Fatti

Mons. Rubén Darío Jaramillo, vescovo di Buenaventura in Colombia ha subito recentemente minacce di morte da parte di gruppi criminali, che ostentano il proprio potere sulla città, primo porto colombiano del Pacifico e snodo strategico per tutti i tipi di traffico, compresi quelli illeciti, a partire dal narcotraffico. Agli occhi dei criminali, la “colpa” di mons. Jaramillo è quella di aver sollevato il “caso Buenaventura”, reso evidente dalla “catena umana” promossa qualche settimana fa, espressione corale di una comunità stanca e impaurita, ma capace di reagire alla violenza continua. Da quel momento, anche uno Stato, com’è quello colombiano, spesso “assente” nelle periferie, ha “dovuto” dare un segnale. Polizia ed esercito si sono installati in città, con qualche risultato

Trent’anni fa, nel Salento, una gara di solidarietà che resta nella memoria identitaria di questa terra. Sino al ’91 a sbarcare, di notte e di nascosto, erano soltanto i contrabbandieri. Quasi sempre italiani che trafficavano con le sigarette. E non venivano mai dall’Albania, che era uno Stato impenetrabile. Poi, improvvisamente, giunse qualche barca malandata, carica di persone prive di tutto. Nei primi giorni di marzo fu come un’improvvisa esplosione: approdavano dappertutto lungo tutta la costa, con vecchi pescherecci o piccole navi in disarmo, da abbandonare dopo l’arrivo. Piene all’inverosimile

Le Caritas dell'Emilia-Romagna hanno raccolto finora 100mila  euro per finanziare tre progetti di aiuto in favore dei profughi del campo di Lipa, al confine tra Bosnia e Croazia. Saranno dedicati a acquisto pasti, una cisterna per l'acqua e la ristrutturazione d un centro giovanile

Fu un’emergenza umanitaria senza precedenti: nel porto della città pugliese attraccarono decine di piccole imbarcazioni e grosse navi mercantili gremite di uomini, donne e bambini. Per molti di loro l’Italia rappresentava una vera e propria ‘terra promessa’, il sogno di una nazione ricca e benestante suggerita da film e talk show che avevano diffuso sull’altra sponda dell’Adriatico la speranza di un domani migliore

Secondo le stime preliminari dell’Istat, quelli dello scorso anno sono i dati peggiori dal 2005 ad oggi. Sono 5,6 milioni le persone in povertà assoluta nel nostro paese e per la prima volta negli ultimi anni è il Nord a presentare i numeri più preoccupanti. Cresce anche l’incidenza della povertà tra i minori, la più alta dal 2005

Intervista a padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, in occasione dell’uscita del volume scritto con Chiara Tintori che esplora le difficoltà dei più fragili durante la pandemia. “Ora non ripetere errori del passato: accompagnare i più fragili con prevenzione, strutture dedicate e vaccini”