Incontro dei vicari foranei: tre chiavi di lettura. Narrazione, discernimento, sinodalità
Ci sono almeno tre chiavi di lettura con cui si può accostare l’incontro residenziale dei vicari foranei con il vescovo Claudio e i vicari episcopali che si è svolto il 22-23 giugno a Villa Immacolata di Torreglia.
La prima chiave è quella della narrazione ecclesiale; è il genere letterario degli Atti degli Apostoli, che raccolgono i primi passi della Chiesa nascente e la sua travolgente attività missionaria. A Torreglia si sono intrecciati 32 racconti della vita dei preti e delle comunità cristiane padovane nel tempo del lockdown. Il punto di partenza era lo stesso: le venti domande preparate con cura dal vicario generale, ma le storie emerse hanno avuto ognuna una fisionomia originale, viva e fresca com’è quella di un racconto, che ti coinvolge, ti provoca e ti ispira. Si è parlato della propria fede e della fraternità tra i preti del vicariato, della resilienza delle comunità di fronte alla pandemia, del supporto offerto dal vescovo e dagli uffici di curia e della creatività delle parrocchie, del forte impegno di carità e del rapporto con le istituzioni, della difficoltà delle scuole dell’infanzia, delle lezioni di vita imparate e di qualche prospettiva per il futuro.
Due immagini bibliche hanno evocato con forza quanto vissuto da tutti: la prima è quella del vasaio di Geremia, per dire come i singoli e la Chiesa siano stati plasmati da una situazione imprevista; la seconda, quella della potatura, che, seppur dolorosa, garantisce un maggior frutto dal punto di vista qualitativo. Nei racconti non è mancata qualche nota di correzione fraterna, ma lo sguardo di fondo è sempre stato benevolo, positivo, improntato alla speranza.
La seconda chiave di lettura è quella del discernimento comunitario. Esso, fortemente raccomandato al Convegno ecclesiale di Palermo, è metodo di formazione spirituale, di lettura della storia e di progettazione pastorale; è percorso che porta a confrontarsi insieme, in docilità allo Spirito e con passaggi logici e ordinati, per analizzare una situazione, valutarla alla luce del Vangelo e dei valori cristiani, giungere a esprimere un giudizio e a operare scelte adeguate.
Tale metodo è stato prevalente nel secondo giorno di incontri, in cui ci si è confrontati sulla ripartenza autunnale e in particolare sugli orientamenti pastorali per il 2020-21 La carità nel tempo della fragilità, suggeriti dalla gravità della situazione sociale determinata dalla pandemia. Si è aperto tra i vicari un dibattito serrato che ha fatto emergere la necessità di precisare meglio le dinamiche e le procedure con cui si arriva alla definizione di eventuali indicazioni pastorali; si è inoltre auspicato che i vari pronunciamenti episcopali e curiali siano presentati indicando il loro spessore normativo, in modo che sia chiaro ai destinatari quando è richiesta l’unità e quando invece è auspicata la creatività. Bisognerà imparare a usare sempre meglio questo metodo, se si vuole garantire la docilità allo Spirito e l’umile ricerca della volontà di Dio, l’interpretazione dei segni dei tempi alla luce del Vangelo, una feconda creatività spirituale, missionaria, culturale e sociale.
La terza chiave di lettura è quella della prassi sinodale. Nei giorni di Torreglia, mi sembra ci sia stato un autentico camminare insieme tra il vescovo, con il consiglio episcopale, e l’assemblea dei vicari. Gli elementi che l’hanno reso possibile sono stati la stima dell’altro, l’ascolto e la capacità di comunicazione, la disponibilità a mettere a disposizione il proprio dono, la preghiera comune. Sono elementi che, se vissuti capillarmente a tutti i livelli, avranno la forza di trasfigurare il volto della nostra Chiesa e renderla autenticamente sinodale.
mons. Sandro Panizzolo
vicario foraneo di Monselice