La riflessione. Educhiamo sempre alla parola buona
Le parole possono essere forti senza essere violente, possono trasformare il mondo, possono costruire fiducia e restituire giustizia; mettono in gioco la volontà e l’intelligenza.
La terra della vita buona è un bel giardino di parole. E oggi questo compito è quasi completamente affidato alla scuola, perché quando le parole si sono perse – dissipate, rovesciate, piegate al potere – la scuola può ridonare loro senso. Perché la scuola dà ai giovani e poi ai cittadini le parole per dirsi, capirsi, difendersi, capire il sopruso e lottare contro l’ingiustizia. È così che si costruisce integrazione, ossia la dinamica che porta il compimento della realtà, cioè farla diventare “integra” perché sa comprendere tutto al suo interno.
La parola “integrazione” vuol dire tutte le parole del mondo, più parole per dirsi, più parole per capirsi. Alla scuola professionale Enaip di Padova facciamo leva su quella che è la nostra comune umanità e con i nostri ragazzi affrontiamo il tema dell’identità e dell’integrazione secondo il criterio che esistono solo identità plurali, perché ciascuno di noi vive sempre più affiliazioni: ha una certa religione, è cittadino di un certo Stato, appartiene a una classe sociale determinata, a un certo gruppo linguistico. La scuola professionale è un laboratorio di integrazione.
È un luogo in cui tutti si incontrano: ragazze e ragazzi italiani e stranieri, poveri di cultura e di mezzi e potenzialmente ricchi di tutto. Qui c’è il riconoscimento di essere plurali. La nostra scuola è luogo delle opportunità per tutti, luogo di contrasto e di superamento della povertà culturale, di riduzione delle disuguaglianze sociali.
E ciò vuol dire mettere in gioco la nostra comune umanità, percorrere il cammino della condivisione del problema, che ci muove a sentire quello che i ragazzi sentono, senza esserne sopraffatti, senza spogliarci del ruolo che è compito e missione, ricordandoci che si è a scuola per insegnare e non per assistere.
Ma questa nostra scuola è “altro” dalla vita? No, non è così: questa scuola non sopporta il chiamarsi fuori di nessuno, non è lo spazio di un altrove estraneo alla sorprendente verità della vita. Perché a scuola si trascorre un mare di vita. Qui si impara, oppure no, a convivere e si convive poi dappertutto, non solo in classe. All’Enaip operiamo per far sì che la vita sia anche a scuola. E che la scuola sia quel laboratorio di integrazione alla vita intera.
Umberto Boschetto
insegnante all’Enaip di Padova