Nonni, portatori sani di speranza. Il valore della vecchiaia in un recente libro di Rosalba Manes

L’autrice ci invita a riflettere, finché si è in tempo, sulle “relazioni significative e generative” che sono il sale della costruzione della città degli uomini, non solo di Dio

Nonni, portatori sani di speranza. Il valore della vecchiaia in un recente libro di Rosalba Manes

“I nonni testimoniano la resilienza dinanzi alle difficoltà del vivere, la sapienza distillata delle prove e la gioia di tramandare costumi e valori utili a porre basi solide alla propria vita”: già in questa constatazione finale è raccolto il senso profondo di  “Tessitori di speranza. I nonni nella Bibbia” (Ancora, 80 pagine, 8 euro. Prefazione di Romano Penna), scritto da Rosalba Manes, docente di Teologia Biblica presso l’università Gregoriana di Roma e autrice di ricerche in cui il femminile -e non solo- si incontra con le traduzioni di libri biblici. Qui Manes apre finalmente il grande discorso su uno dei grandi mondi nascosti dalla frettolosa società contemporanea, perché senza i nonni e gli anziani non ci sarebbe la coscienza delle radici.

La fretta di consumare, comprare, gettare e riconsumare ancora ha ottenuto il nefasto scopo di rimuovere quei valori che non a caso alcuni vanno a cercare altrove. In oriente, ad esempio, dove la saggezza della conservazione delle parole sacre attira molti di coloro che tentano di sfuggire alla medusa della materia bruta spacciata per portatrice di felicità.

L’autrice ci invita a riflettere, finché si è in tempo, sulle “relazioni significative e generative” che sono il sale della costruzione della città degli uomini, non solo di Dio. Le Scritture grondano segni di rapporto costruttivo -anche se a volte conflittuale- tra giovani protagonisti e l’esempio degli anziani che indicano strade diverse. E il realismo di queste descrizioni sta nel fatto, come nota la stessa Manes, che alcuni dei protagonisti anziani, ad esempio Giacobbe, parlano con una certa amarezza della loro vita e della loro stessa età.

Anche perché l’essere avanti con gli anni non significa automaticamente diventare portatori di saggezza: è l’aiuto del Signore, ci insegna la Bibbia, a darci il soffio di maturità e di saggezza. Il grande rischio di questa età è il dimenticare il Senso e l’Altro, portatore di quel senso profondo, e conseguentemente di convincersi di avere tra le mani l’esclusivo prodotto, e la sua fine, delle proprie azioni, che l’avanzare delle debolezze e della vecchiaia, rischia di farci giudicare assurde o fini a se stesse. O addirittura invocare la morte, come Elia o Geremia.

L’autrice ci porta l’esempio positivo di un Davide che se ne va molto vecchio nella casa del Signore, sazio di ricchezza ma anche di gloria, che nel linguaggio biblico significa portatrice di sani insegnamenti per coloro che vengono e verranno.

Il grande tema delle ossa che sono invitate in Ezechiele ad ascoltare la parola del Signore, significa l’essere oltre la morte, e quindi un cammino in cui l’esperienza sia di aiuto, tema che sarà ripreso genialmente nel Novecento dall’Eliot del “Mercoledì delle Ceneri”, come simbolo della continuazione della parola di Dio attraverso le generazioni e la sua potenza creatrice.

Anche l’esempio di Gioacchino e Anna, nonni di Gesù, rafforza questa nuova -per noi contemporanei storditi dal consumo- e antica presenza anche profetica e consolatrice dei nonni che ci riporta inoltre, nota giustamente l’autrice, ad alcuni apocrifi.

Senza lo Spirito, più laicamente senza valori che oltrepassino le stagioni presenti, la vecchiaia rischia di diventare una attesa triste in quanto autoreferenziale: i nonni dovrebbero riconoscere che la loro utilità non è solo quella materiale del fare e produrre, ma quella dell’insegnare nuove antiche strade che portino oltre il deserto del non senso e della mancanza metaforica dell’acqua dei valori. Un po’ come Simeone che può chiedere al Signore di andarsene finalmente, perché ha conosciuto tangibilmente il senso della vita e ne è divenuto mediatore verso le nuove generazioni.

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Fonte: Sir