Giubileo 2000/25: le storie. Concita: “Chiamata a mettere fuoco nel mondo, secondo i piani di Dio”

“A distanza di 25 anni da Tor Vergata, ripensando alle parole di quella notte, al discorso di non rassegnarci, di andare oltre l'indignazione, posso dire che ciò che sono diventata oggi è la realizzazione di quello che ci è stato chiesto quella notte dal Papa”, ci dice l’esperta di comunicazione

Giubileo 2000/25: le storie. Concita: “Chiamata a mettere fuoco nel mondo, secondo i piani di Dio”

Parole che cambiano il modo di affrontare la vita. Incontri e amicizie che aiutano a condividere il bene. Esperienze che non si dimenticano, anzi diventano bagaglio prezioso per rispondere sempre di più al progetto di Dio su di noi. A raccontarci la “sua” Giornata mondiale della gioventù del 2000, nell’ambito del Giubileo, è Concita De Simone, esperta di comunicazione, che all’epoca aveva 22 anni e mezzo.

Com’era la Concita di allora?

Ero molto attiva nella mia parrocchia di allora, Santa Caterina da Siena, nell’ambito della pastorale giovanile della mia prefettura, a Roma. Nell’ottobre del 1999 era venuto in visita pastorale Giovanni Paolo II, che, come vescovo di Roma, faceva il giro delle parrocchie. Da noi venne proprio nell’ottobre di quell’anno, a pochi mesi dall’inizio del Giubileo. In quell’occasione, ho fatto parte dell’accoglienza al Papa da parte dei giovani e avevo preparato anche un discorsetto raccontandogli che ci saremo impegnati per l’accoglienza della Giornata mondiale dei giovani in quanto la mia parrocchia era abbastanza in prima linea su questo discorso dell’accoglienza dei pellegrini.

Gli feci in qualche modo una promessa che ci saremmo appunto impegnati su questo versante.

A fine di quell’ottobre, io ho iniziato uno stage alla Radio Vaticana per un canale che seguiva all’epoca in diretta il Giubileo. In quei giorni ero “gasatissima”, perché accoglievo il Papa in parrocchia, iniziavo lo stage. Insomma, quel mese ha segnato un cammino che avevo già iniziato nel piccolo della parrocchia.

Ha avuto un ruolo preciso nella Gmg di Tor Vergata?

Un po’ per l’esperienza che stavo facendo Radio Vaticana, un po’ perché avevo iniziato a collaborare con RomaSette e altre testate locali, iniziai a collaborare con il Comitato italiano della Giornata mondiale della gioventù, quindi nell’arco di quell’anno passai dal lavoro volontario che facevo in parrocchia a un lavoro di squadra più strutturato nel Comitato italiano della Giornata mondiale della gioventù. Ed è stato proprio in quell’occasione che sono nate delle bellissime amicizie che sono un frutto di fatto di quella Gmg e che tuttora resistono, un po’ la “squadra” che siamo adesso, con cui portiamo in giro un sacco di progetti, dal discorso della natalità a “Immischiati”, sulla Dottrina sociale della Chiesa.

Per me uno dei frutti di quella Gmg è il fuoco che si è acceso quella notte e che abbiamo tenuto acceso in questi anni, facendo sempre progetti belli per il bene comune, mettendo a disposizione i nostri talenti, le nostre competenze, che ciascuno di noi ha maturato e fatto crescere in maniera diversa. Veramente quell’esperienza ci ha segnato a tutti.

Ci racconta un suo ricordo particolare di Tor Vergata?

Di quella notte di Tor Vergata, che io ho vissuto con un punto di vista privilegiato, perché sono andata un po’ da pellegrina, ma anche da “addetta ai lavori” e quindi mi rendo conto di essere stata fortunata, uno dei ricordi più belli è che la mattina all’alba, tra il sabato e la domenica, mentre stavamo dormendo nei sacchi a pelo nella spianata, ci vennero a chiamare i responsabili perché il Papa veniva a celebrare la messa della domenica e quindi bisognava andare a pulire la stanza dove poi il Papa si sarebbe cambiato:

così io e una mia amica andammo a pulire la stanza del Papa dove c’era già la sua veste bianca appesa. Per me fu un’emozione grandissima. Questa possibilità di servire il Papa in uno dei momenti più belli della storia della Chiesa lo ritengo un grande onore, un grande privilegio.

