Il mondo racchiuso in una mano, anzi in un museo che coinvolge alunni e genitori
Il "Museo grande quanto il mondo" ha coinvolto le 10 classi della scuola elementare Salvo d'Acquisto, nel quartiere Arcella. Il progetto, avviato due anni fa, si è ulteriormente arricchito: attraverso l'oggetto personale si vuole instaurare un processo di comprensione e condivisione tra culture differenti: dal Nord al Sud d'Italia per di tutto il globo
Sulle bancarelle di città turistiche o in qualche negozietto di souvenir, soprattutto negli anni Ottanta e primi Novanta, si potevano trovare delle finte e plastificate macchine fotografiche che contenevano una decina o più di scatti di quella località o un pot-pourri di monumenti simbolici in giro per il mondo. Guardare attraverso quell’obiettivo era un po’ come avere la Tour Eiffel proprio lì davanti a noi, anche se in realtà ci trovavamo in altre latitudini.
Il mondo in un click, in una serie di istantanee. La stessa sensazione che si prova entrando nel “Museo grande quanto il mondo”, visitabile dal 28 al 31 maggio all’interno dell’istituto Valle, nel quartiere Arcella di Padova. Una mescolanza di oggetti personali che ha coinvolto, in un percorso durato quasi un anno, le dieci classi della scuola elementare Salvo D’Acquisto. Parallelamente anche la prima elementare della scuola Rosmini ha allestito la sua personale mostra all'interno della classe. Bambini e soprattutto genitori spinti dall’entusiasmo creativo di Antonella Nanni di Arc.A.Dia, associazione che attraverso fondamenta e conoscenze archeologiche promuove attività didattiche negli istituti scolastici.
Dieci classi, quasi 200 alunni, dalla prima alla quinta elementare. Un coinvolgimento che, in realtà, è partito due anni fa in quello che a tutti gli effetti fu un riuscito tentativo “pilota” e che fu realizzato solamente dalle 2^ A e B . Una gustosa contaminazione nella quale i partecipanti hanno offerto un proprio pezzo di intimità a favore della collettività per intraprendere un "viaggio" perdendo la bussola: la bandiera della nazionale del Kosovo si affianca a un boccale utilizzato da un nonno quando era rinchiuso in un campo di concentramento durante la seconda guerra mondiale; una sfilata di vestiti folkloristici, divisi per continente, si alterna a vecchi ricordi come foto sbiadite, pagelle scolastiche albanesi o un grattugiamela; cappelli degli alpini si intersecano con il fez marocchino o un copricapo proveniente dal Bangladesh. E poi ancora due genitori hanno racchiuso in due sacchetti le farine della loro terra d’origine: una campana e l’altra siciliana.
«Vogliamo far parlare i bambini e coinvolgere i genitori - racconta Antonella Nanni – perché tutti hanno qualcosa da raccontare: Martina, bambina italiana con genitori nati in Kirghizistan, ha portato dei cofanetti in tessuto che replicano le abitazioni tipiche di quella cultura. Ora è in quinta e ha dovuto aspettare cinque anni per avere la gioia di raccontare ai suoi compagni la sua storia e quella della sua famiglia. Anche gli insegnanti, con questo progetto, sono riusciti a entrare in contatto con alcune famiglie, agganciare mamme o papà che appena arrivati hanno difficoltà nel linguaggio, hanno paura di entrare a scuola perché si sentono in minoranza»
Ma all’invito di portare un effetto personale, nessun genitore si è tirato indietro e si percepisce la partecipazione guardando la cura di certe ricette scritte a mano. Trenta genitori, tre per ogni classe, inoltre, hanno accettato l’invito di rispondere alle domande dei curiosi bambini: le interviste, curate da Stefania Olivier e Valentina Rettore dell’associazione Arc.A.Dia., sono stati positivi momenti di condivisione e di superamento di filtri e barriere. Del resto, le buffe e imprevedibili domande dei più piccoli, fanno crollare ogni sovrastruttura impostata.
Parallelamente gli alunni hanno raccolto i vari oggetti, presentandoli con il nome originale nella lingua d’appartenenza (vale anche il dialetto!), e successivamente, da provetti archeologi, hanno catalogato e descritto in maniera scientifica il proprio ricordo in modo da avere a portata di mano, per ogni visitatore curioso, la scheda completa.
Si scopre così una variopinta ricchezza di culture che si differenziano anche semplicemente da Nord a Sud della nostra penisola.
Ma vi ricordate gli alunni delle 2^ A e B che due anni fa avevano avviato questo museo “mondiale”? Beh, sono cresciuti, sono in quarta e con loro l’associazione ha pensato di strutturare un cammino differente, soffermandosi sull’evoluzione del linguaggio. Lavorando sulla creazione di un proprio codice, attraverso il gioco dei mimi fatto in maniera scientifica, hanno capito quanto è fondamentale la comunicazione e la comprensione tra comunità che adottano registri linguistici e non verbali differenti.
Assieme alla collaborazione preziosa della maestra Marcella Bazzoni e di tutte le insegnanti delle due scuole Salvo D'Acquisto e Rosmini, partendo dallo studio della Stele di Rosetta, reperto prezioso per l’umanità per comprensione del geroglifico, del demotico e del greco, gli alunni hanno realizzato la propria personale iscrizione: un’enorme “Stele di Arcelletta” con la trascrizione, in ben 19 lingue differenti, della frase: “Benvenuto all’Arcella, bellissimo e colorato pezzo di mondo. Qui potrai sorridere, essere gentile e rendere migliore la tua vita e quella degli altri”.
All’interno della scuola Salvo D’Acquisto si parlano 19 lingue!