Striscia di Gaza: parrocchia latina in festa per nuova vocazione. Professione temporanea del giovane Abdallah Jeldah
Grande festa oggi 10 ottobre nella Striscia di Gaza, dove i fedeli della locale parrocchia latina della Sacra Famiglia partecipano alla vestizione e alla prima professione religiosa di Abdallah Jeldah, 23 anni, originario di Gaza. Le testimonianze del parroco, padre Romanelli e del giovane missionario.
Grande festa oggi 10 ottobre nella Striscia di Gaza, dove i fedeli della locale parrocchia latina della Sacra Famiglia parteciperanno alla vestizione e alla prima professione religiosa di Abdallah Jeldah, 23 anni, originario di Gaza. Dopo aver concluso il suo noviziato, il giovane entrerà a far parte dell’Istituto del Verbo Incarnato (Ive) di cui fa parte il parroco, padre Gabriel Romanelli.
È lo stesso parroco a comunicare la notizia al Sir: “Abdallah è nativo di Gaza, battezzato presso la chiesa greco-ortodossa locale. Studente universitario di economia e commercio, ha sempre frequentato la nostra parrocchia dove ha coordinato il gruppo dei ministranti composto da ben 23 bambini. Dopo aver preso in considerazione la possibilità di entrare nel seminario patriarcale ha scelto di entrare nel nostro Istituto. La sua volontà è diventare missionario sacerdote nell’Istituto del Verbo Incarnato (Ive). Una volontà maturata in questi ultimi anni e che ha avuto il suo epilogo quando ha ottenuto il permesso di fare il noviziato proprio qui a Gaza complici le difficoltà di entrare e uscire dalla Striscia e soprattutto, nell’ultimo anno e mezzo, la pandemia Covid-19 che ha sigillato ancora di più le frontiere. Ringraziamo Dio e la Madonna per il dono di questa vocazione. Erano tanti anni che non avevamo una vocazione a Gaza”.
“La nostra parrocchia ha poco meno di 120 fedeli e avere una vocazione è un enorme regalo della Provvidenza, un dono frutto delle tante preghiere per ottenere sacerdoti. Segno anche di una comunità viva e operosa nonostante le tante difficoltà che abbiamo a causa delle continue tensioni, della crisi socio-economica e della pandemia”.
“Ogni giorno – aggiunge – preghiamo per le vocazioni nella nostra diocesi patriarcale e nel mondo. Inoltre tutti i venerdì la nostra famiglia religiosa offre un’ora santa notturna per chiedere nuovi sacerdoti”.
“Ho scoperto la mia vocazione – racconta al Sir Abdallah – a 17 anni, durante un campo estivo, quando chiesi al parroco di allora, padre Mario Da Silva, cosa significasse consacrarsi a Dio. L’esempio dei religiosi e delle religiose qui a Gaza è stato molto importante e mi ha spinto ad avvicinarmi sempre più alla fede e alla Chiesa. Ho cominciato a partecipare alla Messa ogni giorno”. Ma non è stato tutto semplice. “All’inizio i mei genitori non erano molto d’accordo con questa mia decisione ma ho pazientato certo che avrebbero compreso. Nel frattempo mi ero iscritto all’università. Finalmente nel 2018 ho cominciato il mio tempo di postulantato forte anche di un pellegrinaggio a Gerusalemme e Betlemme. In quel momento ho capito che la consacrazione era la mia strada e lo compresero anche i miei genitori”. Oggi il cammino di Abdallah segna il primo grande impegno, la professione temporanea.
“La professione temporanea nel nostro Istituto – sottolinea padre Romanelli – prevede 4 voti: povertà, castità, obbedienza e voto di amore a Maria. La liturgia prevede che Abdallah indossi la talare, donata dalla famiglia, al termine dell’omelia e subito dopo la professione”. A questo punto per il giovane si aprirà un tempo di attesa per il visto. “Abdallah vuole diventare sacerdote – spiega padre Romanelli – dunque dovrà entrare nel nostro seminario che si trova in Italia, a Montefiascone, provincia di Viterbo, dove continuerà i suoi studi. Una volta sacerdote andrà missionario dove ci sarà bisogno, non necessariamente tornerà a Gaza o in Terra Santa”.
Intanto Abdallah continua a studiare e a pregare. “Prego soprattutto per quelle famiglie che non possono avere figli, per la vita nascente, per la difesa della vita, per Papa Francesco e per le vocazioni”. Un pensiero particolare il giovane lo dedica a “tanti che non hanno una casa, non hanno dove vivere, che il Signore li protegga”.
Ma la professione di Abdallah Jeldah non è l’unico momento forte di questa domenica: la parrocchia è in festa anche per ricorrenza del giovane beato Carlo Acutis che, rivela il parroco, “abbiamo voluto come patrono dei nostri ministranti” e poi per il rinnovo dei voti delle suore del Rosario, con la processione dell’icona mariana, e una festa con tutti i fedeli e i familiari del giovane missionario. La Famiglia religiosa del Verbo Incarnato è una congregazione religiosa cattolica fondata in Argentina nel 1984. Attualmente è presente in 26 paesi dei cinque continenti.