Il Sinodo riempie le fratture di germogli
Ho voluto partecipare al Sinodo di Padova perché portavo nel cuore la grande esperienza di discernimento e di fraternità fatta con il Sinodo dei giovani nel 2017.
Certo, essere un giovane di appena 27 anni che accompagna e guida un gruppo eterogeneo formato da uomini e donne, studenti e lavoratori, pensionati, mamme, papà, con un divario di età di 50 anni (dai 17 ai 69), può sembrare difficile; di sicuro l’incarico non è stato dei più semplici ma essere scelto dalla mia parrocchia come facilitatore di uno spazio di dialogo mi ha regalato la possibilità di incontrare e approfondire la conoscenza di altre persone. Un dono preziosissimo. Ho deciso di “andare verso la Terra che mi è stata indicata” e incontro dopo incontro è aumentata sempre di più la voglia di scoprire, di conoscere e di confrontarsi per capire i fondamentali punti di rottura e comprendere le grandi opportunità che questi solchi si lasciano dietro. Un allenamento continuo che a ogni incontro ci ha insegnato che da questi solchi che hanno squarciato il nostro quotidiano nascono piccoli germogli. La fatica iniziale sta nel riconoscerli. Non è semplice perché il nostro occhio deve imparare a intercettarli. Lì inizia la nostra missione: prendersi cura di questi germogli infatti richiede quello sforzo in più, quelle attenzioni che abbiamo perso l’abitudine di avere. Il tempo purtroppo scorre sempre veloce e la frenesia dei tempi moderni non ci dà la possibilità di dedicarvici. Qualcosa è sempre più importante, qualcosa viene sempre prima o è più urgente. Essere facilitatore però mi ha fatto ritrovare quel tempo adeguato a fermarmi, pensare e condividere. Ed essere un gruppo che si interroga e che intraprende un viaggio introspettivo lasciandosi provocare e contaminare è il più grande germoglio che si possa desiderare. Creare gli spazi di dialogo ha dato la possibilità a tutti quanti di dire quello che da tempo aspettavano di dire. Finalmente una possibilità di essere ascoltati senza essere giudicati. Vedere giovani ragazzi dialogare su aspettative deluse e ipocrisie anacronistiche esprimendo la propria volontà di essere ascoltati per voler cambiare le cose, per essere considerati finalmente come persone desiderose di un futuro migliore, nel breve periodo ha inizialmente interdetto il pubblico con più esperienza sulle spalle che però, non solo non se n’è risentito, ma, anzi, ha accolto la provocazione per pensare e ideare opportunità di incontro e confronto che vadano a soddisfare i nuovi
bisogni che anche la pandemia ha fatto emergere. Il viaggio è ancora lungo ma il Sinodo sta riempendo i punti di rottura con germogli preziosi. Mi sono divertito e lo spazio di dialogo è stato un utile strumento per aiutare i partecipanti a individuare i modi per riempire i punti di rottura delle persone loro vicine e in maniera esponenziale ad altre persone ancora. Il dialogo crea dipendenza.
La parola ai giovani: scriveteci!
Che cosa interessa ai giovani? Quali sogni, desideri, progetti hanno per il futuro loro e della società? Quale città, regione, Paese hanno in mente? La Difesa apre loro le sue pagine in occasione dell’Anno dei giovani voluto dall’Unione Europea. Se anche tu sei un giovane under 35 e hai idee da suggerire o articoli da inviare, non esitare a scriverci:
redazione@difesapopolo.it
Daniele Facco
27 anni, Consulente Assicurativo Parrocchia di Santa Giustina in Colle