Verso il Sinodo dei giovani: «Noi, primi annunciatori tra i coetanei»
Dopo l’annuncio fatto dal vescovo Claudio a Cracovia del sinodo dei giovani, ecco alcuni pensieri sul rapporto “chiesa-giovani” raccolti tra i partecipanti alla Gmg.
Riflessioni, proposte, sfide: «Non è vero che i giovani non ci sono più! Quando vengono coinvolti dimostrano il desiderio che hanno di essere parte della chiesa».
«La Gmg, potremmo dire, comincia oggi e continua domani, a casa, perché è lì che Gesù vuole incontrarti d’ora in poi»
Con queste parole papa Francesco, domenica scorsa all’omelia di Campus Misericordiae, ha chiesto ai giovani di cambiare il mondo.
La Gmg continua anche per i 1.500 padovani, chiamati a portare lo Spirito della misericordia nei luoghi della loro quotidianità e nella chiesa diocesana, anche dopo l’annuncio del sinodo dei giovani da parte del vescovo Claudio.
Ma cosa possono fare i giovani per la chiesa di Padova? E cosa può fare la chiesa per avvicinarsi ancora di più ai giovani?
Chiara Cecchin, 22 anni, San Camillo
«La chiesa deve riformarsi e cambiare – crede Chiara Cecchin, 22enne della parrocchia di San Camillo, studentessa universitario di matematica – mi sembra sia un’istituzione che deve risintonizzarsi con il vangelo. Non sempre è al passo con il messaggio che promuove, ma si è troppo istituzionalizzata».
Chiara è educatrice dei giovanissimi e si aspetta una chiesa più aperta all’incontro: «La chiesa di Padova si fa già sentire tanto sul sociale, ma dovrebbe farsi sentire ancora di più. La nostra società sta perdendo i valori del sociale e dell’accoglienza; per questo la chiesa dovrebbe incrementare la promozione di attività di aiuto, come la Caritas».
Michelle Aguilar, 24 anni, Camin
«La chiesa è più di un’istituzione – continua Michelle Aguilar, 24enne di Camin, laureata in mediazione linguistica – La chiesa è prima di tutto comunità tra fratelli attraverso Dio».
Per Michelle ci sono tanti elementi di speranza con i quali guardare al futuro con ottimismo: «Ci sono tanti preti giovani che riescono a coinvolgere i ragazzi con modi nuovi di fare catechesi. Anche in molte parrocchie di Padova vedo pastori capaci».
Non ci sono però solo i preti: «Penso che potrebbero essere organizzate più iniziative nelle parrocchie, specie occasioni di volontariato, ma occorre fare di più perché tutti le conoscano, anche chi non viene a messa».
Dall’esperienza della Gmg, per Michelle, c’è soprattutto una lezione di cui la chiesa di Padova potrebbe fare tesoro:
«Questi giorni a Cracovia hanno dimostrato quanto la nostra religione sia multiculturale. La fede che professiamo non può essere confinata a un’unica nazione, lingua o cultura, ma deve ampliarsi nell’accoglienza e con il contributo di tutti, anche di chi arriva con gli sbarchi degli ultimi anni».
Giovanni Zago, 22 anni, Agna
Giovanni è un seminarista del maggiore al terzo anno. Alla Gmg ha partecipato con i giovani di Conselve, parrocchia nella quale è chierico.
«Il rapporto tra la chiesa e i giovani va ripensato, serve un linguaggio nuovo, ma non bisogna mai scendere a compromessi. A volte assistiamo a una chiesa che svende i propri valori pur di stare con i giovani, ma questo stile non incrementa la presenza degli under 30».
Per Giovanni questo linguaggio nuovo è ancora lontano: «Ogni prete ha bisogno di reinventarsi, senza rischiare di mettere al centro qualcosa che non sia Cristo».
«Vedere tutti questi giovani alla Gmg è bellissimo – conclude il seminarista – c’è tanta gioventù che crede o che ha voglia di credere. Non è vero che i giovani non ci sono più: è su di loro che bisogna puntare, perché quando vengono coinvolti dimostrano il desiderio che hanno di essere parte della chiesa».
Sara Francescon, 20 anni, Casalserugo
Sara sogna di diventare infermiera: «Per anni la chiesa ha cercato di avvicinare a sé le persone, mentre invece il suo vero obiettivo è quello di avvicinarle a Dio. La chiesa ora deve essere una “chiesa in uscita”, come dice papa Francesco, e deve andare verso i giovani. Grazie alla Gmg ho sperimentato cosa significa essere davvero chiesa, una comunità che abbraccia tutto il mondo, che si apre e che mostra come il messaggio di Gesù non sia solo doveri, leggi e peccato, ma la gioia di stare insieme».
«Al vescovo Claudio – continua Sara – chiederei di organizzare sempre più eventi e appuntamenti aperti a tutti, al di là delle appartenenze associative, per portare il nostro annuncio anche ai più distanti».
Lisa Zanarella, 16 anni, Marsango
Essere così giovane non ha impedito a Lisa di suonare la chitarra alle catechesi e alle messe della Gmg per i pellegrini di Proszowice.
«In tanti, quando sentono la parola chiesa, pensano alle messe e alle preghiere come cose noiose. Secondo me invece sono opportunità. La fede per noi adolescenti è molto diversa dai più grandi: il nostro lato spirituale ci porta a provare emozioni molto più forti, ma allo stesso tempo rischiamo di cambiare idea più facilmente ed essere influenzati dal mondo che ci circonda. La chiesa di Padova fa già tantissimo per i giovani, ci sono già molte occasioni per incontrarci, ed è così che la fede si rafforza: nell’incontro con le altre persone».
Anche per Lisa c’è bisogno di offrire una testimonianza all’esterno:
«Non si possono costringere i giovani che non praticano a venire in chiesa. Penso che il compito di raggiungerli sia prima di tutto nostro: siamo noi, giovani cristiani, che dobbiamo andare al di fuori di noi stessi per annunciare ciò in cui crediamo. Non servono grandi imprese, basta la nostra volontà».