Religione, cibo per tutto il corpo
Seconda giornata di studio, per l’Istituto superiore di scienze religiose di Padova, nell’ambito del progetto di ricerca “Il corpo nelle religioni”. Martedì 8 marzo, dalle 15.30 nell’aula magna della Facoltà teologica del Triveneto, Giovanni Filoramo – esperto in storia delle religioni e ricercatore del cristianesimo antico – interverrà sul tema “Le religioni nutrono il corpo”.
Seconda puntata martedì 8 marzo per “Il corpo delle religioni”, il progetto di ricerca dell’Istituto superiore di scienze religiose (Issr) di Padova.
Dalle 15.30 alle 18.30, presso l’aula magna della Facoltà teologia del Triveneto in via del seminario a Padova, Giovanni Filoramo, esperto in storia delle religioni e ricercatore del cristianesimo antico, parlerà di come “Le religioni nutrono il corpo”. L’incontro è aperto al pubblico, non esclusivamente a docenti e studenti dell’istituto.
«Il tema – sottolinea don Gaudenzio Zambon, docente di teologia dell’Issr – si inserisce nel percorso pluriennale di ricerca, iniziato nel 2015, che affronta il tema dell’esperienza religiosa in relazione all’essere umano inteso nella sua dimensione corporea».
Cosa rappresenta il corpo per la religione?
«Come abbiamo acquisito nel primo incontro con Giorgio Bonaccorso, monaco benedettino e docente di liturgia pastorale, il corpo non è l’oggetto di cui si occupa la religione, bensì il soggetto che la rende possibile. Quest’affermazione introduce un nuovo ordine di verità: il corpo non a servizio della religione ma la religione a servizio del corpo. Lo troviamo attestato nel capitolo 10 della lettera agli Ebrei, dove, riprendendo il salmo 40, l’autore immagina che il Figlio si rivolga al Padre dicendo: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerte: mi hai preparato un corpo”. Cristo è cosciente che deve assumere pienamente la condizione umana e legge il “corpo” come un compito da realizzare: si tratta di vivere il corpo che Dio gli ha preparato e di giungere a fare del suo corpo un dono di vita e un’offerta. Il corpo diventa così l’adempiersi della persona e della volontà di Dio».
In che modo la religione intende nutrire il corpo?
«Occorre estendere l’atto del nutrire a tutte le dimensioni dell’essere umano: biologica (un corpo sano, malato, in forma, distrutto, torturato); vitale (nel suo nascere, morire, agire); relazionale (nel rapporto con se stesso, gli altri e Dio). Essendo diverse le dimensioni con cui ha a che fare il nutrire sono diverse anche le risposte e gli orientamenti di vita dati dalle religioni e dalle culture nelle quali esse si esprimono come esperienza religiosa. Ad esempio una visione dualista dell’uomo che lo vede composto di due realtà (corpo e anima) considera il corpo come una realtà da “sacrificare” per la salvezza dell’anima, mentre invece una comprensione unitaria della persona ritiene che il corpo sia espressione della sua condizione di soggetto umano aperto alle relazioni, compresa quella con Dio».
Il cristianesimo come vede questo rapporto tra corpo e anima?
«Il Vaticano II ci insegna anche ad avere una visione unitaria e globale dell’uomo, chiamato a realizzarsi in quanto creatura corporea e spirituale. Dall’idea di avere corpo e anima si deve passare a quella di essere corporei e spirituali».
Quindi per il cristianesimo nutrire il corpo è...
«Esprime l’elemento più specifico e caratterizzante. Molte volte viene raffigurato nell’arte cristiana (pittorica e scultorea, ma anche composizioni letterarie e musicali), come l’atto espressivo della salvezza. Il banchetto ricco di cibo e di bevande a cui sono invitati tutti i popoli è l’immagine scelta da Gesù stesso per esprimere il progetto di amore del Padre. Cibarsi significa partecipare, divenire amici solidali nel donare ciò che si riceve, essere una medesima realtà».
Questo in che cosa provoca le nostre comunità cristiane?
«Dovremmo domandarci se l’esperienza religiosa nutre il corpo in tutte le sue dimensioni e se questa attenzione è presente sia nei percorsi di formazione, sia nei riti che celebriamo. Dovremmo ricordarci che la religione è per l’essere umano (il corpo) e non viceversa. Non abbiamo un corpo ma lo siamo!».
Il percorso di studio dell’Issr vedrà una terza tappa, sempre aperta al pubblico, il 15 aprile
Valentino Cottini, preside del Pontificio istituto di studi arabi e islamistica di Pisa, e Antonio Chizzoniti, professore di diritto ecclesiastico dell’università Cattolica del Sacro Cuore, parleranno de “Il cibo dell’anima”.