Scuola. La scuola da ripensare a partire dagli insegnanti
Il Covid ci ha travolto tutti, confinandoci in casa e infondendo paura e disorientamento.
Per un momento la novità della didattica a distanza ha acceso la creatività. Poi però, all'entusiasmo iniziale, è seguita la consapevolezza che è come tenersi per mano con la punta delle dita: basta un niente per staccarsi e separarsi per sempre. No, questa non è proprio la scuola che vorremmo, perché la scuola e uno spazio fisico prezioso e insostituibile che oggi più che mai deve essere ripensato.
Innanzitutto occorre ripartire dalla figura dell'insegnante che deve assolutamente avere le competenze umane e didattiche per ricoprire un ruolo così delicato. Garantite queste, va restituita dignità professionale ed economica: l'insegnante investe tutto se stesso per accrescere la creatività e la conoscenza dei suoi alunni e i suoi alunni disegneranno la società del futuro. È lui a seminare il granellino di senape che genererà frutto.
Poi ripensare agli spazi: 25 studenti in 25 mq non ci possono proprio stare e per quanto un insegnante cerchi di abbracciare tutti col suo sguardo e, nel contempo, cogliere la specificità di ognuno, è umanamente impossibile dedicarsi loro, a uno a uno, così come dovrebbe essere. Dovrebbero esserci piccoli gruppi in spazi adeguati e possibilmente ristrutturati, perché un ambiente bello anche esteticamente aiuta a stare bene.
La scuola che verrà non dovrebbe ammantarsi della parola inclusione quando si sa che anche la didattica a distanza è appannaggio delle famiglie più abbienti, perché non tutti i ragazzi hanno una camera singola con il pc personale e dietro la bella libreria bianca ornata di tomi, dizionari e foto dell'infanzia nelle cornici d'argento. Al bambino disabile o autistico poi poco importa vedere la faccia ovattata del maestro che parla a scatti per la connessione ballerina.
Insomma se è vero che la “scuola si fa" è anche vero che “a scuola si va", ci si deve andare, permeandola di una salutare “pedagogia della lumaca”, rispettando i tempi degli alunni, aderendo ai loro bisogni primari, alla voglia di giocare, di piangere, di ridere, di imparare, senza inseguire le ambizioni e la frenesia degli adulti.
La scuola deve essere “partecipata” da tutti ma, rigorosamente, nel rispetto dei ruoli di ciascuno, deve occuparsi di ciò che è essenziale per il bambino o il ragazzo, senza orpelli e proclami da “azienda” che vuole incantare la clientela.
Il grido di dolore e solitudine che la scuola e i docenti stanno lanciando deve essere ascoltato.
È inevitabile: la strada che stavamo percorrendo è interrotta per frana e gli insegnanti, “medici” in prima linea di “pazienti” bisognosi di cure speciali, fatte di amore, cultura, valori e sapere, attendono delle risposte. Forse è il momento giusto per darle. Tutte.
Simona Sau docente di scuola primaria
Arrivederci a settembre
Con questo numero si concludono per quest’anno le pagine di Scuola a tutto campo, che riprenderanno a settembre. Un ringraziamento a tutti i collaboratori, rappresentativi dei diversi volti della scuola, e a tutti i lettori, specialisti e non, che con simpatia ci hanno accompagnato e sapienza ci hanno consigliato per far sì che sempre più queste pagine siano un servizio al mondo della scuola, attraverso il settimanale diocesano.
Nuove modalità per il Convegno per il mondo della scuola
Con l’ultimo numero, prima dell'estate, di Scuola a tutto campo solitamente si annunciava anche il Convegno per il mondo della scuola di settembre. Possiamo già dire che non sarà a settembre e forse nemmeno in presenza… tema e programma sono già pronti: vedremo cosa si potrà fare!