Adultissimi di Ac, tutti in festa da San Leopoldo
Nell’anno del giubileo della misericordia l’Azione cattolica diocesana ha scelto il santuario di padre Leopoldo come luogo di ritrovo per la festa convegno degli adultissimi over 60, in programma giovedì 19 maggio. La riflessione dell’incontro è essere “narratori” di fede per le nuove generazioni.
Giovedì 19 maggio gli “adultissimi” della diocesi si ritrovano per il loro incontro annuale di primavera per un momento che mette insieme preghiera, cultura e anche festa, via via in vari luoghi della diocesi.
L’appuntamento è dalle 15.30 alle 18.30 nel santuario di San Leopoldo a Padova. «È uno stile che ormai da un po’ di anni ci si è dati, coniugando insieme la dimensione spirituale, quella culturale-artistica e anche questa più gioiosa dello stare insieme con simpatia – sottolineano i referenti della commissione diocesana di Azione cattolica che ha organizzato il tutto – Quest’anno però non si poteva disattendere un’opportunità unica e molteplice. Unica è l’esperienza di un giubileo sul tema della misericordia, con la traccia e l’ispirazione che papa Francesco ci ha dato sin dalla bolla di indizione e col percorso fin qui sviluppato; c’è poi anche la dimensione diocesana che il vescovo Claudio ci sta proponendo, soprattutto evidenziando il coinvolgimento dei vicariati. Ma unica è anche l’opportunità di avere a casa tra noi uno dei simboli che il papa stesso ha scelto per questo anno santo: il corpo, ancor più la testimonianza palpitante di padre Leopoldo e di tutto il suo santuario».
Da qui la scelta come luogo di ritrovo del santuario che è stato la casa di padre Mandic e che ora porta il suo nome.
«Qui possiamo incontrare i racconti viventi di questo nostro santo di casa, qui possiamo sperimentare concretamente il suo messaggio di misericordia, anche attraversando la porta santa e vivendo il nostro personale evento giubilare».
La festa convegno degli adultissimi, che arriveranno singolarmente o per gruppi parrocchiali, offre l’occasione di stare dentro il giubileo da protagonisti.
«Ha però senso anche come testimonianza che questa nostra età offre all’intera chiesa diocesana. Anche noi siamo in cammino, anche alla nostra età c’è bisogno, ma ancor più desiderio e consapevolezza di invocare la misericordia del Padre non solo per noi, ma per il mondo intero. Ha senso vivere con intensità il giubileo per poter essere ciò che questa età ci domanda: diventare narratori dell’esperienza di fede alle nuove generazioni, narratori dell’incontro e della conoscenza con il Signore Gesù e con la sua opera di salvezza».
Un ruolo di testimoni della fede soprattutto nei confronti dei piccoli, delle nuove generazioni, che sono sempre più affidati ai “nonni” anche nel compito educativo.
«È un racconto da imparare a rivolgere ai genitori dei nostri nipoti, che vuol dire ai nostri figli e figlie, generi e nuore. Forse le generazioni che più sono lontane dalla vita di chiesa, magari senza volontà precise di rifiuto, ma per le condizioni di una vita che si rivela sempre più esigente e frenetica. Questa sentiamo essere la sfida più grande, delicata e difficile, ma anche “chiave” per questo tempo. Stare dentro le dinamiche di iniziazione cristiana che la diocesi ha attivato in questi anni ci sta dicendo proprio questo. La sfida è di farlo, di imparare a farlo da “genitori di figli adulti”: una sfida da accettare e da intraprendere, con la riflessione insieme, con la preghiera, con le esperienze… Ma anche una disponibilità e una potenzialità da mettere a disposizione della nostra chiesa padovana, quasi a dire che nel percorso dell’iniziazione cristiana della diocesi anche noi abbiamo un posto e un ruolo precisi, nei quali siamo attesi e per i quali vogliamo esserci».
Il tutto secondo lo stile proprio dell’Azione cattolica.
«Ci caratterizza ed è il metodo che sentiamo nostro. Ci ha accompagnato nella gioventù, si è rinnovato e lo si sente prezioso proprio oggi, proprio anche per noi: saper rileggere continuamente la vita quotidiana come luogo in cui il Signore si fa presente, nelle sue pieghe gioiose e anche amare, perché in questa vita impariamo a esserci da credenti, proprio in quelle pieghe».