Ripartire “a pedali”: le sette proposte per spostarsi in bicicletta. E in sicurezza
Riunite in un Coordinamento nazionale, le associazioni presentano un documento con le “proposte per la mobilità sostenibile urbana”. Sette le richieste, dai percorsi pedonali e ciclabili agli incentivi economici. Obiettivo: evitare che l'automobile sostituisca il trasporto pubblico, a danno della salute e dell'ambiente
Lo ha detto chiaramente la sindaca di Roma Raggi, ma in questi giorni lo dicono un po' tutti: il futuro degli spostamenti dovrà essere anche in bicicletta. Potrebbe essere questa la “bacchetta magica” per riprendere gli spostamenti in città, con mezzi di trasporto che non potranno più essere affollati, ma senza correre il rischio di ricorrere tutti all'automobile, congestionando le strade e aumentando le polvere sottili fino a livelli insostenibili.
L'idea è stata suggerita da quelle associazioni che da anni la propongono, ma che oggi soltanto trovano terreno fertile per essere seriamente ascoltate: da Salvaciclisti a Fiab, da Legambiente alle Ciclofficine, passando per consulte, fondazioni, fino a studiosi di atenei, tanti sono i promotori del documento “Proposte per la mobilità sostenibile urbana intra e post emergenza Covid-19”, presentato nei giorni scorsi al presidente del consiglio, alla task force di Colao e al commissario straordinario per l'emergenza Arcuri, alla Protezione civile e ai ministeri delle Infrastrutture, della Salute, dell'Ambiente e degli Interni, alla Conferenza delle regioni e all'Anci. La firmano “le associazioni impegnate per la mobilità sostenibile e l’ambiente, riunite in un Coordinamento nazionale”.
Come premessa, un dato: “Il trasporto pubblico locale sposta quote rilevanti di cittadini, fino al 55% nelle grandi città, a cui si aggiunge l’enorme movimento di persone che usano i treni pendolari”. E una constatazione: "L’uso del trasporto pubblico locale sarà fortemente ridotto, sia a causa del mantenimento delle restrizioni, sia causa della sfiducia della popolazione nel prendere i mezzi pubblici”. Di qui, la preoccupazione: “In assenza di interventi, è facile prevedere che molti di coloro che abbandoneranno il trasporto pubblico sceglieranno di muoversi in automobile. Se questo dovesse avvenire, avremo certamente il collasso della mobilità nelle città italiane, a partire dalle città metropolitane”.
Verso una mobilità alternativa (e sicura). I sette passi
Ma quale potrebbe essere la soluzione? “Garantire altre forme di mobilità alternative all’auto”: tra queste, naturalmente, la bicicletta, ma anche il pattino e altre tipologie di mobilità “attiva”. Ad oggi, sembra fantascienza, anche alla luce dei numerosi incidenti che vedono spesso i ciclisti vittime della strada, in assenza di percorsi sicuri a loro dedicati. La “mobilità alternativa” dovrà quindi essere, evidentemente, prima di tutto sicura. E per questo servono progettualità e risorse, fin da subito. Le associazioni declinano quindi nel documento le sette azioni da intraprendere per fare in modo che le strade, sopratutto quelle metropolitane, siano pronte ad accogliere una mobilità diversa, capace di tutelare la salute delle persone e dell'ambiente.
Primo, “realizzazione di nuove regolamentazioni e/o infrastrutture 'soft', a basso costo e rapida attuazione, per la mobilità attiva (pedonale e ciclabile) e la micromobilità, estese a tutta l’utenza fragile, anche non convenzionali e in deroga al Codice della Strada. Ad esempio: percorsi pedonali e corsie ciclabili in sola segnaletica, doppio senso bici, strade residenziali a 10 km/h aperte ai pedoni, strade scolastiche, intermodalità bici-TPL (Rete di Mobilità di Emergenza/Transizione)”.
Il secondo punto riguarda “l'introduzione, già dal prossimo 'decreto aprile', di forti incentivi economici e finanziamenti per il potenziamento della mobilità attiva come alternativa all’uso dell’auto privata e complementare al trasporto pubblico. Ad esempio: Fondo interventi urgenti mobilità sostenibile dei Comuni (per realizzare quanto previsto al punto 1), bonus-mobilità per i cittadini (acquisto bici elettriche, servizi di bike sharing e micromobilità), premialità e rimborsi chilometrici”.
Terza richiesta è “il pieno mantenimento delle misure di equilibrio del sistema della mobilità, come le ZTL, la sosta regolamentata, le corsie preferenziali, indispensabili ancor più ora per gestire il traffico, rendere appetibili ed efficienti le modalità alternative all’auto ed evitare la completa paralisi circolatoria derivante da un 'iberi tutti' di spostarsi comunque e ovunque in macchina”. Quarto punto, il “contenimento della domanda e dei picchi di mobilità lavorativa e commerciale, promuovendo in modo diffuso lo smart working come modalità facoltativa di lavoro, con priorità per i pendolari extraurbani, la differenziazione degli orari di attività economiche e uffici, e i sistemi di consegna a domicilio, privilegiando ed incentivando quelli su bicicletta e cargo-bike”.
Quinto, “il riconoscimento, la promozione e il finanziamento della mobilità attiva (pedonalità e ciclabilità) come modo di trasporto urbano resiliente, in quanto capace di garantire il diritto alla mobilità in sicurezza per tutti e di assorbire una quota rilevante della mobilità nel rispetto della distanza di sicurezza e con la minore occupazione di spazio, evitando di aumentare in modo insostenibile il traffico privato e congestionare i mezzi pubblici”. La sesta richiesta riguarda “l'istituzione di un gruppo di lavoro tecnico-scientifico che coordini e armonizzi le misure di cui ai punti precedenti su tutto il territorio nazionale all’interno di un Piano di Mobilità di Emergenza/Transizione Covid-19”. Infine, settimo e ultimo punto, la “realizzazione di campagne informative nazionali per stimolare stili di vita basati su forme di mobilità attiva, indispensabili per tenersi in salute e recuperare la forma fisica”.