Quel male di vivere. Suicidi di insegnanti: forte monito a una società distratta

Il male di vivere che porta al suicidio insegnanti ha radici nascoste ma non impossibili da intercettare e recidere

Quel male di vivere. Suicidi di insegnanti: forte monito a una società distratta

Tra il 2014 e il 2024 ci sono stati in Italia 110 suicidi di insegnanti: uno al mese escludendo luglio e agosto.  La notizia su Avvenire del 5 febbraio viene da una ricerca condotta da Vittorio Lodolo D’Oria, un medico specializzato nelle patologie da stress da lavoro e che ha come riferimento i dati che l’Istat pubblica senza distinguerli per ambiti professionali.

Di suicidi di adolescenti, di detenuti e di persone provate da sofferenze riferiscono quotidianamente i media sollevando nell’opinione pubblica, almeno così si spera, qualche pensiero critico oltre che passeggere emozioni. Del “male di vivere” di insegnanti e delle sue tragiche conseguenze si sente qualche raro accenno, eppure i numeri sono sconcertanti, così anche in Francia e Regno Unito dove il rischio suicidario è valutato con più attenzione.

Una professione che veniva e viene giudicata meno usurante di altre si trova  nel vortice di una complessità sociale e culturale che provoca smarrimenti e toglie serenità ovunque, anche in un luogo in cui dovrebbe essere al primo posto.

Alla scuola si chiede molto, anche più di quanto oggettivamente possa dare, dimenticando che la scuola non è un mondo a sé stante. Allora, quale sostegno viene offerto a uomini e donne che si giocano in cattedra e tra i banchi?

Poco o nulla risponde Vittorio Lodolo D’Oria aggiungendo che le norme previste per accompagnare situazioni di fragilità vengono inapplicate se non ignorate.

La tragedia che Avvenire mette in luce ha certamente caratteristiche specifiche ma pone in discussione l’affermazione più volte ripetuta che “la scuola deve far fronte” al disagio e alle inquietudini in cui si trovano le nuove generazioni.  Ma come può la scuola da sola, come possono gli insegnanti da soli, colmare l’assenza educativa dei padri e delle madri, come possono resistere a una società distratta e in cui si è spento il desiderio di pensare e di conseguenza si rinuncia a essere cittadini accettando di diventare sudditi?

Il male di vivere che porta al suicidio insegnanti ha radici nascoste ma non impossibili da intercettare e recidere. È la spia di un male di vivere che sottrae serenità e fiducia a coloro che ne hanno assoluto bisogno per accompagnare le nuove generazioni nella formazione della coscienza.

C’è tuttavia un “miracolo” che ogni giorno si rinnova nella scuola e che consente di non cedere al pessimismo, al male di vivere, a una società distratta.  Lo si avverte nel tessuto delle relazioni tra generazioni che, con responsabilità diverse, sono alleate nel pensare e nel costruire un mondo libero dalla protervia e dalla menzogna di un potere economico e finanziario che vede nelle persone pensanti i più pericolosi nemici.

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Fonte: Sir