Dovevamo spazzare per terra, ma io avevo paura di sporcare con la polvere la veste del Papa. Abbiamo spazzato senza alzare neanche un granello di polvere, raccoglievamo subito tutto, quindi ho questo ricordo bello e anche divertente.

Cosa l’ha colpita di più tra le parole dette da Giovanni Paolo II?

C’è una frase che mi porto nel cuore di tutto il discorso che poi ho letto e riletto, facendo anche l’educatrice in parrocchia. Negli anni, quelle parole, in tutte le vesti, le ho rivissute. Ma c’è una frase legata a Santa Caterina, che il che il Papa aveva ripreso, che mi è restata dentro più di tutte:

“Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo”.

Tra l’altro è la frase che c’era scritta anche sui bigliettini che distribuivano ai pellegrini con la famosa foto di 5 ragazzi di varie nazionalità che attraversavano l’ingresso di Tor Vergata. E questa frase di Santa Caterina l’avevamo scritta su un cartellone appeso in una stanza del catechismo della nostra parrocchia. Questa frase all’epoca mi aveva entusiasmata perché ero giovane, sempre molto appassionata delle cose che facevo e sentivo questa chiamata a mettere il fuoco nel mondo proprio mia, mi dicevo: “Sono chiamata per mettere fuoco nel mondo, un fuoco che sento di avere dentro, il Papa mi sta chiedendo di essere fuoco nel mondo”. La prima parte della frase, però – “Se sarete quello che dovete essere” -, l’ho maturata negli anni a venire, perché è facile mettere il fuoco e appassionarci alle cose che ci piacciono, che vogliamo essere, che abbiamo scelto.

È più difficile accettare la volontà del Signore quando non è quella che avevamo immaginato per noi. Ma, tante volte, dall’Alto ci vengono scompaginati un po’ i piani, quindi non sempre, ho imparato nella vita, le cose vanno come vorremmo.

Anche i suoi piani sono stati un po’ scompaginati?

Sì, anche le aspettative che avevo su di me non si sono realizzate o comunque si sono realizzate in una maniera molto diversa da come me le ero immaginate. Non parlo spesso di questo: sono sposata da 13 anni e non abbiamo avuto figli, per molti può sembrare strano che la catechista, la persona impegnata in parrocchia, non ha figli. Ma nella nostra vita di coppia, a un certo punto, quando i figli non arrivavano, abbiamo capito che c’era un progetto diverso. Nel 2000 se mi avessero chiesto come mi immaginavo tra venticinque anni, avrei detto sposata con figli come prima cosa. E invece poi questo non si è avverato, ma evidentemente anche la spinta ricevuta quella sera dell’agosto 2000 mi ha aiutato ad accettare questa situazione con grande fiducia e serenità, infatti non è stato un motivo di sofferenza, come può capitare in alcune coppie.

Noi abbiamo accettato questo fatto perché potevo mettere il fuoco, in maniera diversa, com’è successo in esperienze missionarie che ho vissuto, anche in viaggio di nozze siamo stati nelle Filippine raccogliendo fondi per diversi progetti e tuttora facciamo volontariato di questo tipo, sostenendo le missioni delle suore, quindi è un modo anche di aprirci alla vita;

o anche il fatto che con mio marito condividiamo dei pezzetti del percorso di “Immischiati” è il nostro modo di essere aperti alla vita a 360°. A distanza di 25 anni da Tor Vergata, ripensando alle parole di quella notte, al discorso di non rassegnarci, di andare oltre l’indignazione, posso dire che quello che sono diventata oggi è la realizzazione di quello che ci è stato chiesto quella notte dal Papa.

Quindi, in un certo senso, quell’esperienza l’ha plasmata?

Sì, letteralmente, andando al di là delle mie previsioni, dei miei progetti, e questo mi fa capire la grandezza e le possibilità che ci dà la fede: ci sono delle vie tracciate che noi non conosciamo, certe volte non capiamo subito, ma comprendiamo solo meditandoci su e dopo tempo, strada facendo.

Mi piace sottolineare che nel 2000 avevo già maturato dei talenti e delle competenze, poi ho fatto un percorso professionale molto articolato e adesso sono contenta di avere la possibilità di mettere a disposizione ancora i talenti che il Signore mi ha dato e le competenze professionali che ho maturato per educare altri giovani. Infatti, riconosco che mi è stata data una grande possibilità all’epoca di vivere in prima linea un evento così grande per la Chiesa e se la mia esperienza può aiutare anche un solo ragazzo a capire cosa vuole fare nella vita sarei felicissima.

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Fonte: Sir