Un paese fondato sulla bellezza, eppure gli italiani non lo sanno
Mercoledì 11 gennaio il giornalista padovano Emilio Casalini torna a Torreglia, nella biblioteca comunale di recente rinnovata, per presentare il suo ultimo lavoro Rifondata sulla bellezza, che prima di essere un libro è un impegno civile per il nostro paese.
«Dobbiamo togliere la polvere dalle mensole della nostra storia e far risplendere di luce naturale ciò che vi è sopra. Luce autentica, non artificiale. È la nostra identità. Dobbiamo esserne pienamente consapevoli, così che ci venga spontaneo raccontarlo in modo naturale e affascinante, perchè è anche la nostra coscienza. E infine è necessario capire che l'ospite è sacro, va trattato come noi vorremmo essere trattati […]. Eccole qui le chiavi per far funzionare il turismo: identità, coscienza e rispetto».
È un progetto d'impegno civile quello del giornalista Emilio Casalini, anche se si sviluppa lungo le pagine prima dell'ebook uscito nel 2014 Fondata sulla bellezza e poi del libro Rifondata sulla bellezza, uscito la scorsa estate per i tipi di Spino editore (pp 208, euro 12,00).
Nato e cresciuto nel Padovano sui colli Euganei, il giornalista di Report inizierà il suo tour veneto per raccontare il progetto che lo coinvolge in prima persona proprio dalla biblioteca di Torreglia mercoledì 11 gennaio alle 21, e poi sabato 14 alle 17 sarà a Montegrotto Terme per la presentazione subacquea del suo libro dentro a Y-40 The deep joy, la piscina più profonda al mondo.
Nel testo un paragrafo è dedicato proprio alla piscina dell'hotel Millepini di Montegrotto, come esempio di creatività che rispetta l'ambiente e contribuisce a rilanciare l'interesse per tutto il territorio che lo circonda. Una creatività spesso inascoltata o addirittura boicottata.
«Il mio è un percorso maturato dall'esperienza giornalistica d'inchiesta – spiega Emilio Casalini – a cui ho sempre sentito che mancava qualcosa: c'è la denuncia, ma poi? Credo che con la mia professione, invece, si debbano evidenziare anche le alternative al degrado e valorizzare le risorse positive».
Il nostro è un paese poggiato sul petrolio della bellezza, declinata nell'arte, nell'ambiente, nella cultura, nella tradizione enogastronomica... Dovunque ci si giri c'è qualcosa da scoprire, da ammirare. Eppure non riusciamo a risollevare questo paese depresso, non solo economicamente.
«A volte, basterebbe solo un cartello posizionato nel punto giusto. Sguazziamo nelle contraddizioni, invece, perchè per mantenere intatta la bellezza blocchiamo lo sviluppo, senza pensare che ci possa essere una direzione sostenibile, oppure in nome di un fantomatico sviluppo distruggiamo il bello che abbiamo. E qui perdiamo la nostra identità di popolo italiano».
Ma quali potrebbero essere le soluzioni per riappropriarci dell'identità perduta?
«Dobbiamo puntare sul turismo come strumento, e non fine, dell'identità. Nell'era del digitale, della tecnologia, della comunicazione per eccellenza, l'Italia non si troverà mai in crisi di fronte alla robotica perchè ha qualcosa che non potrà mai essere sostituito dalle macchine: le emozioni di fronte a un'opera d'arte o un paesaggio possono essere trasmesse unicamente dal calore e dall'intelligenza degli esseri umani. Dobbiamo, perciò, imparare a narrare, a condividere su più piani e livelli, perchè solo in tal modo riusciremo a riappropriarci del nostro immenso patrimonio e a far crescere anche la consapevolezza sociale, civile ed economica degli italiani».