24 pagine, un numero speciale dei settimanali diocesani del Triveneto in collaborazione con Caritas Nordest per raccontare gli interventi nelle zone più colpite dal sisma e in particolare nel territorio della diocesi di Spoleto-Norcia, affidata alle diocesi trivenete in una sorta di “gemellaggio” della solidarietà. Una vasta e articolata operazione, gestita da Caritas del Nordest in stretta sinergia con Caritas italiana e sostenuta da circa tre milioni di euro, raccolti nelle diocesi del Triveneto nella colletta nazionale del 18 settembre 2016 e grazie alla diffusa generosità dei mesi successivi.
In omaggio col numero di domenica della Difesa
Un anno dopo, dentro il “cratere” delle Marche. È una sorta di buco nero che terremota davvero tutto: gente e istituzioni, luoghi e mass media, edifici e animali, vite quotidiane e fiducia nel futuro. I numeri lasciano di stucco. A cominciare da 1.087.252 virgola 75: sono le tonnellate di macerie, che la Regione Marche stima nell’area dei 53 Comuni fra Ascoli Piceno, Macerata e Fermo.
Un gruppo di giornalisti italiani ha visitato nei giorni scorsi Pescara del Tronto per toccare con mano le ferite profonde lasciate dal sisma del Centro Italia. «Il dopo terremoto fa emergere tutta la rabbia – ha detto il vescovo di Ascoli Piceno, mons. Giovanni d'Ercole, guida d'eccezione – Dal terremoto non si rinasce ma si nasce. È un’altra cosa, perché dentro cambia qualcosa»
Don Zaramella ha condiviso l'intera settimana a Norcia con Francesca e Rinaldo, una giovane coppia di sposi che gestice il campo Caritas, don Marco (il parroco di Norcia e dintorni) e un gruppo di giovani di Perugia.
Don Luca Facco, direttore di caritas Padova, racconta la sua esperienza nel campo Caritas nazionale a Norcia tra le comunità e le persone colpite dal terremoto dello scorso anno.
Continuano le scosse sismiche in Centro Italia. L'ultima, di magnitudo 6.5, la più forte in Italia dal 1980, risale a ieri domenica 30 ottobre. Tante le città in ginocchio, tra queste Norcia, dove si contano almeno tremila sfollati. Tutta la città è stata dichiarata "zona rossa". 25 mila gli sfollati nelle Marche. La testimonianza dell'arcivescovo, mons. Boccardo: «Una ferita sanguinante. La gente, è stremata, fragile psicologicamente, stressata da oltre due mesi di scosse... Il compito della Chiesa è quello di sostenere la speranza, ascoltare gli sfoghi e asciugare le lacrime. Le parole servono a poco, le persone vanno abbracciate e incoraggiate a ripartire nuovamente».
Dopo i terremoti nel Centro-Italia, le chiese del Triveneto – Padova compresa – si sono gemellate con la diocesi di Spoleto-Norcia, il cui territorio è stato gravemente colpito dal sisma. L’aiuto prosegue con il sostegno economico, con supporti nella logistica e anche attraverso la possibilità di ospitare per il periodo delle feste famiglie e gruppi.
Benedetto voleva sparire al mondo, al mondo corrotto di una città che lo aveva profondamente deluso, questo all’inizio era chiaro. Ci riuscì, ma diventò paradossalmente colui che la gente cercava, un segno che senza troppe chiacchiere mostrasse un nuovo modo di vivere la vita. Così diede vita alla fitta rete di monasteri su cui si fonda l'Europa.
Tenace, forte, radicata e resiliente, capace di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di ricostruirsi attorno alla propria identità. È la gente di Amatrice e di Accumoli. La voglia di risorgere si incarna in particolare nelle persone più anziane, quelle che più di tutti rappresentano le radici e la memoria storica di queste comunità.
Amatrice non vuole diventare un presepe. Ora c'è da ricostruire case e attività economiche distrutte
Trenta giorni dopo il sisma, ad Amatrice e nelle zone terremotate comincia a prendere corpo il percorso della ricostruzione. Dopo la riapertura delle scuole, ora è il momento dello sgombero dalle tendopoli. Vitale sarà rilanciare le attività commerciali, distrutte per il 92%.
In attesa del decreto sulla ricostruzione, previsto per il 2 ottobre, la comunità si stringe intorno alla piccola Alessia, battezzata il 24 settembre dal vescovo Pompili che l'ha definita “simbolo della nostra speranza, colei che spinge in avanti le lancette dell’orologio ferme alle 3.36 del 24 agosto”.
A un mese dalla scossa del 24 agosto che ha portato morte e distruzione nel Centro Italia, ad Amatrice il vescovo di Rieti, mons. Pompili, ha celebrato una messa di suffragio. Forte l'invito a riprendere il cammino, "un atto dovuto" a chi non c'è più e a chi è rimasto, come la piccola Alessia, battezzata durante la celebrazione. La ricostruzione non passa solo per le istituzioni ma anche per "le nostre mani che non possono restare inerti o nostalgiche, ma debbono ritrovare l’energia e la voglia di ricostruire insieme". Piangenti ma non piagnoni, il monito del vescovo.
Martedì scorso i funerali dei 232 morti di Amatrice alla presenza del capo dello stato Mattarella e del premier Renzi. Procure al lavoro per accertare eventuali responsabilità. Qual è la situazione del Veneto dal punto di vista della prevenzione?
