In situazioni difficili, Agostino suggerisce l'uso del silenzio o di risposte ambigue, ma senza mai dire il falso
Chiesa nel mondo
Il sordomuto, metafora della condizione del non credente incapace di ascoltare la Parola e, dunque, nell’impossibilità di ripeterla ad altri
Papa Francesco ha visitato per la prima volta l'Oceania chiedendo “pace per le nazioni e per tutto il creato”. L’incontro con i fedeli di Vanimo e con i bambini di strada e disabili. Ai missionari la richiesta di essere “vicini alle periferie”. Ai giovani: “nella vita l’importante non è non cadere, ma non rimanere caduto".
Lunedì mattina il Pontefice arriverà a Dili, la capitale timorese dove incontrerà per primi i giovani allo stadio Sir John Guise. La salesiana dice: “Si conoscono poco le basi del cattolicesimo. In vista dell’arrivo di Bergoglio c’è stata una capillare preparazione in ogni diocesi e in ogni parrocchia”
Delegazioni da tutti i continenti sono arrivate a Quito per partecipare, nel parco del Bicentenario, alla solenne celebrazione eucaristica, che ha aperto ufficialmente il 53° Congresso eucaristico internazionale, intitolato “Fraternità per sanare il mondo”.
Trovare gli strumenti per rendere realtà il sogno di una Chiesa missionaria e, quindi, più accogliente, aperta, snella, capace di camminare con le persone, umile.
“Diffondere ovunque, attraverso l’amore di Dio e dei fratelli, la bellezza del Vangelo di Cristo!”. È l’invito del Papa ai fedeli della diocesi di Vanino e, attraverso di loro, a tutta Papua Nuova Guinea, seconda tappa del suo viaggio apostolico a cavallo di Asia e Oceania.
“Fraternità per guarire il mondo” è il tema, quanto mai attuale sia nel contesto mondiale che in quello ecuadoriano, di questo evento ecclesiale, il 53° Congresso eucaristico internazionale, che si apre oggi a Quito si e fino al 15 settembre, a 150 anni dalla consacrazione del Paese al Sacro Cuore. L’incontro, che vedrà la partecipazione di delegazioni di 53 Paesi, è preceduto da un simposio teologico sullo stesso tema. Per approfondire i tratti salienti di questo evento ecclesiale, il Sir ha intervistato padre Juan Carlos Garzón, segretario generale del Congresso eucaristico internazionale 2024
Sarà il Congresso eucaristico internazionale più “alto” della storia, dato che si svolgerà agli oltre 2.800 metri di altitudine di Quito, la splendida città andina capitale dell’Ecuador. Ma sarà anche il Congresso che, in modo peculiare, non potrà che “partire dal basso”, dai tanti poveri che sono la parte maggioritaria di un Paese, l’Ecuador appunto, caratterizzato da forti diseguaglianze e da un recente aumento della violenza. “Fraternità per guarire il mondo” è il tema, quanto mai attuale sia nel contesto mondiale che in quello ecuadoriano, di questo evento ecclesiale, il 53° Congresso eucaristico internazionale, che Quito si appresta ad ospitare, dall’8 al 15 settembre, a 150 anni dalla consacrazione del Paese al Sacro Cuore
“Stiamo lavorando per rendere realtà il sogno di una Chiesa più accogliente, aperta, snella, capace di camminare con le persone, umile”.
“Il narcisismo d’autore è nemico della sinodalità perché contrappone l’uno all’altro, vuole mettere uno al di sopra dell’altro, umilia la comunione che è la premessa e il frutto della sinodalità”.
Essere vicini alle “periferie di questo Paese”, come hanno fatto i missionari che “non si sono arresi: questa è la vita missionaria, partire e ripartire”.
Vede la luce, grazie all'impegno della storica Marta Margotti e della Fondazione Mazzolari, un volume a suo tempo richiesto dal Vaticano al parroco di Bozzolo che, però, venne pubblicato solo molti anni dopo la sua morte. "La carità ha vinto la guerra" è il titolo, per i tipi di EDB. Don Primo si era a lungo impegnato per raccontare le opere di solidarietà della Poa nel secondo dopoguerra. Una vicenda della quale solo ora, dopo un lungo lavoro archivistico, si comprendono aspetti inediti
“Favorire ogni iniziativa necessaria a valorizzare le risorse naturali e umane, in modo tale da dar vita a uno sviluppo sostenibile ed equo, che promuova il benessere di tutti, nessuno escluso, attraverso programmi concretamente eseguibili e mediante la cooperazione internazionale, nel mutuo rispetto e con accordi vantaggiosi per tutti i contraenti”.
La Chiesa iberica possiede più di 3.000 edifici di interesse culturale che non solo hanno un valore storico e architettonico incalcolabile, ma sono anche spazi vivi di fede e di evangelizzazione, contribuendo a una ricchezza educativa, religiosa e culturale al servizio della società e del bene comune