Amatrice non vuole diventare un presepe. Ora c'è da ricostruire case e attività economiche distrutte
Trenta giorni dopo il sisma, ad Amatrice e nelle zone terremotate comincia a prendere corpo il percorso della ricostruzione. Dopo la riapertura delle scuole, ora è il momento dello sgombero dalle tendopoli. Vitale sarà rilanciare le attività commerciali, distrutte per il 92%.
In attesa del decreto sulla ricostruzione, previsto per il 2 ottobre, la comunità si stringe intorno alla piccola Alessia, battezzata il 24 settembre dal vescovo Pompili che l'ha definita “simbolo della nostra speranza, colei che spinge in avanti le lancette dell’orologio ferme alle 3.36 del 24 agosto”.
Un mese dopo il sisma Amatrice è una città sospesa tra macerie e voglia di rinascere.
La sua torre è ancora lì in piedi, non si sa come, con l’orologio fermo alle 3.36 di quel 24 agosto. Non si ferma invece il bilancio delle vittime: l’ultima – la 298ma - registrata proprio il 24 settembre. Un anziano abitante del piccolo centro del reatino, quello che ha pagato il tributo maggiore al terremoto, 235 morti. Per ricordarli il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ha inaugurato il 25 settembre, nel parco “Don Minozzi”, un monumento costruito dai militari dell’Esercito presenti sul posto.
Mese interminabile
Di mese “interminabile” ha parlato monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, celebrando sabato 24 settembre, una messa per le vittime del terremoto. Davanti a lui il commissario straordinario del Governo per la ricostruzione, Vasco Errani, il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Claudio De Vincenti e il Governatore del Lazio, Zingaretti. Ovvero quelle Istituzioni cui “stiamo per essere consegnati e che ci hanno assicurato che questi luoghi torneranno a vivere come e meglio di prima”.
Con la speranza, condivisa da tutti, che “chi dovrà tradurre questo impegno” non si lasci “fuorviare da altri interessi”.
Nessuna delega in bianco alle Istituzioni, mons. Pompili lo ha detto con chiarezza dall’altare sul quale campeggiava lo stesso Cristo, povero di Croce, del giorno dei funerali. La ricostruzione passa anche “per le nostre mani che non possono restare inerti o nostalgiche, ma debbono ritrovare l’energia e la voglia di ricostruire insieme. Piangenti non piagnoni”.
Accade così, allora, che nel trentesimo giorno, quello in cui il sisma miete la sua ultima vittima, la comunità di Amatrice risponde con una nuova vita, la piccola Alessia, battezzata durante la messa, e definita dal vescovo “simbolo della nostra speranza”, come colei che “spinge in avanti le lancette dell’orologio ferme alle 3.36 del 24 agosto”. Riprendere il cammino è un atto dovuto a chi non c’è più, ad Alessia e a tutti i bambini di queste terre e luoghi che “già hanno conosciuto l’abbandono e non meritano il deserto”.
“Ce la faremo?”: è la domanda del vescovo che serpeggia nell’animo di tutti i sopravvissuti.
Ma ad Amatrice tutti sanno la risposta: sì. “Il decreto sulla ricostruzione, atteso per il 2 ottobre, prevede tutto questo – afferma convinto il sindaco – in gioco c’è la credibilità delle persone, ho avuto la parola delle Istituzioni e da uomo delle Istituzioni credo che verrà mantenuta. Questo è anche il tempo della fiducia, è il momento della gente di fede e di buona volontà. Chi non ha questa volontà abbandoni questa terra e non torni più”.
A confortare il sindaco la conferenza stampa di venerdì 23 settembre in cui il commissario straordinario per la ricostruzione, Vasco Errani e il premier Renzi, hanno confermato che la ricostruzione post terremoto avverrà all’insegna della “legalità e trasparenza, rispettando l’identità delle comunità e i luoghi, riattivando l’economia e lavoro perché il nostro primo problema è ricostruire tutto e fare in modo che le persone ci siano e abbiano una prospettiva futura”.
Calano le persone assistite.
Intanto la Protezione civile informa che, al 25 settembre, “sono scese a 2468 le persone assistite nei campi e nelle strutture allestite allo scopo o presso gli alberghi. Nella Regione Lazio sono assistite 643 persone. 753 sono invece gli assistiti nelle Marche, mentre in Umbria sono assistite 400 persone. 147 in Abruzzo.
Presso gli alberghi messi a disposizione a San Benedetto del Tronto sono ospitati 321 cittadini. Sono poi 90 le persone che hanno deciso di trasferirsi presso i Map (Moduli abitativi provvisori) e le abitazioni del progetto Case (Complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili) messe a disposizione nel comune dell’Aquila, mentre 114 persone sono ospitate in residenze sanitarie assistenziali delle 4 regioni colpite dal sisma.