Un unico sistema europeo per l’asilo
Tempi certi per concedere la protezione internazionale e 10 mila euro al paese ospitante per ogni profugo accolto. Sono queste le maggiori novità contenute nella proposta della commissione europea per riformare il sistema di asilo del Vecchio continente, afflitto dalle vistose incoerenze presenti oggi nelle procedure dei singoli stati membri. «Si tratta dell’ultimo pezzo della riforma complessiva del sistema – ha spiegato il vicepresidente Frans Timmermans – Con oggi tutti gli elementi sono sul tavolo». «L’Ue – ha aggiunto – ha bisogno di un sistema che sia efficiente e protettivo, basato su regole comuni».
Tempi certi per le richieste d’asilo
L’effetto della proposta, com’è logico, è, oltre all’introduzione di maggiori obblighi per il migrante ospitato, una restrizione dei margini di manovra dei paesi dell’Unione.
Per arrivare a una procedura europea pienamente armonizzata, le istituzioni comunitarie oltre a fissare gli obiettivi (finora miseramente naufragati come si è visto nei due casi di spartizione tra stati dei migranti arrivati in Grecia e Italia dal Mediterraneo) stabiliranno anche i passi da fare per raggiungerli.
E questo anzitutto attraverso tempi certi: se il parlamento europeo approverà la proposta, i paesi avranno sei mesi per decidere se accordare o meno il permesso d’asilo al richiedente e uno o due mesi per perfezionare il rimpatrio in caso di rifiuto.
Anche i ricorsi avranno scadenze precise: da una settimana a un mese al massimo. Un’unica lista dei paesi sicuri sostituirà anche le singole liste nazionali che annoverano le località in cui i migranti non rischiano discriminazioni. I richiedenti asilo avranno welfare in cambio di integrazione.
La pressione in parlamento
In attesa di capire quando il nuovo sistema europeo di asilo entrerà in vigore, qualcosa si muove anche nel nostro paese.
Alcuni parlamentari veneti, fra cui i democratici Gianpiero Dalla Zuanna, Giorgio Santini e Jessica Rostellato, hanno avanzato alcune proposte per migliorare il sistema di accoglienza: «Sono convinto che alcune modifiche alle procedure sono necessarie – spiega Dalla Zuanna – Speriamo di riuscire a intervenire prima della chiusura estiva del parlamento».
L’attenzione è puntata su tre aspetti.
«Occorre anzitutto riconoscere risorse ai comuni ospitanti, magari una parte dei 35 euro che oggi sono destinati in toto alle cooperative. Penso a Bagnoli e Cona che sostengono spese per le attività nei centri e l’ordine pubblico», argomenta il senatore. Vanno poi evitati i grandi assembramenti per evitare i disordini che si sono verificati nei giorni scorsi nella base di Bagnoli e infine va sistematizzato il lavoro delle commissioni territoriali chiamate a valutare le domande di asilo. «Non è possibile che a Bologna venga accolto il 75 per cento delle richieste e a Padova il 25 – puntualizza Dalla Zuanna, autore con Stefano Allievi del volume Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione – Il futuro di un migrante non può dipendere dal caso in base alla città a cui viene assegnato: servono criteri certi».
Il territorio scricchiola
Negli ultimi giorni in Veneto, sono arrivati altri 500 migranti. Le province di Padova e Vicenza hanno superato quota 1.400, ma il problema principale rimane la barricata alzata dai sindaci contro l’accoglienza.
È il caso di Padova, dove un accordo tra prefetto e primi cittadini non è mai arrivato, e neppure il caso del sindaco di Noventa Padovana, rieletto dopo aver accolto, sembra aver mosso le acque.
Ma è anche il caso di Vicenza, dove il protocollo d’intesa dell’Alto Vicentino non è stato rispettato in pieno: più di un comune firmatario non ha poi aperto le porte ai richiedenti asilo. Di qui la sfuriata del prefetto Soldà contro i settanta sindaci ancora sulle barricate.
Chissà, se «lo stato farà di più lo stato», per dirla con Dalla Zuanna, si potrà voltare pagina.