Congresso Acri, Profumo: "Tenere insieme innovazione e sostegno alle fragilità"
A Cagliari il XXV Congresso nazionale di Acri. L'intervento del presidente Francesco Profumo: "Per troppo tempo, sviluppo e sociale sono stati considerati separatamente. Per realizzare una crescita radicata e duratura, dobbiamo contestualmente alimentare la coesione sociale, attraverso il protagonismo delle comunità"
“Acuite dalla pandemia, negli ultimi anni le disuguaglianze nel nostro Paese sono sensibilmente aumentate. Parliamo di disuguaglianze territoriali, tra Nord e Sud del Paese, tra grandi città e aree interne; disuguaglianze di genere, in termini salariali, di opportunità di lavoro, di possibilità di carriera; disuguaglianze sociali, tra garantiti e non, per le diverse forme di contrattualizzazione del lavoro; disuguaglianze generazionali, tra giovani e adulti, a causa di una mobilità sociale da anni bloccata; disuguaglianze di diritti, tra chi nasce nel nostro Paese e chi qui decide di venirci a vivere”. Lo ha detto nella sua relazione introduttiva il presidente di Acri Francesco Profumo, intervenendo oggi a Cagliari al XXV Congresso nazionale di Acri, realizzato insieme alla Fondazione di Sardegna, con il patrocinio della Camera dei Deputati. Si tratta di un appuntamento che, con cadenza triennale, consente di fare il punto su ruolo e prospettive delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio Spa; “Sulle strade dell’Uguaglianza” il titolo di questa edizione.
“Per troppo tempo, qualcuno ha pensato che sarebbe bastato il solo sviluppo economico per sanare le imperfezioni del sistema. Sembrava ci fossimo quasi assuefatti a un certo tasso irrinunciabile di disuguaglianza e che a parlare di uguaglianza fossero rimasti solo pochi utopisti e sognatori. - ha sottolineato Profumo - Questo perché per troppo tempo, sviluppo e sociale sono stati considerati separatamente. Per troppo tempo, è stata dominante una visione che voleva che i due termini fossero al più collegati da un rapporto di causa-effetto: la crescita economica di un territorio e la creazione di posti di lavoro avrebbero progressivamente fatto crescere il capitale umano e sanato le disuguaglianze della società. Ma non è stato affatto così. Ci siamo finalmente resi conto che, se non vogliamo produrre uno sviluppo fragile e superficiale, le due cose devono andare di pari passo. Per realizzare una crescita radicata e duratura, dobbiamo contestualmente alimentare la coesione sociale, attraverso il protagonismo delle comunità. Perché siamo finalmente tutti consapevoli che la disuguaglianza, a lungo andare, non è solamente ingiusta, ma anche portatrice di una complessiva inefficienza dell’intero sistema".
Per Profumo è necessario "riuscire a tenere insieme, da un lato, la promozione e la crescita dell’innovazione, dall’altro, accompagnare le fragilità della nostra società. Perché un Paese prospera solo se c’è equilibrio tra le sue parti, tra chi cresce e chi fa fatica: questa è l’uguaglianza che vogliamo e di cui abbiamo assoluto bisogno".
Profumo nel suo intervenendo ha poi ricordato che le Fondazioni di origine bancaria stanno festeggiando i primi trent’anni di attività e alla Legge Ciampi del 1999 che “conteneva un’intuizione che si è rivelata cruciale nel tempo: alle Fondazioni è stato affidato il duplice compito di perseguire fini di utilità sociale e, insieme, di promozione dello sviluppo economico”. “L’aver tenuto insieme sociale e sviluppo fu un’intuizione lungimirante, che ha sempre orientato il modo di operare delle Fondazioni sul tema delle disuguaglianze. - ha commentato - Questo si traduce nella pratica quotidiana delle Fondazioni, che promuovono contemporaneamente startup ed empori solidali, ricerca scientifica e spazi di aggregazione, alta formazione e inserimento lavorativo. Le Fondazioni non intendono curare 'a valle', ma intervenire 'a monte'. Lavorano per contrastare le disuguaglianze di domani. Lo fanno utilizzando diversi strumenti, a seconda delle esigenze: erogazioni assegnate tramite bando, cofinanziamenti, progetti propri, attività di accompagnamento, mission related investment, finanza sostenibile, impact investing, e tanti altri. Lo fanno senza volersi sostituire al Pubblico, ma, secondo il principio di sussidiarietà, sperimentano soluzioni innovative per il bene comune, che possano ispirare policy più ampie e durature. Lo fanno costruendo vasti e inediti partenariati, che riuniscono istituzioni, terzo settore, cittadini. Lo fanno avendo a mente un obiettivo ben preciso: al di là e ben oltre la quantità di risorse stanziate, il cuore dell’intervento delle Fondazioni sta nel voler diffondere una cultura della partecipazione e della responsabilità. Al centro ci sono i valori che in questi anni le Fondazioni hanno condiviso e, con la loro azione, hanno contribuito a diffondere nel Paese: solidarietà, pluralismo, uguaglianza".