Caro mangiare…L’aumento dei prezzi alimentari non si ferma, così come la crescita delle famiglie in difficoltà mentre è ancora alto lo spreco di cibo
Per una famiglia con due figli in un anno la maggior spesa per cibi e bevande è pari a una media di 228 euro all’anno

Mettere insieme il pranzo con la cena costa sempre di più. E cresce anche il numero di chi non può permettersi un’alimentazione “normale”. E’ l’effetto – diffuso – della crisi, che non smette di mordere e che proprio a tavola si fa sentire di più accanto, occorre dirlo, ad abitudini alimentari spesso sballate. Così, in Italia ma non solo, quello dell’alimentazione è un tema che deve fare i conti con una situazione complessa: aumenta il costo dei prodotti alimentari, cresce il numero di persone in difficoltà, mentre è ancora alto lo spreco a tavola. Paradossi di un’economia che pare senza una guida, anche nelle cose di tutti i giorni.
Costo della spesa alimentare, dunque. I listini di alimentari e bevande analcoliche crescono a velocità molto superiori della media. Stando ai dati dello scorso ottobre, il costo dei beni alimentari non lavorati è cresciuto del +3,4% su base annua e dello 0,4% rispetto a settembre. Numeri che nei mesi successivi non sono cambiati di molto. In questo modo, l’onere economico del “carrello della spesa” è cresciuto in ottobre del +2,0%, rispetto al +1,0% di settembre. Codacons così ha potuto calcolare che per una famiglia con due figli in un anno la maggior spesa per cibi e bevande è pari a una media di 228 euro all’anno. E non sono solo i prodotti tipici oppure i vini blasonati a salire di prezzo. Per capire meglio qualche esempio può essere utile. Sempre nello stesso periodo, il prezzo dell’olio di oliva è cresciuto del +14,3%, quello del burro del +14,7%, quello della verdura fresca del +9,4%; mentre consumare caffè è più costoso dell’11,8%.
Tavole costose, quindi, quelle imbandite dagli italiani. E non per loro volontà. Per capire ancora meglio è sufficiente guardare ad uno degli effetti del caro-spesa. Stando ad una analisi Coldiretti su dati Istat, sarebbero “2,3 milioni le famiglie italiane che non possono permettersi di portare in tavola un pasto proteico come carne o pesce ogni due giorni, quasi una su dieci tra quelle presenti in Italia”. Un’enormità che indica una situazione: in Italia costa sempre di più mangiare correttamente. Le deprivazioni – spiega una nota di qualche settimana fa ma ancora del tutto valida – sono “più gravi per le persone sole con meno di 65 anni e per i genitori soli con figli adulti, ma il disagio riguarda anche nell’ordine le coppie senza figli con meno di 65 anni, i genitori soli con figli minori e le coppie con figli minori”. Tutto senza dire delle conseguenze dal punto di vista della salute degli individui.
Di fronte ad una condizione così difficile e così diffusa, Assoutenti e Codacons hanno già chiesto al governo misure specifiche, segnalando che dopo due anni di caro-vita i prezzi al dettaglio ancora alti hanno spinto le famiglie a tagliare i consumi alimentari, “per 1,6 miliardi di euro nel 2024 al netto dell’inflazione”, dice Assoutenti.
Occorrono evidentemente interventi economici importanti e non facili da mettere in campo. Interventi che vanno dal sostegno delle famiglie a quello delle imprese. Da un lato, infatti, è necessario sostenere i redditi, dall’altro i bilanci delle aziende soprattutto quelle agricole che molto spesso del caro-cibo non beneficiano più di tanto. Ma occorre anche molta informazione ed educazione alimentare. Se da una parte il cibo costa caro, dall’altro di questo stesso cibo se ne spreca ancora una quantità inaccettabile. Qualche giorno fa ancora i coltivatori hanno tuonato: “Ogni secondo che passa nel mondo l’equivalente di quasi 12mila pasti finisce nella spazzatura, con un impatto pesante dal punto di vista economico e della sostenibilità ambientale, oltre che da quello etico, considerato l’aumento delle persone affamate”. Anche in Italia lo spreco alimentare è ancora molto alto. E se si sposta lo sguardo dall’Italia al mondo, secondo le stime della Fao, il cibo perso e sprecato potrebbe, infatti, sfamare ogni anno 1,26 miliardi di persone. E una buona parte dello spreco avviene tra le mura domestiche.