Giovani pellegrini in attesa delle parole di Papa Francesco

Per l’iconografia classica il pellegrino è quell’omino barbuto, con il bastone e il cappello a punta, che troviamo raffigurato nelle tazze e nelle t-shirt vendute ai mercatini di Santiago di Compostela. Un essere mitologico medievaleggiante, lontanissimo per epoca e – apparentemente – motivazioni rispetto ai giovani di oggi. Eppure, camminando verso Campus Misericordiae, la spianata dove tra stasera e domani si terrà il cuore della 31esima edizione della Giornata Mondiale della Gioventù, posso affermare con certezza che questi giovani sono in tutto e per tutto dei pellegrini.

Giovani pellegrini in attesa delle parole di Papa Francesco

Dalla penitenza alla ricerca

Il pellegrino del medioevo era un’anima inquieta, spesso lacerata da antichi peccati per i quali cercava l’assoluzione a Roma o a Gerusalemme, attraversando mesi di cammino, dormendo all’addiaccio, esponendosi agli attacchi dei briganti e dei ladri. Il pellegrino – giovane – di oggi, va incontro a disagi decisamente minori, e per un periodo sicuramente più breve. Eppure, questi ragazzi, abituati a ben altro tenore di vita, accettano volentieri di dormire per terra, di camminare sotto il sole per cinque o sette ore, di mangiare poco e male. Lo fanno senza troppe lamentele e con uno spirito di adattamento ragguardevole. A guidarli non il senso di colpa, ma la ricerca di qualcosa di grande, di un basamento su cui fondare la loro vita. Le domande fatte ai vescovi durante le catechesi e le conversazioni a cui capita di assistere dimostrano come la stragrande maggioranza di loro non si trovi qui per una semplice vacanza.

L’incontro

Per molte epoche storiche i pellegrini erano tra i pochi – assieme ai commercianti, ai diplomatici, e ai soldati di ventura – a mettersi in viaggio. Andare alla Gmg è come viaggiare per tutto il mondo in una volta sola. Nelle code interminabili nei sei chilometri che separano il parcheggio dei padovani al palco del Papa incontriamo decine di bandiere. Si chiacchiera, ci si scambia santini, ci si fanno foto insieme... un po’ perché è bello, un po’ per dimenticarsi del sole e del male ai piedi.

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Il ritorno

Qualche battuta scambiata con i giovani, sotto il cielo azzurro di Campus Misericordiae, tra vecchie e nuove conoscenze delle Gmg, fa sperare che qualcosa dell’entusiasmo di questi giorni rimarrà. Quando si domanda che cos’è rimasto più impresso della Gmg di Cracovia tra le risposte non abbiamo – come ci aspetteremmo – le feste, gli incontri, i divertimenti, i disagi… Ma frasi sul perdono e sulla misericordia pronunciati dai vescovi alle catechesi, seguite con attenzione e soprattutto in modalità interattiva dagli oltre 1500 padovani. E adesso si apre anche la lunga e impegnativa sfida del Sinodo annunciato dal Vescovo Claudio, per mettere i giovani ancora più al centro del cammino della Chiesa di Padova.

L’attesa

Adesso, però, i pellegrini padovani giacciono sui teli cerati del kit del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile. Un’analisi superficiale del pranzo a sacco fornito all’ingresso rivela scatolame, barrette e wurstel rinsecchiti che dopo 14 giorni senza dieta mediterranea si rivelano non così appetitosi come potrebbero sembrare da casa.

Mentre il sole scende e la situazione si stabilizza, tutti gli occhi puntano sul palco. Tra poco arriverà Papa Francesco. “Sarà come a Tor Vergata?”, mi domanda mio fratello, riferendosi al memorabile discorso che San Giovanni Paolo II fece ai giovani sedici anni fa. L’attesa è tanta, come pure la speranza che le parole del successore di Pietro possano imprimere un punto di svolta nella vita di tantissimi.