Sperare insieme si può. Il pianeta che speriamo, il il tema della 49a Settimana sociale dei cattolici italiani a Taranto dal 21 al 24 ottobre
Ambiente, lavoro e futuro sono i tre temi/ambiti su cui si lavorerà durante i giorni di Taranto. Coinvolta anche la delegazione padovana, che è composta da una ventina di persone. Il cammino di preparazione ha coinvolto i diversi territori. Si coglie l’intento a non fermarsi alla Settimana sociale, ma di continuare il percorso. Che è di conversione
Mancano solo pochi giorni all’apertura della 49a Settimana sociale dei cattolici – in programma a Taranto dal 21 al 24 ottobre – che vedrà le Diocesi del nord, centro e sud Italia confrontarsi intorno al grande tema del “Pianeta che speriamo” fra ambiente, lavoro e futuro.
«C’è stato un cammino di preparazione in cui s’è cercato di coinvolgere i territori differenziando gli argomenti e mi sembra di cogliere l’intenzione di non fermarsi a Taranto ma di continuare in questo percorso – spiega don Luca Facco, vicario episcopale per i rapporti con le istituzioni e il territorio e fra i delegati padovani che parteciperanno all’appuntamento – Penso che il coinvolgimento delle comunità su questi temi sia un percorso lungo, culturale: una conversione, in termini ecclesiali, e convertire e farsi convertire non è facile. Abbiamo tutti delle paure, delle resistenze e non ci rendiamo ancora conto dell’urgenza di dedicarci alla cura dell’ambiente in cui viviamo».
Una conversione che richiede tempo ma anche tenacia, forza di volontà: «In questa fase post-pandemia c’è bisogno, attesa di qualcosa di propositivo e credo la ricaduta sarà positiva – continua don Facco – Dobbiamo essere capaci di diventare lievito che feconda nella comunità cristiana tutta».
La Settimana di Taranto è l’occasione per far dialogare la Chiesa con la comunità e dentro la comunità ascoltare tutte le voci che la compongono, dalle professioni all’accademia. «Come mondo agricolo siamo quelli che risentono maggiormente dei cambiamenti climatici e proprio per questo dovremmo essere i custodi del terreno – riflette Massimo Bressan di Coldiretti e della Camera di commercio padovana – La nostra sensibilità di agricoltori va oltre quella che sembra la moda del momento: il bello della Settimana sociale è che ha messo in dialogo diverse realtà e mi sono accorto del grande lavoro che hanno fatto le varie comunità ecclesiali per prepararsi a questa occasione, mettendo in dialogo il centro con la periferia».
Quando si parla di sviluppo sostenibile e di economia circolare si tendono a sottovalutare le buone pratiche già in uso da vent’anni come il chilometro zero, un’autentica economia di prossimità che contribuisce a ridurre gli sprechi della filiera. Piccole e grandi innovazioni aiutano a immaginare un futuro molto più prossimo di quanto saremmo portati a credere, figlio di nuove abitudini che però non si sono ancora diffuse fra tutta la popolazione.
«La digitalizzazione deve unire le generazioni e il grande sforzo da fare come comunità è aiutare le persone più mature a parteciparvi – mette subito in chiaro Paolo Gubitta, docente dell’Università di Padova e responsabile del gruppo di lavoro “Digitalizzazione e dematerializzazione” per il Nord Italia – Digitalizzare i nonni non per abbandonarli, ma per renderli più capaci di interagire fra loro ed essere più autonomi».
La digitalizzazione è una delle principali leve dell’efficienza nel mondo del lavoro: ridurre gli sprechi è diventato un imperativo tanto per tenere in equilibrio i bilanci quanto per rendere sostenibile l’attività. Dire che tutto è collegato è inserire in questo ragionamento una visione etica e cristiana delle cose: tutto è collegato e, quindi, nessuno può essere dimenticato.
Buone pratiche
Non bisogna avere paura del cambiamento, della tecnologia, ma investire nella conoscenza. La pandemia ci ha messo nella condizione di sperimentare e alcuni dispositivi si sono fatti largo nella vita di tutti i giorni: un assistente vocale da poche decine di euro, comandabile solo con la parola, può aiutare un anziano a rendersi indipendente in tante piccole faccende quotidiane, come ricordare una routine terapeutica o – inserito in un sistema domotico – mettere in funzione piccoli e grandi elettrodomestici. Il rischio dell’abuso di questi strumenti, specie quelli di comunicazione, senza formazione è che si diffondano pratiche di utilizzo sbagliate, dalle truffe alle cosiddette fake news.