Le Palme del vescovo con i fratelli immigrati a Cona
La domenica delle Palme del vescovo Claudio Cipolla è iniziata a Cona (Ve), dove ha desiderato celebrare la messa che apre la Settimana Santa con la comunità dell’unità pastorale di Cona (Cantarana, Cona, Mensole e Pegolotte) e con una quarantina di richiedenti asilo ospitati nella ex base militare di Conetta, gli stessi che venerdì sera si sono alternanti nel portare la croce lungo la Via Crucis per le vie del paese e che da settimane/mesi partecipano alle celebrazioni comunitarie, con il vangelo letto anche in lingua inglese. Guarda la fotogallery
Dopo aver salutato i profughi presenti – uno a uno – il vescovo Claudio ha iniziato la celebrazione con la benedizione dell’ulivo sul piazzale della chiesa. Da qui si è poi avviata la processione verso la chiesa, aperta proprio dai giovani immigrati.
Il vescovo si è rivolto sia ai fratelli immigrati che alla comunità cristiana
Da un lato ha sottolineato la comprensione per la «grande prova» che stanno vivendo quanti fuggono da situazioni di grande difficoltà, accompagnata dall’augurio a essere forti nella fede. «Un salmo – ha ricordato il vescovo rivolgendosi ai richiedenti asilo, a cui veniva tradotta l’omelia – si domanda “Come canteremo il cantico del Signore in terra straniera?”. Quando si è lontani dalla propria casa e dalla propria famiglia il cuore non è mai contento. Queste tristezze e preoccupazioni creano un clima di prova molto grande. Vorrei augurarvi di essere fedeli al Signore e al Vangelo e dirvi che tutti noi siamo vicini a voi. Vi auguro di essere molto forti per realizzare i vostri sogni di bene, sapendo che le comunità dei cristiani che abitano in questa terra vi saranno vicine e accanto».
L'invito ad aprirsi all'accoglienza
Dall’altro il vescovo ha sostenuto e sollecitato le comunità cristiane a continuare a essere vicine e accoglienti con i fratelli. Perché questa è la via del Vangelo: «Per noi cristiani lo spirito del Vangelo, il legame con Gesù, crea una parentela addirittura più forte di quella di sangue» come dimostrano nella storia la testimonianza di molti martiri che per Gesù e per il Vangelo hanno dato la vita. «Questi fratelli, che lasciano casa, famiglia, terra… stanno bussando alle porte perché hanno bisogno di aiuto. E noi non possiamo non aprire il nostro cuore – nella misura in cui ci è dato – a ogni uomo, specie a quanti stanno percorrendo strade così difficili, così esposte».
Al termine della celebrazione un ringraziamento e una “foto di comunità”, perché «siamo parte di una stessa famiglia», ha ricordato il vescovo.