«Non vi lasceremo soli» è il mantra che di governo in governo, di terremoto in terremoto, ci ha reso avvezzi – per non dire anestetizzati – alle parole più che ai fatti. Qualche giorno fa l’ennesimo sisma ha riportato lo spaventoso rituale della morte per strada e in casa. Contemporaneamente, ecco il rituale laico e non senza retorica della politica “soccorritrice” d’ogni terremoto...
Nella tendopoli allestita nel campo sportivo di Accumoli sono accolte 94 persone assistite dalla Protezione civile della Regione Lazio. Grande la solidarietà e la collaborazione: i volontari stanno smistando i beni donati, grazie all'incredibile generosità arrivata da tutta Italia. Per non sprecare nulla, vestiario e prodotti per l'igiene in esubero vengono donati alla Comunità di Sant'Egidio ed altre associazioni che lavorano quotidianamente con i poveri.
Si sono celebrati ad Amatrice i funerali delle vittime del sisma del 24 agosto. Davanti l’altare 28 feretri, due di colore bianco, quelli di due fratellini, un bambino di tre anni e una bimba di tre mesi che avrebbe dovuto ricevere il battesimo domenica prossima con il nome di Vera. E poi la lunga, commossa lettura dei nomi delle vittime del sisma, 231 ad Amatrice, 11 ad Accumoli. Su un totale di 292. Mons. Pompili nell'omelia: «Il terremoto non uccide. Uccidono piuttosto le opere dell’uomo!». E poi, «disertare questi luoghi sarebbe ucciderli una seconda volta». Papa Francesco, attraverso la presenza del suo elemosiniere, mons. Konrad Krajewski, che ha concelebrato, ha donato alle famiglie colpite una corona del Rosario
Resta una patologia gravissima del nostro sistema politico, amministrativo ed economico. A gennaio era stato il rapporto di Transparency International a segnalare che su 168 Stati, analizzati attraverso il nuovo Indice di percezione della corruzione, l’Italia si collocava al 61° posto. Il rapporto della Fondazione Hume pubblicato il 21 agosto dal Sole24Ore ci ha fatto sapere che tra i 34 Stati aderenti all’Ocse soltanto Grecia e Turchia sono considerate più corrotte dell’Italia, se si considera un arco di cinque anni. Le valutazioni del Meic. Ora ci attende la ricostruzione delle aree devastate dal terremoto: una prova da superare
Una squadra di sei vigili del fuoco ed un gruppo di cinque unità della Gendarmeria vaticana. Questo il “piccolo” contingente di aiuto, supporto e presenza che papa Francesco ha voluto inviare nei luoghi colpiti dal sisma. «Siamo una goccia in questo oceano di solidarietà», racconta Fabio Vagnoni, responsabile dell'unità della gendarmeria vaticana. E sull'ipotesi di una visita di papa Francesco sui luoghi colpiti dal sisma dice: «Sinceramente non ne sono informato. Ma questo non esclude che possa avvenire. So quanto papa Francesco sia vicino agli ultimi e ai più bisognosi. Immagino che voglia esprimere e dimostrare la sua vicinanza».
Mentre iniziano a delinearsi i drammatici contorni della tragedia che ha colpito il Centro Italia, la Presidenza della Cei ha disposto l’immediato stanziamento di 1 milione di euro dai fondi dell’otto per mille per far fronte alle prime urgenze e ai bisogni essenziali. Indetta una colletta nazionale, da tenersi in tutte le Chiese italiane il 18 settembre 2016, in concomitanza con il 26° Congresso eucaristico nazionale.
Appello alla generosità dei padovani dalla Caritas: ecco come donare.
Parla Carlo Meletti, responsabile del Centro pericolosità sismica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv): “Dobbiamo aspettarci una sequenza sismica molto lunga, per diversi mesi, com’è accaduto a L’Aquila e anche due-tre scosse molto forti. Questo non è un fatto eccezionale, ma è una caratteristica dei terremoti dell’Appennino italiano. In Emilia, per esempio, è accaduto dopo otto giorni”. La prevenzione, aggiunge, "richiede tempi lunghi e molti investimenti. Ma si pensi al risparmio di vite umane che si otterrebbe!".
Quando finirà la fase acuta dei soccorsi, bisognerà per prima cosa evitare errori del passato e soluzioni intermedie per la popolazione colpita.
Il commento di don Andrea La Regina, responsabile macroprogetti della Caritas italiana che già nel 2009 ha coordinato gli interventi a L’Aquila. Nei prossimi giorni la visita della Caritas nei luoghi del sisma.
Esserci per condividere lacrime, abbracci o sguardi velati di sollievo. In momenti come questi il prete deve esserci, per la gente, anche se «la mente è sottoposta a visioni, emozioni e provocazioni che destabilizzano». Ne è convinto don Fabio Gammarrota, parroco di Cittareale e Posta, piccoli Comuni del Reatino vicini ad Amatrice, dall'alba di ieri nella cittadina rasa al suolo dal sisma. La sua testimonianza parla di dolore ma anche di speranza, delicatezza e umanità: come quella con cui operano le squadre di soccorso, o quella della parrocchia, dei volontari e del Comune di Cittareale che hanno deciso di preparare e offrire ogni sera ai soccorritori un pasto caldo, una "vera cena" da condividere
Il racconto di suor Marjana Lleshi delle Ancelle del Signore. La religiosa è stata tratta miracolosamente in salvo da un ragazzo colombiano che nell'istituto per anziani faceva il badante. Il suo "angelo". "Pensando alle suore che sono ancora sotto le macerie - racconta -, devo dire che io non sono più santa di loro. Allora, mi chiedo: perché io mi sono salvata e loro no? Ho capito che Dio non guarda la perfezione della nostra fedeltà ai suoi comandamenti, ma è amore e misericordia".