Emergenza migranti: la sfida della microaccoglienza
Anche questa fine d'anno sarà segnata da un clima di emergenza per profughi e richiedenti asilo. Le foto delle carrette del mare alla deriva al centro del Mediterraneo non fanno più l’effetto di una volta. E anche la precarietà e a volte la disumanità delle condizioni di chi, graziato dalla traversata, è riuscito a mettere piede in Europa, non sembrano più interessare l’opinione pubblica. Le sfide che attendono il territorio e la volontà della Chiesa diocesana di non subire passivamente il fenomeno.
Le foto delle carrette del mare alla deriva al centro del Mediterraneo non fanno più l’effetto di una volta.
E anche la precarietà e a volte la disumanità delle condizioni di chi, graziato dalla traversata, è riuscito a mettere piede in Europa, non sembrano più interessare l’opinione pubblica. Anzi, il tema spesso è ridotto a guerra dialettica, piena di pregiudizi e frasi per “sentito dire”, incapaci di scalfire i cuori. Ma la prospettiva che viene fuori dal vangelo, specie in questi giorni di festività natalizie, impone di aprire gli occhi.
Da ormai un anno e mezzo, in diocesi di Padova, si è costituito un gruppo di lavoro per tenere viva l’attenzione verso l’emergenza migranti presso le comunità cristiane, sia dal punto di vista della formazione che da quello dell’informazione.
A comporre l’équipe ci sono una serie di uffici pastorali, come la Caritas, la pastorale sociale e del lavoro, la pastorale dei migranti, il centro missionario, un vicario foraneo e l’ufficio stampa. «Da questo gruppo – racconta il direttore di Caritas Padova don Luca Facco – stanno nascendo una serie di attenzioni concrete di sensibilizzazione e di ascolto per le comunità cristiane che accolgono o che vorrebbero accogliere».
L’emergenza, oggi, riguarda il territorio attorno alle due basi di San Siro e di Conetta, ora occupate da migliaia di richiedenti asilo, ma la parola d’ordine per superare la fase critica è una: microaccoglienza.
«Il panorama è complesso – recitava una nota della diocesi pubblicata due mesi fa – ma un fatto è certo: per un’accoglienza sostenibile dei richiedenti asilo si sta facendo ancora troppo poco! Un mea culpa che riguarda tutti, ne è consapevole anche la chiesa di Padova, per cui è chiaro l’orientamento di indirizzo – le microaccoglienze – ma altrettanto chiara è la necessità di una rete, di un patto territoriale, di un coinvolgimento maggiore di realtà pubbliche e private, perché solo lavorando insieme si possono trovare soluzioni virtuose e dignitose».
Già nel 2015 l’équipe diocesana aveva lavorato a delle Faq (domande e risposte) per spiegare come funziona la microaccoglienza e si era mossa per accendere le luci dei riflettori sulla situazione nel vicariato di Agna e di Cona.
Ora, con una lettera firmata sia da don Luca Facco come direttore della Caritas, sia da don Marco Cagol come vicario episcopale per le relazioni con il territorio, si invita alla partecipazione ad alcuni momenti durante il tempo di Natale tra Cona e San Siro come segno di vicinanza.
«La situazione di oggi ci chiede di cambiare paradigma. Dovremmo affrontare la situazione delle migrazioni per i prossimi vent’anni. O ci strutturiamo, e ci poniamo in una condizione di crescita, oppure subiremo passivamente il fenomeno».
Ma questo continuo lavoro di sensibilizzazione – aiutato dalle parole continue e inequivocabili di papa Francesco – inizia già a dare dei frutti percepibili: «Girando per le comunità cristiane – racconta don Luca Facco – trovo molto più interesse, curiosità e voglia di informarsi. Le parrocchie si mobilitano per l’accoglienza e questa cultura, portata avanti nel rispetto delle regole, è un tema strutturale per l’Italia e per l’Europa».
Si parte dalle cose piccole: «Solo l’incontro con le persone, la loro conoscenza reale e i piccoli gesti concreti ci permettono di superare le paure».