La storia di Limena
Il toponimo Limina, ovvero confini, compare per la prima volta in un atto pubblico del 918, in cui l’imperatore Berengario I confermava ai canonici della cattedrale di Padova il possesso della “villa” di Limena. La chiesa, intitolata ai martiri Felice e Fortunato, fu edificata probabilmente prima del Mille.
Il toponimo Limina, ovvero confini, potrebbe riferirsi alla collocazione geografica della località al confine con la provincia di Vicenza.
Compare per la prima volta in un atto pubblico del 918, in cui l’imperatore Berengario I confermava ai canonici della cattedrale di Padova il possesso della “villa” di Limena.
La chiesa, intitolata ai martiri Felice e Fortunato, fu edificata probabilmente prima del Mille sfruttando i materiali di una precedente costruzione romana: aveva tre altari e una torre-campanile.
Tra la diocesi di Padova e quella di Vicenza ci fu una lunga contesa sulla giurisdizione di Limena, che iniziò nel 964 con il vescovo padovano Ildeberto e si concluse nel 1157 con papa Adriano, che stabilì l’appartenenza della località alla diocesi di Padova.
La bolla papale del 1478 tolse la pieve al clero secolare e la assegnò ai Canonici regolari lateranensi di San Giovanni di Verdara di Padova, a patto che seguissero la cura delle anime.
Nel 1783 il monastero fu soppresso dalla Serenissima e la cura pastorale tornò al clero secolare.
Dopo i restauri eseguiti nel 1828-52 e 1904-06, nel 1912 iniziò la ricostruzione della chiesa, consacrata nel 1942. È stata restaurata nel 1996.