbe motivo di conflitto tra i popoli del Nord e del Sud Corea.
Penso che la riconciliazione del popolo coreano oggi è più vicina specialmente dopo i giochi olimpici invernali dello scorso febbraio in Corea del Sud dove abbiamo potuto godere degli spettacoli culturali, dell’arte della danza e della musica, tipici sia nella Corea del Sud e del Nord. Vi chiedo di pregare per il successo di questi summit.