Quei ragazzi in isolamento volontario. In Italia negli ultimi tre anni sono quasi raddoppiati gli adolescenti in “ritiro sociale”

Secondo i dati contenuti in uno studio pubblicato nei giorni scorsi, si è passati dal 5,6% del 2019 al 9,7% del 2022: un ragazzo su dieci vive questo disagio.

Quei ragazzi in isolamento volontario. In Italia negli ultimi tre anni sono quasi raddoppiati gli adolescenti in “ritiro sociale”

In Italia negli ultimi tre anni sono quasi raddoppiati gli adolescenti in “ritiro sociale”. Si tratta di quei giovani che rinunciano a uscire di casa (i cosiddetti “hikikomori”), o che riducono al minimo le relazioni con i pari e con gli adulti. Secondo i dati contenuti in uno studio condotto dal gruppo multidisciplinare di Ricerca “Mutamenti Sociali, Valutazione e Metodi” (Musa) dell’Istituto di Ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma (Cnr-Irpps), in collaborazione con l’Istat, pubblicato nei giorni scorsi, si è passati dal 5,6% del 2019 al 9,7% del 2022, un ragazzo su dieci vive quindi questo disagio.
Ne parliamo con Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta, nonché ricercatore dell’Istituto di Psichiatria e Psicologia nella Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Professore, come mai molti giovani oggi scelgono di vivere in maniera così estrema la solitudine?
Esistono due tipi di ritiro sociale. Il primo, particolarmente grave, si manifesta con l’abbandono scolastico già in preadolescenza, durante gli anni della scuola media, e spesso evidenzia criticità già emerse nella scuola primaria. Questo fenomeno riguarda ragazzini che, sulle soglie dell’adolescenza, si trovano senza strumenti per affrontarla. Temono di deludere le proprie aspettative e quelle dei genitori. Il futuro è un “mare aperto”, nuotare significa fare esperienza: ci sono ragazzi che non trovano la forza.
L’altro tipo di ritiro sociale è una sorta di “rimbalzo all’indietro”. Riguarda quei ragazzi che nel corso dell’adolescenza “si giocano” l’immagine precaria che hanno della propria identità magari sui socialnetwork, o in relazioni fallimentari con i coetanei. Incappando nello spettro del bullismo, o vivendo le prime esperienze di vergogna e frustrazione, crollano emotivamente: così adottano condotte evitanti, smettono di uscire di casa, oppure iniziano a manifestare sintomi di patologie.

L’iperconnessione digitale è una delle cause del ritiro sociale?
No, assolutamente. Anzi, nei casi di grave ritiro sociale il web offre le uniche relazioni possibili, sebbene virtuali. Occorre poi distinguere tra socialnetworkgaming on line e chat. I ritirati sociali non amano i socialnetwork o le chat, ma sono spesso fruitori di gaming on line, prediligono i giochi cosiddetti “sparatutto”, attraverso i quali instaurano relazioni con altri gamer. È sbagliato anche pensare che questo tipo di videogame alimenti rabbia negli adolescenti, in realtà gli “sparatutto” fanno da detonatore a una rabbia generata e accumulata molto prima, nel periodo dell’infanzia.

Dove individuare, quindi, le ragioni di queste forme di isolamento?
Le cause vanno ricercate nelle relazioni familiari e nel processo di costruzione dell’autostima. Prima che un bambino nasca, egli già esiste in forma ideale nella mente della mamma e del papà. Nel corso della prima infanzia ogni genitore continua a cercare quel “bimbo immaginario” nel proprio figlio. Molti dei giovani in ritiro sociale sono stati campioni sportivi, talenti della musica o della danza soltanto per soddisfare le aspettative dei genitori, dei parenti, perfino degli allenatori… Giunge il momento in cui i genitori devono avere il coraggio di abdicare al proprio “bambino ideale”, rinunciando a frasi del tipo “Non ti riconosco più!” o “Mi hai deluso… Dopo tutto quello che ho fatto per te”.

I genitori devono quindi rinunciare ad avere delle aspettative sui propri figli?
Avere delle aspettative di per sé non è un peccato mortale. Il vero abuso è dimenticare che ogni bambino ha diritto a essere amato anche quando fallisce, in maniera gratuita e autentica. In questo modo può “sentire” di avere un valore al di là di qualsiasi performance e costruire serenamente la propria autostima. Noi tendiamo a comportarci come i nostri genitori hanno fatto con noi, dovremmo avere il coraggio di superarli, elaborando dei nuovi pensieri, più calati nel presente, perché quelli che abbiamo spesso dimostrano di essere dei pregiudizi.

Gli adolescenti che rapporto hanno con il  futuro?
Oggi viviamo quotidianamente sotto la minaccia di catastrofi belliche, atomiche, ambientali ed economiche. Oltre a questo senso collettivo di angoscia i giovani vivono in spazi claustrofobici: sono ascoltati solo in teoria, ma non nella pratica, le loro idee vengono banalizzate, eppure il loro sguardo verso il futuro è saggio e fondato su serie argomentazioni.

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Fonte: Sir